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Il personaggio della settimana – Mario Andretti è sinonimo di vittoria

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Dal Dirt Track Alla Pista

Nasce nella provincia di Pola, all’epoca italiana, nel 1940 e vi rimane fino a che dopo l’annessione dell’Istria alla Jugoslavia insieme alla famiglia viene trasferito a Lucca in un campo profughi. Appassionato di macchine fin da ragazzino, lavora in un officina meccanica nella città toscana fino al 1955 quando la famiglia Andretti ottenuto il visto per entrare negli Stati Uniti, decide di trasferirsi in Pennsylvania acquisendo la nazionalità statunitense pochi anni dopo nel 1964. Inizia a gareggiare con il fratello gemello Aldo in alcune gare locali di dirt track con una vettura turismo elaborata da loro. Dopo l’incidente occorso al fratello decide di cambiare competizione e comincia a correre con le sprint cars e poi le midget (auto che gareggiano su corti ovali sterrati). Comincia così a crearsi un nome tra i campionati minori che gli permettono di farsi conoscere. Nello stesso periodo si cimenta anche in altre competizioni come nel Mondiale Marche e nel Campionato CanAm, nelle quali gareggia con vetture sport e riesce a conquistare per ben tre volte la 12 Ore di Sebring oltre a salire più volte sul podio della 24h di Le Mans. Compete anche nel campionato NASCAR, dove nel 1967 riesce a vincere la 500 miglia di Daytona.

In Formula 1

La sua carriera in Formula 1 lo vede alternarsi tra vari Team tra cui spiccano al Lotus e la Ferrari. Con il marchio inglese esordisce con il debutto assoluto nel 1968. Fu iscritto al Gran Premio d’Italia ma non vi partecipò, mentre ottenne la sua prima Pole Position nel Gran Premio degli Stati Uniti. Corse per la Lotus anche nel 1969. Affrontò tre gare ma senza mai vedere il traguardo. Nel 1970 passa alla March con la quale conquista il primo podio nel Gran Premio di Spagna. Nel 1971 arriva la grande occasione nella Motor Valley alla corte della Ferrari. Ottenne di fatto la sua prima vittoria nella gara inaugurale in Sud Africa. Corse per il Cavallino anche la stagione successiva e si divise tra alcune tappe in Formula 1 e altre riservate alle vetture sport nelle quali conquistò ben quattro vittorie. Si fermò per una anno e ritornò nella categoria regina nel 1974 con la scuderia americana Parnelli, con la quale corse anche nel 1975 prima di ritornare alla Lotus per la stagione 1976. Vinse l’ultima gara di quella stagione in Giappone interrompendo il digiuno della casa inglese. Ma la vera rivoluzione arrivò nelle stagioni ’77-’78. La Lotus portò il modello 78 in pista. Macchina rivoluzionaria che sfruttava l’effetto suolo e permise a Mario di conquistare quattro vittorie, sette pole position e quattro giri veloci. Era solo un antipasto della stagione 1978 nella quale il duo angloamericano dominò in lungo e in largo. Infatti il modello 79 della Lotus era ancora più forte del precedente e non ci furono storie per gli avversari. Andretti vinse sei gare, fece otto pole e tre giri veloci che gli consegnarono il titolo di campione del mondo a fine stagione. Un mondiale però dal sapore dolceamaro per la scuderia che dovette fare i conti con la scomparsa di Ronnie Peterson a Monza lo stesso giorno in cui festeggiarono il titolo. Dopo aver toccato l’apice, cominciarono anni difficili. Le ultime due stagioni con la Lotus non fruttarono molto, a parte un podio in Spagna nel 1979 e un solo punto raggiunto la stagione successiva all’ultima gara. Decide così di andare in Alfa Romeo per poi chiudere la sua carriera di Formula 1 nel 1982 tra Williams e Ferrari che richiamò il pilota americano a causa del grave incidente di Pironi, il quale si fratturò entrambe le gambe durante le prove del Gran Premio di Germania.

Una Vita In Pista

Il suo post Formula 1 fu sempre in pista e sempre con le macchine a ruote scoperte ma oltreoceano, in America. Nel ’84 corse con la scuderia Newman-Haas e vince il titolo CART. Corre con la squadra dell’attore Paul Newman e di Carl Haas fino al 1994 quando annuncia il ritiro dalle competizioni, seppur decise di correre alcune edizioni della 24h di Le Mans fino al 2000, anno della sua ultima partecipazione. Da quel momento si dedica interamente alla cogestione del suo Team insieme al figlio. Tornerà in macchina per alcuni test cercando poi di qualificare la sua squadra alla 500 miglia di Indianapolis, ma il tutto finisce con un bruttissimo incidente dal quale fortunatamente Mario esce illeso. La sua vita in pista non finirà mai. Molto spesso ha guidato delle biposto di derivazione Indy, per far vivere l’adrenalina della velocità ai tifosi e agli appassionati. Nel 2005 ricevette l’onore di essere inserito nell’Automotive Hall of Fame che raggruppa le più importanti personalità in campo automobilistico. L’anno successivo è stato nominato commendatore della Repubblica Italiana. Mentre nel 2007 è stato nominato sindaco del Libero Comune di Montona in Esilio.

Una carriera incredibile coronata con un centinaio di vittorie e con il titolo di campione del mondo di Formula 1 oltre alla conquista di tantissimi altri campionati prestigiosissimi. Un vero amante della velocità e delle corse che rimane nel cuore degli appassionati per la sua genuinità e il suo carattere spontaneo. Fosse per lui non scenderebbe mai più da una macchina da corsa fino al suo ultimo respiro. A testimonianza della grande passione per i motori che ha vissuto al massimo nel vecchio e nel nuovo continente.

Gran Premio di Monza 1982, Andretti conquista il podio con la Ferrari (Copyright: YouTube – Motorgil)

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