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Rari Nantes, serie C verso i playoff: il punto di vista del capitano Sgobbi

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Ph: Paolo Tassoni

Fervono i preparativi in casa Rari per quelli che saranno i playoff della serie C, che dopo anni ha finalmente ritrovato la post season grazie ad un gruppo eterogeneo ma equilibrato, capace di superare le aspettative di inizio anno e regalarsi una finale playoff tutta da giocare contro la prima della classe che ha dominato il girone, la Pallanuoto Tolentino.

Elemento chiave per quanto riguarda campo e spogliatoio è certamente il capitano Francesco Sgobbi, elemento storico della Rari Nantes che nonostante la giovane età vanta quasi un decennio di presenze in prima squadra da titolare. Leader dentro e fuori dall’acqua, il numero uno della Rari si è espresso in merito a quello che sarà il finale di stagione suo e dei compagni, nella sfida apertissima contro Tolentino.

Il campionato della Rari Nantes ha sorpreso tutti, forse anche voi giocatori: come ti senti di definire la stagione che avete appena terminato, anche in relazione a quelli che erano i vostri obiettivi prima dello start dei campionati?

“Tenendo conto del cambio di giocatori che è avvenuto nella nostra formazione, il nostro obiettivo ad inizio anno era quello di riuscire a salvarci, magari evitando i playout. Nel corso della stagione, tuttavia, ci siamo man mano resi conto delle nostre potenzialità sino alla conquista della salvezza matematica diverse giornate prima della fine del campionato regolare. È stato un crescere lento ma costante che ci ha portati dove siamo arrivati adesso, cioè al secondo posto del girone. Il merito è stato di tutti: dei giovani, che si sono integrati partita dopo partita, degli storici, capaci di modulare il proprio gioco in relazione a quelle che sono state le modifiche nell’organico, ma soprattutto dell’allenatore, che è stato bravo nel creare una squadra equilibrata e competitiva mescolando carte dalle potenzialità e dalle caratteristiche molto diverse tra di loro”.

La partita chiave per il vostro accesso ai playoff è stata quella contro Tolentino nella penultima giornata di campionato: nella partita d’andata avevate perso 11-13, mentre allo Sterlino avete vinto 5-4. Quali sono state le differenze tra queste due partite?

“Quando giocammo a Tolentino la partita era stata di certo offensiva, basata sul gol e sul segnare più dell’avversario, e forse a causa della nostra inesperienza non eravamo riusciti a portare il match a casa. A maggio, probabilmente, nei primi minuti la partita è stata statica proprio perché entrambe le formazioni si ricordavano una squadra diversa rispetto a quella con la quale si stavano fronteggiando. Tutti e due abbiamo basato il match sulla difesa (9 gol totali contro i 24 messi a segno all’andata) e forse è stato il motivo per il quale alla fine siamo riusciti a spuntarla. C’è da dire che per noi si trattava dell’ultima spiaggia, mentre per loro non era indispensabile vincere per accedere ai playoff: sicuramente questo aspetto giustifica la loro partita contratta, basata  principalmente sullo sfruttare i nostri errori, ad attenzionare la fase difensiva, volta ad evitare le ripartenze, il nostro punto di forza. Credo che loro non abbiano giocato tutte le carte a loro disposizione, anche nell’ottica del nostro potenziale incontro ai playoff”.

Il cambio generazionale che ha investito la vostra squadra sembra aver migliorato il vostro gioco, rendendolo più dinamico ed esplosivo, improntato sulle ripartenze e sulla velocità. Quale è stata secondo te l’evoluzione della vostra squadra, tenendo conto delle differenze anagrafiche e quindi d’esperienza che ci sono tra di voi?

“Partiamo dal presupposto che, nonostante ci sia una differenza d’età relativamente importante tra di noi, nessuno di noi vive questo aspetto come se fosse significativo per il nostro gioco: come tutte le squadre, la nostra è composta da elementi con responsabilità e ruoli diversi, ma ciò non condiziona il nostro modo di stare in acqua, nessuno di noi vive questo ambiente eterogeneo anagraficamente nella maniera che può sembrare dall’esterno. Abbiamo ovviamente dei limiti tecnici maggiori rispetto alle altre squadre, ma dalla nostra parte abbiamo il fatto di esserci allenati duramente e con costanza tutto l’anno, facendo così progressi come gruppo e come singoli a mio avviso significativamente maggiori rispetto a tutte le altre squadre: questo aspetto è stato la chiave delle vittorie contro Jesi e Tolentino. La nostra inesperienza, mescolata al gap tecnico che esiste tra noi e le altre squadre ed il nostro essere una formazione “leggera” fisicamente rispetto alla media ci ha portato, nel corso dell’anno, ad allenarci duramente per essere allo stesso livello degli altri, e si può dire che adesso stiamo raccogliendo i frutti del lavoro che abbiamo fatto in questi nove mesi”.

E siete così approdati ai playoff, dove incontrerete proprio il Tolentino: cosa ti aspetti dalle partite che vi attendono, e quale credi che potrà essere la chiave di lettura della Rari Nantes di queste gare?

“Il fatto di essere giovani giocherà un ruolo importante in questa serie, perché potrà essere o la nostra più grande forza o il nostro maggior limite. L’atteggiamento mentale che mostreremo sarà l’ago della bilancia per vincere o perdere queste partite, e dipenderà da noi l’essere capaci o meno di sfruttare l’esuberanza che ci contraddistingue in quanto giovani e quindi senza nulla da perdere. Se ci faremo sopraffare dal timore, sicuramente il Tolentino non mancherà di punirci, sfruttando la maggior esperienza dei suoi giocatori. Quasi nessuno di noi, me compreso, ha giocato partite di questo livello, e la voglia di vincere e di giocarsela farà la differenza per noi e per loro”.

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