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Il Semaforo Rosa – SBK: Toprak stoppie a Rea

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Moto.it

Dopo sei stagioni le derivate di serie cambiano padrone. Dal pilota inglese con Kawasaki la corona passa al pilota turco su Yamaha. Un altro dominio giunge al termine.

 

Se pensavate alla solita stagione monotona e scontata, quest’anno le competizioni motoristiche hanno regalato tutt’altro. Una di queste è senza dubbio la Superbike che quest’anno ha regalato spettacolo. I due contendenti Jonathan Rea e Toprak Razgatlıoğlu hanno portato la lotta per il titolo fino all’ultima tappa in Indonesia.

Il trono al sultano

Il campionato 2021 delle derivate di serie è stato uno spettacolo dall’inizio fino alla fine, decretando la fine dell’ennesimo dominio motoristico, costruito in sei anni dalla coppia Rea – Kawasaki che sembrava imbattibile. Il nuovo re della Superbike è Toprak Razgatlıoğlu, giovane talento turco, scoperto da un ex pilota di MotoGP e SBK e cinque volte campione del mondo Supersport Kenan Sofuoğlu. Toprak in sella alla sua Yamaha R1 ha vinto il titolo in gara 1 dell’ultimo round del campionato, sulla pista di Mandalika. Per tutto l’anno i due centauri se le sono suonate, imbastendo un duello avvincente che ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino all’ultimo. Anche nel momento in cui Rea da campione ha provato la reazione per tornare avanti nella classifica e scappare, il giovane centauro della Yamaha non ha mollato e con sorpassi all’ultima curva, e battaglie da cardiopalma è riuscito a laurearsi campione del mondo.

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 Razgatlıoğlu e Rea, i due contendenti che si sono sfidati per il titolo fino all’ultimo round (World SBK – Sconosciuto)

Rinascita Yamaha

Da più di dieci anni la Yamaha non vinceva il mondiale Superbike, l’ultima volta nel 2009 con Ben Spies, prima che l’americano facesse il grande salto nella classe regina del motomondiale, ma già nel 2019 quando decise di ingaggiare Razgatlıoğlu, la casa giapponese aveva posto le basi per raggiungere il risultato ottenuto questa stagione. Che il giovane pilota avesse un futuro brillante davanti a sé era chiaro già dalla velocità espressa nelle categorie minori doveva solo concretizzarla tra i grandi. Ha impiegato due stagioni per cucirsi addosso la R1 e poter competere con lo strapotere della Kawasaki e quando ha potuto dare filo da torcere a Rea, reduce da sei campionati iridati di fila, con battaglie all’ultimo respiro e senza cedere mentalmente è riuscito a spodestarlo dal trono, prendendosi la corona. La bontà della coppia Toprak – Yamaha si era intravista subito, ma con la giusta maturazione e le giuste individualità messe a disposizione della coralità hanno dato i risultati sperati, ponendo fine ad un regno che durava ormai da sei stagioni consecutive.

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Toprak e il suo compagno di squadra Andrea Locatelli, una coppia d’oro per il Team Yamaha Pata Racing Sbk (Tuttosport – Sconosciuto)

Tricolore dolceamaro

Per i nostri colori è stata invece una stagione di luci e ombre. Il miglior italiano è stato Andrea Locatelli, che da compagno di squadra del nuovo campione del mondo ha ottenuto il titolo di Rookie of the Year con quattro podi e il quarto posto nella classifica finale, seguito da Michael Rinaldi, pilota del team Aruba Racing Ducati, che ha chiuso al quinto posto generale conquistando anche tre vittorie. Ma non si può dire abbastanza, soprattutto per la Motor Valley che in questa stagione come le scorse ha concluso con poco. Sì, perché Ducati ogni anno parte con ben altre aspettative, soprattutto se investi in un pilota come Scott Redding reduce da un campionato di Superbike inglese 2019 nel quale ha dominato con la stessa moto. Per questo un terzo posto finale per l’inglese in classifica e un secondo posto nei costruttori per la casa di Borgo Panigale non possono essere abbastanza. Ducati ha investito molto nella sua Panigale V4, cambiando la concezione del motore, rivedendo la ciclistica arrivando a stravolgere completamente il progetto SBK, ma fino ad oggi conquistando solo qualche soddisfazione senza mai essere competitiva per la lotta mondiale. Solo nel 2019 riuscì con Bautista a lottare veramente per il titolo, dominando la prima parte di stagione alla grande, salvo poi dover cedere il passo al solito Rea in sella alla sua Kawasaki.

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Michael Rinaldi e Scott Redding, Team Ducati Aruba Racing Sbk. Il loro è stato un anno da spettatori per la lotta al titolo (Desmowheels.com – Sconosciuto)

Uno sguardo al futuro

Si sa i test di fine stagione lasciano un po’ il tempo che trovano. Kawasaki suona la carica con i due alfieri nero-verdi che occupano le prime due posizioni e Rea che stacca di un secondo il compagno di squadra. Buone le sensazioni per Ducati con i nuovi piloti. Bulega all’esordio nella categoria delle derivate di serie e Bautista al ritorno in rosso dopo due stagioni opache con la Honda CBR 1000. Un’altra casa che promette miglioramenti è la tedesca BMW, che sogna di lottare per qualcosa di importante ma che fino ad oggi non ha mai veramente brillato, ma che per la stagione 2022 ha promesso di mettere nelle mani di Redding e Van Der Mark una moto competitiva. Honda decide invece di cambiare fornitore di freni e sospensioni, via Brembo e Ohlins dentro Nissin e Showa per provare a essere a sua volta competitiva e permettere a Vierge e Lecuona di lottare con i più forti. E Yamaha? La casa di Iwata parte per difendere i titoli conquistati sapendo che la prossima sarà una stagione ancora più dura per provare a confermarsi. Il giovane talento turco scalpita per vincere ancora e tenersi stretta la corona, con il numero 1 sul cupolino è pronto a dare battaglia per cercare di convincere gli alti vertici a concedergli una chance in MotoGP, che il ragazzo ha voglia di conquistare. 

 

 

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