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Il Personaggio Della Settimana – Sebastian Vettel

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UN COLORE DIVERSO

Correre per la Scuderia Ferrari si dice che cambia lo status della carriera di un pilota. Ci sono quelli che hanno corso per la Rossa di Maranello, chi ci ha vinto e poi tutti gli altri. Come se vestirsi di rosso in Formula 1 regalasse un aurea di grandezza tutta sua. Già arrivare ad essere uno dei venti piloti prescelti per completare la griglia della competizione regina nel motorsport è un sogno e un privilegio per pochi. Per molti invece l’aspirazione di correre in Formula 1 si unisce a quella di gareggiare con la macchina rossa che porta lo scudo giallo con il Cavallino Rampante. Questo sogno era lo stesso che alimentava le ambizioni di un bambino tedesco di Heppenheim che in televisione e a bordo pista vedeva correre il suo più grande idolo, Michael Schumacher, con la Ferrari. Sebastian Vettel esaudirà quel desiderio, che all’epoca sembrava così lontano, ma oltre al pilota e personaggio ciò che ha lasciato al mondo della Formula 1 anche come persona è qualcosa di più profondo che va oltre qualsiasi vittoria o titolo abbia conquistato nella sua carriera.

 

PRONTO A STUPIRE

I sei anni in Ferrari di Seb rappresentano uno spartiacque nella sua vita in pista. C’è un Vettel prima di vestirsi di rosso all’apice della sua carriera e c’è ne uno dopo, diverso, cresciuto e maturato nell’uomo che poi ha lasciato il circus F1 a fine di questa stagione. L’alfiere di Heppenheim arriva in Formula 1 con i colori BMW, come terzo pilota della squadra. Già nelle categorie inferiori aveva mostrato di essere molto veloce ed estremamente talentuoso. Nelle sue prime prove libere in assoluto conquista la prima posizione nel venerdì del Gran Premio di Turchia. L’esordio ufficiale in gara non è così lontano. Deve aspettare solo la stagione successiva, nel 2007, quando Kubica ebbe quel terribile incidente durante la gara in Canada. Per la corsa successiva Vettel sostituisce il polacco e non sta certo a guardare gli altri, andando a punti nella sua prima gara in Formula 1, stabilendo anche il record di precocità nel farlo a soli 19 anni. Il suo cammino è tracciato e dopo i buonissimi risultati con la BMW Sauber sulla sua strada arriva l’Italia e la Motor Valley. La Toro Rosso lo ingaggia per gli ultimi round della stagione sostituendo Scott Speed e il giovane talento tedesco dimostra ancora una volta tutta la sua voglia di stupire. In Giappone, al Fuji, si ritrova già a lottare per il podio sotto il diluvio, salvo poi terminare la gara nella ghiaia dopo un contatto con Webber, del quale poi si saprà non essere tutta colpa sua. Le lacrime di Sebastian mentre rientra al box dicono tutto, il ragazzo ha fame e vuole affermarsi. Già in Cina al weekend successivo si guadagna un quarto posto e la Scuderia di Faenza decide così di confermalo anche per la stagione successiva come pilota ufficiale. Il resto è storia. La vittoria con pole a Monza nel 2008 è uno di quegli eventi che ancora oggi rimane negli occhi di tutti gli appassionati. Un ragazzo che a soli 21 anni porta in trionfo una piccola realtà proveniente dalla valle dei motori e per la prima volta in carriera guarda tutti dall’alto, la prima vittoria delle sue cinquantatré totali. Il passaggio alla Red Bull l’anno successivo marca la svolta nella sua carriera. Alla fine dell’esperienza a Milton Keynes Seb può contare nella sua bacheca personale quattro mondiali vinti, tutti in fila tra il 2010 e il 2013. Di quelle stagioni si ricordano i domini del 2011 e dell’ultimo anno di successo prima dell’avvento dei nuovi regolamenti. Ma anche le estreme battaglie con la Ferrari di Alonso, alla quale per ben due volte ha soffiato il titolo all’ultimo Gran Premio tra Abu Dhabi 2010, il primo di Seb, e Brasile 2012.  Giunto alla fine della sua bellissima relazione con la Red Bull nel 2014, arriva una chiamata che non può rifiutare. Quella che aspettava fin da bambino per realizzare il suo sogno.

 

Sebastian Vettel festeggi la sua prima vittoria in Formula 1 a Monza nel 2008 con la Toro Rosso – Credits to formula1.com

UN TIFOSO IN ROSSO

29.11.2014, il mio primo giorno in Ferrari”. Inizia con questa scritta l’avventura in rosso di Sebastian Vettel. Il font che risplende sul casco bianco con la bandiera tedesca e il Cavallino Rampante a Fiorano quando il tedesco ebbe l’occasione di salire per la prima volta sulla macchina rossa sempre desiderata. La sua storia in Ferrari dura sei stagioni. Quando arriva Seb trova una macchina da risollevare dopo due stagioni difficili e un veicolo che non ha ancora digerito i nuovi regolamenti. A lui e Kimi il compito di riportarla in alto. Già al primo anno arrivano le soddisfazioni, il primo podio in Australia, e alla gara successiva la prima vittoria in rosso. Malesia 2015. Tutti ci ricordiamo quella gioia esplosa intorno alle 10, ora italiana, nell’abitacolo del numero 5 che non riusciva a trattenere le parole e le emozioni. In un italiano condito da un forte accento tedesco urlava al suo muretto tutta la felicità del momento che sarebbe stata solo l’inizio di una cavalcata durata fino al 2020. In quella stagione arrivano altre due vittorie, in Ungheria con una partenza spettacolare e a Singapore, nella sua baia. In quell’occasione invece alla radio si lasciò andare ad un canto che intonava “L’italiano” di Toto Cutugno, rivisto in versione pilota. Con la Rossa stagioni di alti e bassi. Ma le due d’apice sono senza dubbio quelle del binomio 2017/18. Con una crescita costante e due progetti ben costruiti Seb arriva a giocarsi il titolo con Lewis Hamilton e la sua freccia d’argento per gran parte delle due stagioni, rinnovando le ambizioni dei tifosi che ormai da tempo speravano di tornare a vedere il rosso splendere in alto davanti a tutti. Purtroppo per errori alla guida, mancanza di sviluppi azzeccati nella parte finale delle due annate e altri limiti, Vettel non ha mai coronato il suo sogno di diventare “Campione per Ferrari” diventando presto un capro espiatorio per tutti quei ferraristi che fino a poco prima lo idolatravano sotto il podio e sul divano di casa. I suoi ultimi due anni a Maranello sono passati un po’ tra l’ombra del nuovo pupillo rampante, arrivato per prendersi il ruolo che fino a quel momento era del tedesco e un po’ dalla mancanza di competitività e prestazione rispetto ad una Mercedes che volava. Charles Leclerc era il giovane destinato a diventare grande con la Ferrari, lì dove è cresciuto fin dalle categorie inferiori con la FDA. Tanti cambiamenti. La morte di Marchionne a luglio del 2018, l’addio di Maurizio Arrivabene nel 2019 e la scalata al potere di Mattia Binotto, una nuova visione e un cambio di rotta in cui Seb non era più al centro del progetto, ma lentamente stava scivolando in panchina lì dove un capitano non ama mai stare. Una telefonata per comunicare che dopo il 2020 non ci sarebbe stato il rinnovo del contratto che terminava quello stesso anno. Così finisce la storia tra Sebastian e il suo sogno. Ma l’ultima vittoria a Singapore nel 2019 rimane negli occhi di chi in quel desiderio forse per tanti aspetti assurdo ci ha sempre creduto. L’ultima volta con il dito a puntare verso il cielo in segno del numero 1, gli occhi lucidi e la bandiera “Essere Ferrari” trattenuta saldamente tra le mani, per lui che di quel motto forse ne è stato la miglior rappresentazione. Quella rimane ad oggi anche la sua ultima vittoria in carriera, la sua ultima in rosso, la sua ultima con la macchina che aveva sempre sognato. L’esperienza in Ferrari di Seb si può riassumere così. Parole sue dette dopo un Gran Premio ai microfoni delle televisioni: “Tutti sono tifosi della Ferrari, anche se dicono di non esserlo, lo sono.”

 

Sebastian Vettel sul podio ad Hockenheim, arrivato secondo al Gran Premio di Germania del 2019 – Credits to ferrari.com

UN’ALTRA SFIDA DA VINCERE

Vettel è tanto altro anche al di fuori della pista. Carattere puntiglioso e diretto, di una precisione assurda. Caratteristica che nel suo lavoro lo ha reso unico e vincente sicuramente, ma che spesso risultava essere un limite nel voler che certe realtà fossero impostate come lui reputava giusto. Un senso della giustizia molto acuto, sfociato più volte anche in comunicazioni radio molto animate, episodio iconico rimane Canada 2019 quando gli viene tolta la vittoria con una penalità, nonostante il traguardo lo avesse tagliato lui per primo. Pochi discorsi, una camminata veloce e spedita verso il parco chiuso nel quale scambiò i cartelli delle posizioni tra la sua Ferrari numero 5 e la Mercedes numero 44 di Hamilton.  Nel paddock mostrava tutta la sua naturalezza nei rapporti umani, che manteneva con molte persone, suoi ex meccanici, ingegneri o giornalisti con cui si fermava a parlare di tutto, non solo di pista e macchine. Chi ha lavorato con lui ne ricorda l’energia smisurata e l’unione che portava all’interno del team. Un pensiero o una parola sempre per chi vestiva i suoi stessi colori, anche di incoraggiamento quando le cose non andavano come avrebbero voluto.

 

Seb ha trovato una sfida da vincere anche fuori dalla pista. Nel 2023 il suo obiettivo non sarà andare forte tra le curve del mondiale di Formula 1, ma trascorrere del tempo con la famiglia, veder crescere le sue bambine e l’ultimo arrivato in casa Vettel. Fare il papà e cercare di portare avanti le sue battaglie per un mondo più verde ed ecologico, combattendo contro il cambiamento climatico. Dopo i suoi due anni in Aston Martin, aveva voglia di fermarsi, perché ora il mondo corre troppo veloce soprattutto quello della F1. All’orizzonte tante cose da fare e valori da portare avanti. Chissà se lo farà attraverso la sua nuova pagina social, aperta esclusivamente in occasione del giorno in cui ha annunciato il suo ritiro, andando anche contro a quello che è stato il suo personaggio fino ad oggi. Seb è sempre pieno di sorprese, un personaggio che ha inciso e scritto il suo nome nell’albo d’oro della Formula 1 e una persona che ha segnato una generazione di piloti e il paddock di uno degli ambienti più ermetici del mondo.

Il Team Radio di Sebastian Vettel dopo la sua prima vittoria in Ferrari, Malesia 2015 – Copyright to Youtube, F1 Pit Lane Reporter

 

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