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Storie Olimpiche – Seul 1988, Gelindo Bordin nel mito della Maratona

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fonte immagine: athletamag.com


L’edizione di Los Angeles per i colori azzurri è stata un trionfo, scavalcata la soglia delle 32 medaglie, con ben 14 ori, la spedizione italiana è consapevole che almeno per il momento quel risultato non si ripeterà facilmente. D’altronde tutte le spedizioni avevano usufruito dell’assenza contemporanea della corazzata URSS e dell’intero blocco sovietico.
L’edizione di Seul 1988 dunque avrebbe regalato soddisfazioni meno soddisfazioni, ma nessuno poteva spere che per i colori azzurri quella di Seul sarebbe stata l’Olimpiade del trionfo più importante, quello nella Maratona, la corsa che più di tutte rappresenta i Giochi Olimpici fin dalle origini nell’Antica Grecia.

VENDETTA – Fino al 1988, l’Italia dell’atletica aveva vissuto momenti straordinari come la vittoria di Berruti a Roma, i trionfi di Mennea e Simeoni a Mosca 1980, tuttavia mai almeno stando all’albo d’oro ufficiale dei Giochi un atleta italiano aveva trionfato nella gara più importante, quella che di consuetudine chiudeva l’intero programma dei Giochi. La Maratona era presente al maschile fin dalla prima edizione, essendo simbolo davvero ineguagliabile delle Olimpiadi, mentre al femminile era stata introdotta solo a Los Angeles 1984.
Vi era stata però una volta, in cui un italiano, suo malgrado tagliò il traguardo per primo senza tuttavia conseguire il titolo di Campione Olimpico. Era accaduto al leggendario Dorando Petri (all’anagrafe Pietri) che nel 1908, a Londra tagliò il traguardo oramai allo stremo condotto e anche aiutato reggersi sulle proprie gambe da alcune persone accorse sulla pista. Aiuti che però furono fatali, perché i giudici di gara, nonostante l’enorme vantaggio, valutarono irregolare quell’arrivo, togliendo la vittoria all’italiano e consegnando la medaglia d’oro allo statunitense Johnny Hayes. Petri pagò a caro prezzo la rimonta clamorosa sul sudafricano Hefferson, arrivando letteralmente sfinito.
Un episodio che gridava vendetta da 80 anni. In questo senso il Campionato Mondiale di atletica leggera, tenutosi a Roma, nel 1987 diede all’Italia l’impressione di poter finalmente arrivare al risultato epico, storico. Nella corsa di 42,195 km, nel cuore della Capitale, Gelindo Bordin, già campione europeo della specialità chiuse dietro i due favoriti Douglas Wakiihuri e Ahmed Saleh, rispettivamente oro e argento.

LA VITTORIA – Domenica 2 ottobre 1988, ultimo giorno dei Giochi XXIV Olimpiade estiva, alla partenza i favoriti erano ancora i due africani, il keniota Wakiihuri e il gibutiano Saleh, con Bordin appena dietro, per via proprio del podio del Mondiale dell’anno precedente. In una giornata di grande umidità e caldo, la corsa fu piuttosto tattica. Bordin si nascose per i primi 30 km, in attesa delle mosse dei suoi principali avversari, mentre a tirare la corsa per tutta la prima parte di gara il tanzaniano Ikangaa. Proprio al chilometro 30 i tre favoriti attaccarono facendo il vuoto. Bordin tenne sotto controllo entrambi, fino all’attacco al chilometro 37, quando Saleh probabilmente già affaticato provò l’azione decisiva. Bordin lasciò accelerare i due avversari. Nel giro di due chilometri dal 39° al 41°, Bordin riprese prima il keniota Wakiihuri e poi Saleh in estrema difficoltà. L’arrivo in solitaria allo Stadio Olimpico di Seul è un trionfo indimenticabile.
Gelindo Bordin è il primo italiano a trionfare nella Maratona. Il maratoneta di Longare si confermò negli anni successivi Campione d’Europa e vinse, unico italiano e unico a farlo da Campione Olimpico, la maratona di Boston.

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