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Coppa Davis: è febbre azzurra!

Questa finale è un dono che ci ricorda cos’è la vera Coppa Davis

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Coppa Davis
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E così, sarà ancora finale. Ma questa, come ha ribadito anche il capitano Filippo Volandri, avrà un sapore differente. Non per il “chi”, attenzione. Ma per il “come”. Berrettini e Cobolli, i due figli di Roma, hanno saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo, vincendo due match che, in maniere diverse, si erano complicati e non poco. Lo hanno fatto grazie all’aiuto del team a bordocampo, al sostegno calorosissimo del pubblico e, soprattutto, a due cuori grandi quanto tutto il padiglione. Tanto da meritarsi anche i complimenti di Darren Cahill.

Due gladiatori, un capitano

Citando del nostro capitano a finale ottenuta, «Questa è la Davis. In campo c’erano due giocatori straordinari che hanno dato più di quanto avevano. Sono saltati gli schemi: c’era un 95% di cuore e il 5% di tattica». E sì, è vero che partite come queste le possiamo vedere solamente quando a bordo campo c’è l’Insalatiera, quel trofeo che ha saputo far ricredere uno Zverev scettico alla vigilia.

Ma è altrettanto innegabile che, in condizioni come queste, i valori degli atleti si annullano. Quando subentra il cuore, non conta chi gioca meglio di dritto, chi chiude a rete con più qualità. L’unica cosa importante è la gestione emotiva. E gli azzurri, aiutati dal pubblico di casa, hanno avuto, oltre al grande cuore che elogiavamo prima, pure una testa non indifferente. Restare attaccati, resettare dopo gli errori (che ci sono stati, inevitabilmente) e non prendere troppe situazioni di pancia è fondamentale. E anche ieri, quando nel terzo set Bergs ha avuto una marea di occasioni, lo abbiamo visto.

Alexander Zverev (©: depositphotos)

Alexander Zverev (© depositphotos)

Testa alla finale

Ora sarà finale, contro una tra Germania e Spagna, che si stanno contendendo in questo momento il pass per sfidare i campioni in carica. Certo è che gli iberici, senza Alcaraz, sembrano degli avversari meno proibitivi. Ma, con questa consapevolezza, con questa spinta, come cantava Tommaso Paradiso, «comunque andrà sarà un successo». Flavio, Matteo e tutta la squadra hanno già vinto, di fatto, mostrando la forza di un movimento che troppo spesso circoscriviamo ai due eccellenti virtuosi di punta.

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