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Se questo è un uomo

Le troppe polemiche cadute addosso a Sinner dovrebbero farci riflettere sul nostro modo di vivere lo sport

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Jannik Sinner con la maglia dell'Italia(© depositphotos)
Jannik Sinner con la maglia dell'Italia(© depositphotos)

Forse è un fattore culturale. Forse, noi, i campioni non li meritiamo. E non nascono per questo atteggiamento distruttivo che  gli italiani hanno verso i loro simboli sportivi. Perché va bene l’amarezza, è ammissibile non essere d’accordo. Ma una valanga di odio rivolta ad una leggenda che veste l’azzurro da quattro anni e ha sempre dimostrato attaccamento alla nazionale, quella no, non va accettata. Non perché è Jannik Sinner, ex numero uno del mondo e artefice delle nostre più grandi gioie delle ultime stagioni. Ma perché è un uomo. Prima ancora di ciò che dimostra in campo e di cosa fa.

Una questione culturale

Fossero solo tifosi delusi (da cosa? da chi già ha portato a casa due Davis?), staremmo parlando della normalità. Una normalità usurata, da cambiare, che stanca e crea un ambiente tossico, ma almeno nulla di nuovo. Invece, addirittura il Codacons si è schierato contro Sinner. Il mezzo è una petizione che ha dell’assurdo, con lo scopo di ritirare le onorificenze sudate da Jannik negli ultimi anni.

Jannik Sinner in azione alle Next Gen ATP Finals(© depositphotos)

Jannik Sinner in azione alle Next Gen ATP Finals(© depositphotos)

Duro lavoro, sacrificio e pressione andrebbero anche tenute in conto, in un’analisi fallace come quella proposta dagli hater dell’altoatesino. Perché vestire d’azzurro è un onore, ma il tuo popolo, come diceva il signor Ferrari, non ti perdonerà mai il successo. Ti attaccherà al primo inciampo, alla prima decisione che gli risulta sbagliata. Rancore, odio. A quale fine? Ciò che è accaduto all’autista dei tifosi del Pistoia Basket non dovrebbe far pensare che forse questo accanimento è esagerato?

Il campione che non c’è

Poi ci si chiede perché non nascono campioni azzurri. Ma la verità è che noi temiamo troppo l’errore, lo rendiamo un tabù, non lo ammettiamo, specialmente nello sport. Crescere sereno, per un atleta, è difficile. Non a caso, il simbolo del nostro paese nel mondo è un ragazzo dell’Alto Adige, patriottico ma con una mentalità diversa. E non in male.

Una scelta legittima

Certo, una parte delle colpe va al fatto che molti “critici” si sono avvicinati al mondo della racchetta negli ultimi anni, proprio grazie al boom di Jannik, e non sanno che tutti i grandi campioni hanno saltato impegni con la propria nazionale. Il tennis, infatti, non è come il calcio, con soste e finestre dedicate alla Nazionale, ma propone un calendario scomodo in questo senso. Così Federer ha dato forfait in più edizioni di quante non ne abbia giocate, mentre Alcaraz non ha indossato la maglietta rossa nel 2023. Nadal, dal canto suo, ha giocato solo il 40% degli impegni nei quali era eleggibile, mentre Djokovic, più presente tra i big three, è stato impiegato meno di due volte su tre. E nessuno di loro, in patria, è considerato un traditore. La programmazione andrebbe cambiata? Forse, ma intanto, per quanto possa far male l’assenza del numero due del mondo, bisognerebbe mostrare un pò di gratitudine. Due insalatiere su tre portano la sua mano, e oggi l’Italia non è spacciata. Musetti, Cobolli, Berrettini, Bolelli e Vavassori vogliono sognare in grande e, per quanto siano minori le probabilità senza l’altoatesino, non partono sconfitti.

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1 Commento

1 Commento

  1. Filippo

    28 Ottobre 2025 at 15:12

    Ma meno male. Esistono ancora persone che scrivono online ragionevolmente, senza usare il web solo come sfogo personale… Giustissima la citazione di Enzo Ferrari, gli italiani hanno perdonato di tutto, un fotografo che ricatta i VIP è un idolo per milioni di persone, pregiudicati in Parlamento, la lista è infinita. Consiglio a Sinner di fare qualche balotellata, è troppo bravo ragazzo e questo dà fastidio. Il buon esempio dà fastidio, perchè mette milioni di persone davanti ai propri difetti e ai propri limiti.

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