Basket
Carera: Belinelli un gran colpo. Così la Virtus è ancora più vicina a Milano
“Francamente non immaginavo potesse arrivare. È un gran colpo, riportare Marco Belinelli a Bologna, nel campionato italiano. Un giocatore che nella NBA ha fatto la sua parte, uno straordinario valore aggiunto.” Appare sorpreso dalla notizia del giorno anche Flavio Carera, storico campione virtussino, che con le Vu Nere si è aggiudicato tre titoli italiani, una Coppa Italia e una Supercoppa nella prima era Danilovic, che si aggiungono ai suoi trascorsi nella Livorno di Alberto Bucci scippata di uno scudetto e alla lunga militanza in Nazionale, con la quale portò a casa l’argento agli Europei del ’97. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente oggi, in origine per parlare della situazione attuale delle Vu Nere, ma il discorso non poteva non cadere sulla bomba della giornata. “Certo che adesso non ci sono più dubbi sul fatto che la Virtus possa essere considerata la prima antagonista di Milano”, ha continuato “e con l’inserimento di Belinelli le si è avvicinata ancor di più. Poi, sarà la chimica che si riuscirà a creare a fare la differenza. Mettere insieme tutti questi giocatori è adesso la sfida. La Virtus ha già un gruppo molto ben amalgamato e qualcuno dovrà fare un passo indietro, su questo non ci sono dubbi. Anche se la stagione è lunga, le partite sono tante, lo spazio potrà essere gestito nel modo migliore. Ma quando vai a toccare le pedine non sai mai che cosa possa accadere. Vince, insomma, chi trova l’armonia giusta all’interno della squadra.”
“D’altra parte, però, in un anno strano come questo sembra che tutto possa succedere. Il dispiacere è che in questo momento non ci sia la possibilità di ammirare campioni come lui nei palazzetti. La cosa più bella oggi sarebbe sconfiggere questo Covid e ritornare ad una vita normale. Vedere il derby in un palazzetto vuoto, come ieri l’Atalanta vincere a Liverpool nello stadio deserto, fa davvero male al cuore. Tra l’altro, penso che i passi falsi della Virtus in campionato un po’ dipendano anche da questo. Non sono sicuro che con la spinta del proprio pubblico avrebbe perso tutte queste partite in casa. Per quanto la Segafredo stia effettivamente facendo un bellissimo percorso in Europa, dove è imbattuta ed è già qualificata al turno successivo”.
Quindi Milano la vedi ancora davanti?
“Se da un lato in Europa è a volte un po’ inciampata, per ora è quello che dice il campionato, dove invece l’Armani non ha fatto ancora alcun passo falso. Poi è anche vero che sia la Virtus che Venezia, l’altra sua grande rivale, hanno avuto problemi di infortuni e di Covid. Ho visto il derby, domenica. Si è visto bene che la Segafredo quando comincia a correre e a difendere, a darci dentro, insomma, come si deve, è poi un’altra squadra. Idem Venezia., anche se forse è un po’ più dietro Ma non vorrei che questa stagione fosse davvero troppo condizionata dalla situazione pandemica. Penso a una squadra che dovesse perdere due o tre giocatori in un momento importante: cambierebbe tutto. Chi ci sa dire che non potrebbe succedere ancora a marzo? È un peccato, perché non voglio dire che sia tutto falsato, ma sicuramente molto particolare lo è. Sarebbe un incubo il pensiero di giocare tutta una stagione senza tifosi. Non posso e non voglio immaginare dei play off così.”
E come vedresti uno stop, ora, per qualche mese, attendendo magari tempi migliori, come propongono alcuni?
“Io credo che lo sport sia una cosa che aiuti un po’ la gente. Ho sempre detto che lo sport sarà una parte importante della rinascita dopo quello che sta accadendo. È logico che la salute stia al primo posto, avanti a tutto il resto. Ma se potessimo andare avanti riuscendo a controllarci senza espandere ulteriormente i contagi suggerirei di proseguire. Non voglio immaginare un inverno, o addirittura un anno, senza sport. Sarebbe terrificante. Sappiamo bene, poi, che bloccarci è una tragedia per tutti, ma pensiamo ai giocatori: alla fine per loro significherebbe perdere un’altra stagione, dopo quella scorsa. Sono anni che non potrebbero più recuperare, sarebbe veramente un disastro. Per non parlare delle giovanili. Pensiamo ad un ragazzino che sta crescendo, che sta per emergere e viene bloccato nel momento suo più importante. I 15, 16, 17 anni si vivono una volta sola. Mi posso solo augurare di non andare incontro ad un inverno dove potremmo essere tutti fermi. Vivo in una città, Bergamo, che ha conosciuto troppo bene cosa significhi, sul piano fisico e su quello psicologico. Una tragedia. Anche se esistono certamente cose più importanti dello sport, sono convinto che questo possa essere di grande aiuto, sia alle persone per distrarsi che per ciò che significa sul piano della salute sia fisica che mentale.”
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