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Dell’Aquila e il Leone S2 #2 – Mani in alto!

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Non è una minaccia bensì un invito imperativo a tutta la Fortitudo. Mani in alto verso il canestro, banalmente a prendere il rimbalzo.

Banalmente a parole, forse non così ovvio scorrendo le statistiche dell’esordio contro Cento. Prorprio queste statistiche mettono in luce il dato impietoso dei salti vincenti a canestro delle due squadre: 46 a 41 per i vincitori. Visto complessivamente non pare nemmeno così gravi ma scomponendolo in difensivi e offensivi la Fortitudo ne subisce 17 in attacco contro i 9 personali, praticamente il doppio.

Prendere il doppio dei rimbalzi significa raddoppiare le proprie azioni e, di conseguenza, i tiri tentati. Senza entrare nel merito tecnico della questione, appare chiaro lo squilibrio che ha determinato la sconfitta biancoblu. Non si tratta certamente di uno scarto pesante e proprio per questo anche un piccolo miglioramento potrà invertire il risultato già dai prossimi incontri.

Senza andare ad attribuire responsabilità individuali, non è difficile capire chi deve lavorare per correggere la situazione. Quando il miglior rimbalzista della squadra è un playmaker (Fantinelli) mentre l’intero reparto lunghi si ferma a meno di 15, le indicazioni a Dalmonte su almeno una parte del carico di allenamento settimanale sono servite su un piatto d’argento.

I nodi sotto le plance si fermano qui? Sebbene il problema principale rimanga quello appena sciorinato, no. E qua entriamo anche nelle prestazioni dei singoli. Se una Benedetto XIV prima del titoale Zilli è riuscita con Berti e Archie a vincere la partita, perchè l’ha vinta in primis grazie alle loro prestazioni, vuol dire che quelle di Davis, Paci, Cucci e Barbante sono insufficienti. In effetti è così, con asterisco sull’ultimo elencato. Il classe ’99 biancoblu è rimasto in dubbio fino a poche ore dalla palla a due, indice di una condizione fisica non ottimale. Invece risulta il migliore del reparto, soprattutto in attacco dove fa valere i suoi centimentri e degli ottimi movimenti da attaccante, capace di ferire anche dalla media. Resta da migliorare la gestione dei falli e, come tutti gli altri, l’andare a rimbalzo.

Per tutti gli altri le scuse stanno a 0, a un po’ di più dai, considerando che era la prima di campionato e l’avversaria era tra le più impegnative del girone. Criticità che ripensando alle prime fasi del mercato estivo, pareva un’evenienza rara. Si diceva infatti che la fisicità ed i centimentri della Fortitudo avrebbero fatto la differenza in serie A2; in positivo però.

Fatto sta che sabato, in un Paladozza che scatenerà più di 3000 abbonati mostrando quell’effetto Basket City raccontato recentemente anche dall’NBA, arriva l’occasione del riscatto, il momento di mettere a frutto gli ingranaggi di una Effe che domenica ha comunque fatto passi avanti evidenti rispetto alla preseason. Se con un’identità ancora da rifinire reggi fino al quarto quarto contro una delle favorite sulla griglia di partenza e cedi, in fin dei conti, nel confronto da tre, l’elenco di cose da migliorare non è poi così lungo. Riuscendo a cambiare volto sotto canestro, il tema tecnico caldo della settimana biancoblu, e riuscendo a coinvolgere di più la coppia americana, il gioco è fatto. O meglio, potrebbe essere fatto perché Nardò si candida a “scheggia impazzita” del girone, quella che può sbaragliare le carte andando contro pronostico a vincere gare sulla carta proibitive (magari proprio come la prossima a Bologna) e perderne di più agevoli.

Sempre a proposito di “mani in alto” e Nardò, il loro pivot Mitchell Poletti ne ha messi a referto 31 vincendo il premio di MVP di giornata e mettendo in chiaro le sue abilità, anche dall’arco. Il leitmotiv ritorna e rientra in quasi ogni discorso, passato e futuro. Detto come si dice oltreoceano per spronare anche Davis: jump to rebound!

 

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