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Dell’Aquila e il Leone S2 #21 – Questa è la Effe 2

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Il seguito dell’episodio “Questa è la Effe” di due settimane fa non poteva che arrivare dopo la sconfitta contro l’ultima in classifica, proprio quando era sul trampolino di lancio e ha deciso di fermarsi. Rileggere il titolo per capire immediatamente di cosa si stia parlando, anzi leggendo. 

Conoscendo ormai la storia della Fortitudo ma non volendo scrivere un seguito uguale al primo capitolo della saga, è opportuno cambiare prospettiva di analisi. Se dopo il trionfo contro Udine si è esaltata la capacità di tenacia mentale e di lasciarsi galvanizzare dall’ambiente come reazione ad un blackout precedente, questa volta la frittata va ribaltata. 

Perché a Chieti, tutto si è ribaltato. Nemmeno l’approccio è il solito, quello che tutto sommato convince nel primo quarto. Domenica anche i segnali provenienti dai 10′ in avvio non sono incoraggianti ed infatti risultano preludio di disfatta, una delle peggiori in stagione nonostante il tabellino finale dica -1. 

Dalmonte nel post partita ha parlato di episodi condizionanti e, in effetti, considerando il punteggio, ha ragione. Il problema è l’essere arrivati a questa situazione dipendente dai singoli episodi in una sfida che doveva rispettare il pronostico sulla carta e chiudersi con ben meno problemi. 

Invece la Effe, come detto, parte male, tira peggio e si accorge troppo tardi che la sfida ha preso un’altra direzione. Per contestualizzare meglio: quando subisci 58 punti in 40 minuti molto probabilmente vinci, tranne se ne segni 57. E 57 sono pochi, pochissimi. 

Sul banco degli imputati ci finisce tutto il roster. In primis i protagonisti mancati, Thornton su tutti. L’eroe di Rimini, come le due facce della Fortitudo, mostra il suo lato meno concreto facendo cadere le certezza della squadra legate a lui. Percentuali distanti anni luce da quelle della domenica prima incanalano subito il rendimento dell’americano. A proposito di americani, rimanendo sul banco degli imputati, forse già condannati, ecco che il nome di Steven Davis è sempre verde. Le prestazioni convincenti si contano su metà mano e il tempo dell’attesa è finito. Non lo dicono solo tifosi e addetti ai lavori ma anche il presidente Di Pisa, che, intervistato da Damiano Montanari su “Stadio”, ha affermato di non poter più aspettare: “Non è possiamo giocare sempre senza un americano…A Chieti è tornato nell’abulia più totale”.  Dichiara tombalmente che su di lui la società deve fare dei ragionamenti, aprendo quindi ad un possibile addio e, di contro, suggerendo la possibilità di chiusura del rapporto tra il lungo e Bologna. 

Ragionamenti inevitabili a questo punto, come inevitabili gli interrogativi che si pone Cucci sentito da TRC (qui le sue parole http://www.1000cuorirossoblu.it/news/55-basket/42095-fortitudo-cucci-a-trc-dopo-la-fine-del-contratto-vorrei-restare-ma-dipendera-da-molti-fattori), il quale non trova l’equilibrio della squadra, continuamente su un’altalena con pochi punti di rifermento. Eppure lui risulta al momento uno dei pochi appigli solidi dei biancoblu, costretto ormai al ruolo di ala e di centro contemporaneamente. 

Il punto è proprio l’equilibrio e il segreto della Effe sta proprio nel non averlo, nel trovarlo tra i blackout e l’esaltazione in uno show-time continuo capace di salire tanto in alto quanto di cadere in basso, tanto sorprendentemente quanto rapidamente. 

Una saga, questa, che avrà un terzo capitolo? Forse non in editoriale, ma sul campo ne sono garantiti tantissimi altri. 

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