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Dell’Aquila e il Leone S2 #23 – L’inversione dei poli

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Venti giorni per cambiare tutto, o, meglio, invertire tutto. L’equilibrio instabile che ormai caratterizzava la stagione della Effe viene ribaltato completamente per lasciare spazio ad un nuovo assetto, anch’esso traballante. 

Si parla di una somma di elementi ricorrenti all’interno delle gare che adesso, ormai da qualche settimana, non sono più usuali venendo rimpiazzati da altri, praticamente opposti ai precedenti. 

Scambiando gli addendi il risultato non cambia? Non proprio, perché i risultati della Fortitudo ultimamente parlano chiaro e non dipingono uno scenario positivo. Andando però oltre il trend generale, qualche dettaglio potrebbe mostrare il bicchiere mezzo pieno. 

I poli del gioco biancoblu si sono, appunto, invertiti. Se prima si parlava di buon approccio alla sfida come punto di forza della squadra, ora l’avvio stentato sembra non voler abbandonare gli uomini di coach Dalmonte. Questo innesca poi una gara di rincorsa che, voglio presumere, esca subito dagli schemi preparati. Al contrario, quei tilt di metà gara si anticipano di qualche minuto, permettendo poi una reazione meno tardiva. In realtà tardiva lo è lo stesso andando a vedere gli esiti delle gare, ma non decisiva quanto prima. Adesso la rimonta si riesce a completare, possesso dopo possesso, fino all’arrivo in volata finale. 

Rimanendo ben chiaro il fatto che non si tratti del piano partita ideale, in previsione di una post season, qualsiasi sia la fascia di collocazione, avere una capacità di reazione tale può risultare prezioso, soprattutto prevedendo un livello d’intensità superiore.

E cambiato anche l’impatto sotto canestro. Se prima il reparto lunghi non si era mostrato all’altezza di molti avversari soffrendo sia a rimbalzo sia nei confronti fisici, l’arrivo di Candussi pare in grado di risolvere la criticità. Nei minuti sul parquet contro Ravenna, priva del centro titolare, il neo biancoblu si è mosso come voleva in area avversaria diventando in poche azioni il punto di riferimento dell’offensiva fortitudina. Lo scarto di verticalità con i dirimpettai è stato evidente come evidente la facilità nel concludere a canestro le giocate in post basso e spalle al ferro. Caratteristiche del genere fanno quella differenza che prima veniva subita. Sia Paci che Barbante di questo non sono stati capaci mentre lo è, con ruolo diverso, Cucci, più per carattere sanguigno che per centimetri. In coppia, Candussi e Cucci, diventano degli ossi piuttosto spessi da superare o contrastare. Proprio l’alzare il quintetto, infatti, è stata una delle mosse azzeccate dall’allenatore per limitare le scorribande in area degli ultimi avversari.

Da punto di debolezza a punto di forza con un innesto, percorso inverso rispetto alle manovre sugli esterni. Aradori e Thornton non rimangono lontani dal pallone, che va bene quando Panni è in god-mod ma non per tutto il resto dei minuti passati sul parquet, rispettivamente 38 e 33 domenica scorsa. 

Appurata questa inversione di tendenza, ora va convertita in risultati, il vero elemento smarrito e che urge ritrovare, magari continuando a movimentare il mercato in questo periodo, come la storia della categoria insegna. In questo senso l’uscita inevitabile di Davis apre ad un ingresso, da valutare se più sugli esterni o nel reparto lunghi. Una via di mezzo sarebbe la soluzione migliore; il nome di Vasl, ex Nardò,(in pole position secondo SuperBasket e Stadio) quello giusto?

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