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Dell’Aquila e il Leone S2 #39 – Effe, cosa vuoi fare da grande?

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La fine apre sempre a un nuovo inizio, più o meno chiaro. Quello della Fortitudo, oggi, è una nebulosa fittissima che prima di 7 giorni non si dipanerà facilmente. Chiedere alla Effe, però, cosa vuol fare da grande è più che lecito, dopo aver chiuso la stagione comunque in crescendo, forse anche oltre le aspettative con cui si approcciava ai playoff (pre-Banks, intendiamoci). 

Quindi, da dove si riparte? Con chi si riparte? Prima del discorso tecnico verrà la proprietà. Tra cordate e rumors, i nomi che girano intorno all’oggi Flats Service si aggiungono di ora in ora aumentando e diminuendo le proprie quotazioni. Pour parler che piace ma al tempo stesso confonde, confermando l’ennesima estate movimentata e incerta. Una volta definito l’assetto societario, chissà se poi lo sarà davvero, a cascata si tornerà a parlare di parquet e magari succederà prima di agosto al contrario di un anno fa. Solo a questo punto si avranno i primi dettagli su cosa vuole diventare la Fortitudo; ci si può addentrare in qualsiasi discorso economico possibile ma la differenza vera, quella che il tifoso tocca con mano (e senza supporto una squadra finisce di esistere, nel basket anche non solo romanticamente) la fanno i giocatori, le partite e i risultati. 

Si parli allora di campo partendo da questo interrogativo: liberi tutti e ricostruzione da zero oppure tentativo di continuità? Intanto il nodo allenatore da sciogliere. Angori ha dimostrato di poter gestire una situazione critica, certamente supportato dal talento del roster ma orchestrato molto intelligentemente. In pochi vedono lui come head coach della stagione 2024-24 ma se così alla fine fosse, il solco della strada di quest’anno sarebbe più o meno tracciato. Più o meno perché poi canestro lo fanno i giocatori e capire il prima possibile chi si vestirà di biancoblu e chi no è cruciale; l’anno scorso lo scotto di costruire all’ultimo la squadra è stato pagato nelle prime settimane della regular season. Non da ultimo, avere una rosa di candidati più ampia tra cui pescare. 

Nel caso in cui si partisse dalla conferme, di quali si tratterebbe? Potendo, ripartire da Candussi sotto le plance sarebbe prioritario e intorno a lui formare un cast in grado di giocare per lui e con lui. Praticamente significherebbe evitare gli errori tecnici di 11 mesi fa, quando i centri sono stati il punto debole della campagna acquisti. In questo senso anche Barbante, inserito con lo stesso ruolo delle ultime settimane ma maggiormente calato in meccanismi collaudati, non sarebbe da disprezzare. 

Fuor di condizionale, pur essendo d’obbligo all’8 giugno, Aradori e Fantinelli ritornano al bivio di un anno fa ma, probabilmente, con prospettive diverse. Se per l’ex nazionale, a 35 anni, rimanere a Bologna significa restare nella propria comfort-zone ideale, il capitano ha le carte in regola (e 5 anni in meno) per ritentare l’avventura in LBA. Ovviamente non ci sono ancora offerte concrete per il Fante ma un playmaker con le sue caratteristiche e la sua esperienza può far gola a diversi club. 

Il resto, escluso quasi a prescindere Banks di ritorno a Treviso per ritrovare il sodalizio con coach Vitucci, se fosse completamente rinnovato stupirebbe. Detto che un backup affidabile è necessario, si dovrà agire cercando ancora una volta l’esperienza nella categoria.

Cosa manca? La risposta è univoca e classica: “l’americano”. Attenzione a scegliere bene però. Anche qui le tempistiche, oltre al budget, saranno parte fondamentale della strategia. 

Dalla proiezione tecnica (ed ipotetica) alla realtà presente dalla quale si è partiti in questo episodio che chiude la seconda stagione “Dell’Aquila e il Leone”. Un estate che, ancora una volta, al pallone anteporrà la stabilità societaria, chissà se in cerca di qualcosa di duraturo a garanzia di un progetto che possa comprendere, con tempistiche non fantascientifiche, anche il ritorno in serie A. Alla fine, quest’anno e tutto ciò che quest’anno ha compreso, non ci si è andati tanto lontano…

 

 

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