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Dell’Aquila e il Leone S3 #3 – Provino da Big

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Tirare le somme circa la maturità fortitudina dopo due sole gare è chiaramente prematuro, tirarle dopo tre con in mezzo Forlì è ugualmente affrettato ma comunque più pertinente. Questo pensiero muove la sfida di stasera in una dimensione interessante, non fondamentale, men che meno decisiva ma indicativa circa il livello dei biancoblu di ottobre rispetto ad una delle Big dichiarate del girone rosso. Serve a capire se la Effe può essere considerata una delle ipotetiche grandi della categoria oppure si ferma per ora un passo indietro.

I punti forti su cui fare leva sono sempre i soliti messi in mostra con Chiusi e ribaditi a Rimini: intensità difensiva, ritmo costante, potenza del quintetto e centralità degli americani. Così come i gap ai quali prestare attenzione: le rotazioni legate all’apporto dalla panchina ed il temperamento generale. Proprio da questi ultimi, definibili “nervi scoperti”, passa la differenza tra un roster che ambisce ad un buon piazzamento in regular season (oggi ha senso parlare di obiettivi solo con questa prospettiva) e uno che lascia per strada punti preziosi. 

Se è vero che la Fortitudo nelle prime due settimane per strada non ha lasciato proprio niente, è altrettanto corretto considerare le due vittorie colte come probabili alla vigilia, la prima molto più della seconda. Sebbene infatti scendesse sul parquet in entrambe le occasioni con i favori dei pronostici, tornare con un successo da Rimini non è per niente semplice; per dare un’idea (anche se nel caso specifico al Pala Flaminio nella passata stagione si è vinto di 2) si tratta di una di quelle gare che l’anno scorso avrebbe perso. 

Il confronto con l’avversario di rango superiore è però quello di stasera. Antimo Martino e i suoi uomini si sono approcciati al campionato con la marcata voglia di rivincita dopo aver sfiorato la A1 fino a giugno ed aver passato l’estate con l’amaro in bocca. Quest’anno, nonostante il campionato maggiormente competitivo, le intenzioni sono chiarissime e le sconfitte episodiche. Per intendersi, non vengono al Paladozza con la tranquillità dello scorso marzo di un posto nel ranking playoff alto già assicurato. Oltre ad essere ottobre, la prova di forza e di concentrazione, dai romagnoli, è sempre attesa. 

Quindi la Effe di Caja che proverà a limitare l’Unieuro, spinta dal clima del Paladozza e da cosa ha funzionato fino a tre giorni fa. E’ lecito chiedersi, può bastare? Forse no, semplicemente perché un Aradori da 26 punti non si trova sempre e nemmeno una lucidità così diffusa nello starting five. Sarebbe proprio il caso che quell’aiuto richiesto al supporting cast arrivasse o quantomeno fosse più presente rispetto a quanto visto (e non visto) finora. La cantilena è ormai trita e ritrita ma fino a che non ci sarà una sterzata in senso positivo, le lacune rimarranno tali e, ipoteticamente, determinanti. 

Determinante sarà per tutti, come detto dalla stesso coach Martino alla vigilia, il controllo delle emozioni. Per Forlì sicuramente ma anche per la Fortitudo, magari più abituata a giocare con questo tipo di calore attorno ma indubbiamente complicato riprendendo il discorso del temperamento altalenante citato prima. 

Una statistica, parziale ma comunque rilevante dopo le prime due settimane: chi era atteso alla vittoria si è confermato, chi rischiava di perdere ha perso. 0 sorprese. Se il trend si confermasse tale, sarebbe un bene per la Fortitudo in linea generale ma un male limitandoci a stasera. Perché la gara di stasera, sulla carta ha una favorita e non è Bologna alla quale tocca il compito da stracciarla questa carta e superare il primo provino da Big. 

 

 

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