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È derby vero, ma alla fine la spunta la Virtus Segafredo su una orgogliosa Fortitudo Lavoropiù: 81-73

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VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA – FORTITUDO LAVOROPIU’ BOLOGNA   81 – 73  (26-13; 41-41; 60-61)

Virtus Segafredo: Tessitori, Belinelli 23, Pajola 7, Alibegovic 7, Ricci 8, Adams 2, Hunter 4, Weems 3, Teodosic 12, Gamble 2, Abass 11. All. Djordjevic

Fortitudo Lavoropiù: Banks 24, Aradori 4, Mancinelli n.e., Pavani n.e., Saunders n.e., Manna n.e., Hunt 6, Fantinelli 4, Baldasso 24, Cusin, Withers n.e., Totè 11. All. Dalmonte

Arbitri: Rossi, Attard, Galasso

Tiri liberi: VI  17/18; FO 7/10

Falli: VI  16; FO 16

Rimbalzi: VI  35; FO 29

Tiri da 2: VI  17/28; FO 18/30

Tiri da 3: VI  10/36; FO 10/26

Che dire? Poteva essere una mattanza, e ad un certo punto è anche parso potesse essere. Invece, come già troppo volte la Virtus Segafredo ha come mollato con la concentrazione ed ha consentito ad una orgogliosa Fortitudo Lavoropiù di stringere i denti e provare a sperare ragionevolmente nel colpaccio. L’organico estremamente ridotto (presenti Saunders, Withers e Mancinelli solo per onore di firma) le ha tuttavia impedito di realizzare il sogno, mentre proprio negli ultimi istanti le Vu Nere si sono ricordate come si sta sul parquet e con una difesa in stile “europeo” ha chiuso i giochi. Ma non è stata affatto una passeggiata.

In partenza quintetto preventivabili con la Virtus che schiera Markovic, Belinelli, Weems, Ricci e Tessitori; risponde la Fortitudo con Fantinelli, Banks, Aradori, Totè e Hunt. Subito Belinelli a segno ripetutamente, con la F in evidente difficoltà colpita anche in contropiede e poi graziata da errori ripetuti in fase di conclusione dalle Vu Nere. Così quando arriva il bel canestro di Fantinelli, assistito da Aradori, è 7-2. Si fissa per un po’ il distacco, finché iniziano le rotazioni bianconere e il divario va in doppia cifra. A 2’28” dalla sosta è 23-8, Belinelli è già a 13, e Dalmonte è costretto al time out. Ma è una vera tempesta per i biancoblu: con i 3 su 3 ai liberi di Banks in chiusura il primo quarto termina 26-13.

Con Aradori fin qui totalmente fuori partita, la Lavoropiù stenta a trovare fluidità in attacco, anche per la difesa sufficientemente attenta degli avversari. Prova Baldasso a scuotere i suoi, ma le Vu Nere ora sembrano pure divertirsi, arrivando a +17, perché dominando a rimbalzo lasciano davvero poche chance di recupero agli altri. Banks però è il primo dei suoi ad entrare in doppia cifra, mentre la Virtus nella seconda metà del periodo sembra entrare in una fase di rilassamento mentale che permette prima a Baldasso di riportare a soli 10 punti il distacco, poi a Totè e lo stesso Banks di riavvicinarsi a -6. Non è contento Djordjevic, che richiama i suoi a maggior attenzione. Non serve più di tanto: prima una tabellata dall’arco di Baldasso dà il -2, quindi Aradori pareggia in contropiede (condotto forse con eccessiva flemma) sulla sirena: 41.41, dopo un parziale di 4-21. Ma se si cammina invece di correre…

Nella ripresa fa il proprio ingresso Gamble, fin qui l’unico virtussino seduto in panchina, come invece cinque della Fortitudo. Che con Hunt trova il primo vantaggio della serata, 44-45, con Totè che detta l’allungo. La Segafredo insiste nel cercare, spesso invano, la tripla, la Lavoropiù cerca piuttosto i lunghi sotto il tabellone: in pratica, si sono invertite le parti e non è un caso che quest’ultima ottenga un +6. Ma Abass e Pajola, subentrato all’infortunato Markovic, mettono tutt’altra intensità e riportano avanti i bianconeri. Banks non è tuttavia d’accordo: tripleggia e dà il vantaggio Fortitudo all’ultimo intervallo: 60-61. A scherzare col fuoco ci si può bruciare, in casa Virtus è una lezione che evidentemente si fatica tantissimo ad imparare.

Teodosic per primo, che gioca come fosse al campetto, quando invece occorrerebbe tutt’altro pragmatismo. Baldasso invece ha messo i panni dell’eroe, toccando i 24 ad avvio di ultimo quarto. Dalmonte rischia un po’, prendendosi un tecnico dopo non aver condiviso una scelta arbitrale, poi Baldasso perde banalmente la palla a metà campo, cosicché a 5’30” dalla sirena è sospensione biancoblu sul 67-66. Nel frattempo è tornato SanTeo, che segna 10 punti di seguito prima di tornare in panchina sul 72-70. In questi ultimi minuti la Segafredo ricomincia a difendere come sa e la tripla di Pajola le dà un nuovo +7 a 2’16” dalla conclusione. La Fortitudo non segna quasi più, Dalmonte si prende un altro tecnico nell’ultimo minuto (a partita ormai decisa) ed è costretto a tornare negli spogliatoi anzitempo, così termina 81-73 un derby che alla fine ha assunto i toni della stracittadina al di là di ogni previsione. La Segafredo ha giocato come il gatto col topo rischiando più del dovuto, la Fortitudo ha salvato pienamente la faccia con una reazione d’orgoglio quando ormai sembrava spacciata. È stato, insomma, derby vero.

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