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Fortitudo Bologna

Fortitudo: qualche osservazione sul girone d’andata

La Effe chiude la prima metà di campionato a 22 punti, nel calderone delle seste in classifica. Tegola Moore, fuori 2-3 mesi

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Lee Moore crediti Fortitudo Pallacanestro
Lee Moore (©Fortitudo Pallacanestro Bologna)

Alla fine, l’immagine del giro di boa a volte si rivela impropria. Ogni volta che viene utilizzata quest’immagine per intendere che s’è a metà di un percorso, come ad esempio la Fortitudo è a metà per proprio campionato, non posso fare altro che immaginarmi Fantinelli e compagni virare tutto a destra mentre nuotano la 10 km nella Senna. Immagini olimpioniche. Comunque, alle Olimpiadi non siamo, visto che il panorama è quello dell’A2. Che ha raggiunto il proprio giro di boa, dunque.

Il punto sul girone d’andata della Fortitudo

Tutto sommato la vista non è così male. 11 vittorie, 8 sconfitte, delle quali 7 lontano dalle Due Torri e una sola all’ombra di piazza Azzarita, contro quella Pesaro che pareva invincibile, ma che s’è fatto riacciuffare proprio nell’ultima giornata da ben 3 squadre, aprendo la strada a quella che è attualmente una bagarre peggio del palio di Siena. In ‘sto tran tran alla fine è dentro anche la Fortitudo, meno concreta delle altre, a volte, ma tutto sommato ancora aggrappata a un treno dove tanto fa la rendita interna e pesa quella fuori.

Una certa mole l’hanno anche una quantità d’infortuni che basterebbe per impegnare un reparto d’ospedale, visto che ormai Caja ha optato per i cuscini sui gradini delle scale, sui salvagente quando i suoi entrano in doccia e sull’assaggiatore personale che avevano i faraoni nell’antico Egitto per evitare qualsiasi tipo si sventura aggiuntiva.

Sventure che poi puntualmente si verificano, poi, visto che nell’ultima gara la falce che fa fare crack ha colpito il povero Imbrò, che già una volta, da inizio anno, aveva dovuto attendere con pazienza il proprio turno dalla panchina dei sfortunati. E la lista si è allungata oggi, con l’ennesima tegola Moore, le cui analisi hanno confermato un edema osseo. Meglio stare in occhio che non cadano pianoforti dal cielo, in sintesi.

Un bilancio casa-trasferta senza equilibrio

Di gare epiche ammettiamo di non averne viste poi chissà quante, ma di emozioni ce ne sono state. La vittoria sull’Urania, per esempio, con Moretti a mettersi la maschera da Batman e Moore quella di Robin, per una volta. Poi le gare contro Cividale, Verona, Brindisi, Livorno, di quelle da uscire dal Paladozza e chiamare il cardiologo seduta stante, visto che non c’è certezza di arrivare nemmeno al motorino parcheggiato a pochi metri. Meno soddisfazioni fuori: Urania, appunto, poi Pistoia, Mestre, e la lista è bella che finita.

Volendo spagellare quanto visto sinora, sarebbe ingiusto non dare il podio a Sorokas, primo con distacco per rendimento, sbatta e costanza sul parquet per i biancoblù, bravo soprattutto nell’isolare gli sprazzi meno lucidi e nell’essere sempre leader quando c’è da salire in cattedra. Singhiozzo comunque sufficiente da parte di Fantinelli, che nonostante le fatiche fisiche salta sempre fuori dal cilindro quando c’è da fare buone cose, e tutto sommato bene anche la banda cosiddetta gregaria formata da Moretti e Guaiana, che quando vengono chiamati in causa difficilmente non rispondono alla chiamata del professore.

Per il resto, è ancora da capire come si inserirà la Fortitudo nella tonnara che sarà la sgroppata verso la promozione. Sicuramente ci sarà da correre, ma con le ossa rotte anche Bolt farebbe fatica a chiudere la gara, figuriamoci a salire sul primo gradino del podio. Sotto dunque con il prossimo scapolottino, con il treno Harris già passato alla volta della Mongolia e la necessità di riempire una casella che al momento è tristemente vuota. Si riparte domenica, con Roseto, al caldo del Paladozza e con la pancia piena, chiusa la parentesi natalizia. Sperando che pandori e panettoni abbiano portato con sé nuova linfa per le gambe biancoblù.

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