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Fortitudo – Il mercato è ancora soltanto un’opzione?

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Crediti : Valentino Orsini - Fortitudo Flats Service Bologna

“Noi siamo questi, chi pensava a una squadra diversa se ne farà una ragione”. 

Con queste parole nella conferenza stampa Post Partita Coach Caja salutava ieri sera il PalaDozza di Piazza Azzarita, in un clima non più festoso come quello di qualche mese fa, bensì di delusione condivisa. Non soltanto per la sconfitta, arrivata in realtà contro una tra le formazioni più in forma della categoria e in una fase di stagione in cui i biancoblú di contro soffrono la stanchezza e gli impegni ravvicinati. Ma anche per la consapevolezza che il mercato, attualmente, non offre soluzioni, e se le offre non sono adeguate agli obiettivi. Pertanto “Siamo questi” appare una considerazione provocatoria e a tratti rassegnata, ma realistica e obiettiva.

Il tonfo contro Rieti

Blackout come quello della fine del terzo quarto/inizio dell’ultimo di ieri sera se ne sono già visti in questa stagione (Monferrato docet). La Effe, dopo un primo tempo in controllo, semplicemente si adagia sugli allori e si spegne gradualmente, aumentando le distrazioni difensive e peccando di sufficienza in attacco. Forse, quanto meno ieri sera, il problema generale è più profondo: a incidere sono stati errori individuali estremamente ingenui, dei quali Spanghero e Hogue sono riusciti ad approfittare. Ma resta inevitabile la responsabilità di tutto il gruppo, nella gestione del vantaggio, degli ultimi possessi e dei falli sistematici o tattici. Al netto dei meriti di Rieti, che ha comunque concretizzato una rimonta praticamente perfetta, fuori casa e con l’inerzia completamente sponda biancoblú. E degli stessi meriti di Coach Rossi, che ha gestito perfettamente i suoi dal punto di vista psicologico ed ha intuito il ruolo fondamentale di Italiano nell’ultima frazione: il recente ex ha finalizzato la tripla decisiva che è valsa la vittoria finale al Club laziale. A lasciare interdetti i tifosi, però, sono stati alcuni dati, evidenti perché molto pesanti nell’economia della gara: la differenza nelle palle perse e rubate. La Fortitudo ha infatti chiuso con 17 palle perse e 4 rubate, a fronte delle 14 e 10 degli avversari. Statistiche indicative e chiare, che non lasciano spazio ad interpretazioni. Tra disattenzioni, Air Ball e passaggi a vuoto, la Effe è crollata in fretta sotto il macigno delle triple di Raucci e compagni, lasciando qualche perplessità sul prossimo recente futuro. 

Il ritorno di Fantinelli

Tra le note positive di ieri sera vi è comunque il ritorno dolceamaro di Capitan Fantinelli. Assente dal parquet per l’infortunio alla caviglia patito contro Cremona, è tornato dimostrandosi la solita solida pedina chiave in costruzione. Eppure non è bastato. Certo, non è stata l’unica nota lieta, visti i punti di Ogden e Aradori, ma di certo quella più inaspettata. La Effe, senza il suo Capitano, è assodato che cambi volto, dinamiche di gioco ed intensità. Ma se per una stagione regolare intera abbiamo visto una squadra concentrata, calma ma consapevole dei propri mezzi quando Fante era in campo, contro Rieti questa componente è mancata, e i biancoblú sono apparsi per lo più demotivati e stanchi. E quest’ultima riflessione non è casuale e trova conferma, analizzando ieri sera, proprio dai minutaggi. 

L’analisi dei minutaggi

Rieti ha schierato durante il corso del match tutti i propri 11 effettivi: da Ancellotti, a Sanguinetti, passando per Poom e Piccin. Una profondità di Roster ampia che ha permesso il continuo variare di forze fresche. Quando la Effe trovava un parziale di vantaggio importante, Coach Rossi cambiava gli interpreti, aumentando le rotazioni, destabilizzando il sistema di gioco avversario che non è mai riuscito ad adeguarsi alle energie sempre nuove e dagli stili tattici che gli avversari trovavano. La formazione laziale ha portato ben 7 giocatori sopra i venti minuti di permanenza sul parquet, dimostrando con coraggio di poter avere costanti alternative. Di fronte, invece, l’Aquila. Rispettivamente, in ordine di utilizzo: Aradori 40, Freeman 35, Fantinelli 32 (e rientrava come detto da un infortunio), Bolpin 30 e Ogden 26. In sostanza, hanno giocato quasi per 40 minuti in 5. Certo, anche Sergio e Panni hanno giocato, ma il primo senza dare nessun effettivo apporto alla gara, e subentrato solamente per i 4 falli di Ogden realizzati troppo presto. In panchina, inoltre: Conti non ha giocato, Giordano 1 minuto e Taflaj non convocato. Con minutaggi così alti per i titolari, mantenere ritmi di livello per una stagione così lunga composta da tre fasi è pressocchè impossibile.

Il mercato è ancora soltanto un’opzione? 

Se Caja non vede o non crede nelle alternative ai titolarissimi, la soluzione resta il mercato. Nelle scorse settimane, da dirigenza ed addetti, questo è stato però accantonato, per mille motivazioni diverse, tra cui quella di attendere eventuali infortuni per capire se e chi sostituire. E un’altra inerente l’assenza di giocatori su piazza adeguati agli obiettivi. Un’opzione dunque, da tenere in considerazione sì, ma pur sempre un’opzione. A poche settimane dal termine della sessione non sembrano esserci stati ancora movimenti definiti, tranne la parentesi Della Rosa poi sfociata nel nulla. Ma se la Effe ha in mente l’obiettivo (mai dichiarato apertamente, a dire la verità) promozione, non può esimersi dal riflettere al più presto su eventuali innesti. L’alternativa è “restare questi” e, parafrasando Caja, “senza poter fare di più”.

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