Seguici su

Basket

17 Ottobre, il punto su Basket City. È ancora il tempo del pompiere

Pubblicato

il


Dovrebbe riuscire difficile fare il pompiere con una squadra che sta viaggiando come la Virtus Segafredo, da sola in testa alla classifica dopo così tanti anni, imbattuta in Italia ma soprattutto in Europa, anche dopo aver incontrato la prima rivale di sicuro spessore, Andorra. Parrebbe andare davvero tutto bene, per la formazione di Djordjevic, nonostante l’innesto tardivo di Milos Teodosic reduce da un infortunio che speriamo non si dimostri “seriale”. La coppia Teo e Markovic detta i ritmi di un gioco che sta facendo innamorare i propri tifosi, tanto che, come ci rivelava in una chiacchierata Renato Albonico in questi giorni, “non si vede l’ora di tornare a vedere giocare la Virtus al termine di ogni partita”, cosa che non accadeva da tempo immemore. Invece, come già la settimana scorsa, io inviterei i tifosi alla calma. Siamo ancora solo alla quarta giornata di campionato e alla terza di 7DAYSEurocup. Diverse delle contendenti non hanno ancora completato la propria configurazione (è di oggi l’accordo di Venezia con Goudelock) o annaspano ancora nel trovare una forma che alla fine arriverà, vedi Milano; in trasferta la Virtus ha giocato a Pistoia, Ulma e Pesaro, che non sono di certo le avversarie più temibili; il roster non è corto, anzi, ma estremamente dipendente dalla presenza o meno di un giocatore come Teodosic che il fato deve risparmiare da qualsivoglia problema. Intendiamoci, la squadra è forte anche senza di lui, perché Markovic è ancora di livello spaziale, Weems e Hunter sono due da Eurolega di prestigio, Gamble l’altra sera ha dimostrato di poter dire ampiamente la sua; Ricci e Baldi Rossi si stanno proponendo secondo le migliori aspettative, Cournooh sta ritrovando fiducia dopo l’avvio un po’ incerto, Pajola si sta guadagnando la fiducia di tutti,  pure dei tifosi più brontoloni (che sono tanti, in verità). Delia arriverà, non ci sono motivo per ritenere l’opposto. E allora? Allora per costruire una squadra davvero vincente occorre tanta pazienza, perché certi “numeri” devono diventare sistematici, non restare occasionali; una buona alchimia della squadra si raggiunge definitivamente solo dopo aver affrontato prove in situazione di difficoltà (che arriveranno, prima o poi, e lì potrebbe cascare l’asino): mancano, dunque, verifiche imprescindibili per poter emettere giudizi che non siano velleitariamente “da bar”. Intanto il virtussino è giusto che si goda gli assist da sogno della coppia serba, i balletti di Teo che fanno sembrare semplice l’impossibile, la concretezza di Weems, il vigore di Gamble, la classe di Hunter, tutte quelle cose che giustificano il prezzo del biglietto in un palasport un tempo abituato ai gusti raffinati. È interessante vedere cosa comporti la presenza sul parquet in contemporanea di Hunter e Gamble, oltre che della coppia di play, è assai piacevole constatare che in attacco non è indispensabile l’applicazione meccanica del pick’n’roll e che a volte si può vincere anche senza un dominante tiro da tre (magari non ai massimi livelli, ma si può). Purché si resti coi piedi per terra, consci del fatto che non è automatico vincere un torneo che si protrae per l’intera stagione solo perché si è cominciato bene. Una sconfitta presto o tardi arriverà, aspettiamo di vedere quale sarà la reazione. Lì si capiranno molte più cose.

La Fortitudo Pompea una sconfitta l’ha già subita, non sono certo che sia stata metabolizzata nel modo giusto dalla tifoseria (troppe giustificazioni farlocche si sono lette e sentite), credo il contrario dalla panchina. Martino convince ogni giorno di più, mi pare che non sia stato sufficientemente rimarcato l’autocontrollo col quale ha saputo gestire la rimonta contro Treviso. Altri, col suo grado di esperienza, sarebbero miseramente crollati. Da tanto sostengo che sia la prima forza di questa squadra, che anche domenica ha palesato l’inevitabile incompiutezza di chi si affaccia ad una nuova ribalta, per quanto la F sia infarcita di gente più che esperta. Ma l’amalgama si perfeziona col tempo, come sottolineato sopra, anche se i nuovi innesti hanno caratura (proprio bravo Robertson), e rimane l’incognita di una fisicità non esagerata, sebbene altri stiano palesando di essere messi anche peggio. L’attuale classifica non illuda, è figlia di un calendario tutt’altro che impietoso. La Fortitudo sarebbe saggio si premurasse di guadagnare la certezza di esser salva (ottimi questi primi punti in cascina) per poi gara dopo gara scoprire dove si possa arrivare. Un po’ di fortuna non guasterà, vista l’età media dei “boss”, ma credo sia da sottolineare anche la maturità con la quale è stata gestita la fake del litigio nello spogliatoio. Nella città degli spifferi sotto i portici da sempre è uso instillare veleni che alla lunga possono fare male all’ambiente. Sussurri diventano grida e addio serenità, che è ingrediente viceversa fondamentale soprattutto se si è matricola. Potrà sembrare una sciocchezza, ma anche così l’attuale Fortitudo sta dimostrando di essere cresciuta.

Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *