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22 Novembre: il punto su Basket City. Prove di serenità

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Con quella che si può anche definire una mezza impresa, ieri la Virtus Segafredo ha stabilito un piccolo record, avendo raggiunto le sette vittorie consecutive ad apertura di Basketball Champions League, come non era ancora riuscito ad alcuno.

Peraltro, le ultime due vittorie virtussine hanno sostanzialmente confermato alcune cose: la Segafredo di quest’anno è una squadra che ha carattere, che ha uno staff tecnico di qualità e – udite, udite! – che ha un roster completo. Se sui primi due punti parlano i fatti (la tenuta domenica con una Torino mai doma fino al 40° e la capacità di affrontare la bolgia di Patrasso, grazie anche alla sapiente gestione delle rotazioni e a una cifra tecnica che si sta sempre più evidenziando) sull’argomento roster  tifosi e osservatori continuano a dividersi, soprattutto sulle questioni play-pivot. Invece, se si prova ad uscire dagli stereotipi che troppo spesso condizionano taluni giudizi, la coppia Pajola-Cappelletti sta dimostrando che, alternandosi e in pratica sommandosi, riesce a dare un contributo che risolve in pieno il problema del cambio del play. Con caratteristiche differenti (ma anche un’anagrafe diversa) i due giovani stanno dimostrando di meritare la fiducia che la società ha riposto in loro e di avere doti che in prospettiva potrebbero valere qualcosa di più di un ruolo da semplice cambio. Ricordiamoci che sono, di fatto, due esordienti a questo livello, uno appena diciannovenne, l’altro uscito da una serie dolorosa di infortuni, ma fin qui paiono una delle scelte più azzeccate dalla dirigenza Virtus per quello che potrebbero diventare in un anche immediato futuro. Sulla coppia di centri e sulla storia dei rimbalzi la gente si sta forse ricredendo maggiormente. Anche qui, carta canta: ieri sera  33 rimbalzi a 28, con Torino 38 a 37. Ieri sera, Qvale 16 punti, 12 rimbalzi e 21 di valutazione; Kravic, 13 punti in 12 minuti, 5 rimbalzi e 17 di valutazione. Questa è una coppia di tutto rispetto, pressoché complementare nelle caratteristiche, sicuramente migliorabile, giacché non stiamo parlando di Shaq e Jabbar, ma qui non siamo neanche in NBA. In attesa del rientro di Martin e del completamento del recupero di Qvale, il percorso virtussino procede dunque nei modi che solo i tifosi a prescindere si sarebbero potuti aspettare.

E allora, su cosa si potrà fare polemica, come è indispensabile che sia sui social, che hanno di fatto sostituito il Pavaglione? Su un paio di partite che verranno giocate alla Unipol Arena invece che al PalaDozza. Senza voler alimentare inutilmente una polemica a dir poco sterile, se non inopportuna, si può ricordare che, dati alla mano, non è che il  decantato effetto campo del PalaDozza abbia portato così tanti risultati in più dell’arena di Casalecchio? Certo, sul piano scenografico l’effetto è totalmente diverso, chiaramente la partita si vede meglio nella maggior parte dei settori, ma la crescita, quindi il destino, di una società professionistica non può prescindere dai fattori economici che a suo tempo praticamente obbligarono al trasloco da Piazza Azzarita. La società Virtus Pallacanestro sta provando a lavorare al meglio anche in questo senso, concediamole la serenità per fare i propri esperimenti senza creare inutili bagarre.

In casa Fortitudo invece si deve dire che meglio di così le cose non potrebbe assolutamente andare. Primi in classifica imbattuti, demolita in casa sua l’ipotetica ultima contendente rimasta, si moltiplicano gli interventi di “esterni” (tipo Manetti Bros o Lodo Guenzi) che ne glorificano le “magnifiche sorti e progressive”. È acclarato come quest’anno il tasso tecnico della Lavoropiù non abbia potenzialmente rivali, i punti di distacco dalle seconde stanno creando un solco difficilmente colmabile, però attenzione: il campionato di A2 può riservare mille sorprese  e come ripete costantemente Martino ma ha sottolineato recentemente anche Piero Bucchi siamo solo a novembre, non è il caso di infiammarsi esageratamente. La nuova formula aiuta, permettendo alla prima in classifica finale di saltare i play off, ma occorre che la Fortitudo non  trovi al proprio interno, a questo punto, gli ostacoli maggiori, che potrebbero chiamarsi frenesia nelle aspettative dell’ambiente e anagrafe. Sono incognite, nel caso, superabili solo con la tenacia di un gruppo che Martino sta effettivamente costruendo attorno a sé con grande maturità. Anche in questo caso, lasciamolo lavorare con serenità.

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