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Francesca Pasa, l’intervista del podcast “LBF Open Mic”

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FIBA

Nel podcast “LBF Open Mic” è stata recentemente registrata la puntata “Virtus, que Pasa!”, dove è stata intervistata la playmaker della Virtus Bologna Francesca Pasa. La classe 2000 bianconera ha raccontato alcuni scorsi della propria carriera cestistica e non solo.

Francesca, parliamo di un episodio che ti ha vista protagonista un mese e mezzo fa, la tripla al Palaromare di Schio che vi ha fatto espugnare un vero e proprio fortino, dove quest’anno ha visto solo il DVTK.

«In realtà dal punto di vista statistico non avevo giocato bene in quella partita. La palla me l’ha passata Cecilia, che stava facendo una prestazione superlativa ed era già a quota 10 assist. È stato inaspettato ma molto emozionante».

Proprio contro Schio avete vinto la SuperCoppa, primo trofeo della Virtus Bologna.

«A fine partita io e Ivana ci siamo abbracciate per dieci secondo e continuavamo a ripeterci “Finalmente, finalmente…” Aspettavamo questo momento da 3 anni, e Schio ci ha sempre messe in difficoltà nelle finali che abbiamo disputato. Iniziare la stagione in questa maniera è una vera e propria iniezione di fiducia».

Sei crescuita enormemente rispetto allo scorso anno: cosa è cambiato?

«Ho più spazio, sento la fiducia del mio coach e delle ragazze. La squadra è pressoché la stessa dello scorso anno, quindi siamo molto coese in campo e fuori. Il nostro staff è attentissimo ai dettagli, svolgiamo molto lavoro in maniera individuale per superare le nostre difficoltà».

Parlando dei tuoi inizi nel mondo della pallacanestro, la prima squadra in cui hai giocato è stata Ponzano, passando poi per San Martino di Lupari e infine la Virtus.

«Ho iniziato quando avevo 8 anni a Montebelluna, mi sono avvicinata al basket perché la compagna di mio padre seguiva una squadra di atleti disabili, per cui mi recavo in palestra con lei. Subito dopo si allenava il minibasket, per cui mi sono incuriosita e ho iniziato a giocare».

A Ponzano hai vissuto la promozione dalla serie B all’A2, per passare poi a San Martino di Lupari, una piazza storica, dove hai disputato anche i campionati giovanili.

«A Ponzano sono arrivata quando avevo 14 anni, al tempo della promozione 18. L’anno prima perdemmo i playoff per un pelo, e salire in serie A2 è stato il completamento di un percorso bellissimo. A San Martino il primo anno giocato anche in under 18, mentre l’ultimo solo in serei A1. Fu una chiamata che arrivò in un momento perfetto della mia vita, San Martino punta da sempre sui giovani. Sentivo che c’erano persone che credevano in me, mi sono sentita apprezzata, di conseguenza coinvolta nel progetto e spronata sempre più a migliorare».

Francesca Pasa non è solo basket, perché ti sei recentemente laureata. Come vedi il tuo futuro?

«Ho finito un bel percorso, anche se con un anno di ritardo. Mi sono iscritta alla facoltà di Scienze delle Comunicazioni a Padova mentre giocavo a San Martino, non sono mai riuscita a frequentare i corsi in presenza ma sono riuscita finalmente a chiudere bene. Reputo la laurea molto importante, nell’ottica di avere qualcosa in mano nel futuro. Per adesso sono serena, fortunatamente ho ancora tanto tempo per giocare allo sport che amo e penso di essere solo all’inizio».

Ricordi il tuo esordio in serie A1?

«Certo, fu a Chianciano Terme nell’anno in cui disputavo due campionati. La sera prima avevamo giocato a Carugate, e di notte io ed altre ragazze viaggiamo in pulmino verso Chianciano: arrivammo alle 5 del mattino. Nonostante tutto fu un esordio emozionante, del quale ho un bellissimo ricordo».

Nel giro di pochissimo tempo hai elevato alla potenza il tuo livello di gioco, diventando il play titolare di una squadra di EuroLega.

«Sfortunatamente non sono una ragazza ambiziosa, ho sempre giocato perché mi piaceva farlo. Mi vivo i momenti, quando ero piccola mi rimproveravano perché non ero mai troppo preoccupata delle sconfitte. Da quando sono a Bologna ho iniziato a realizzare che forse giocare a basket potrebbe essere la mia vita, per cui lavoro con molta più costanza sui miei limiti».

Passando al discorso “azzurro”, ti stai approcciando ora alla realtà della Nazionale, che disputerà nel 2025 gli Europei anche nella città di Bologna.

«Non sono mai stata in nazionale giovanile, la prima chiamata con la Maggiore è arrivata la scorsa estate: il primo impatto è stato emozionante, così come lo è stata la chiamata di quest’anno per il raduno per le qualificazioni all’Europeo. Stavolta ero più preparata, perché si trattava di una cosa che speravo e cercavo da tempo. Purtroppo, mi sono infortunata poco prima, per cui non ho potuto giocare ancora nessuna partita ufficiale. L’idea dell’Europeo a Bologna è emozionante, qui è come una seconda casa per me, è la città perfetta in cui vivere».

Una partita alla quale sei particolarmente legata?

«La SuperCoppa di quest’anno, aspettavamo da tanto il primo trofeo per il nostro club».

La sconfitta più difficile da digerire?

«La finale dello scorso anno: volevamo vincere, e perdere per due anni consecutivi è stato complicato da gestire. Certamente dalle sconfitte si impara di più».

L’avversaria più difficile da marcare?

«Giorgia Sottana, una giocatrice la cui carriera parla da sé, nei momenti decisivi lei sa sempre cosa fare».

Segui la categoria maschile?

«Da quando sono a Bologna ho iniziato a seguirla di più, specialmente l’EuroLega, mi piace molto».

Quale movimento è stato più difficile da imparare per te?

«Diciamo che dovevo migliorare il tiro da tre, ma mi sono resa conto che si trattava di una questione di consapevolezza, quando inizi a fare canestro ti sciogli e le cose vengono con più naturalezza».

Il posto più bello che hai visitato grazie al basket?

«In realtà quando viaggiamo non abbiamo molto tempo per girare, lo scorso anno quando andammo in Grecia a giocare con l’Olympiakos la mattina avevamo del tempo libero e andammo a vedere il tempio, è stato davvero bello».

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