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La Virtus torna al successo con una prestazione maiuscola – 18 Mar

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ilrestodelcarlino.it

 

 

Il finale non tradisce. La Segafredo si impone per 66-70 (parziali: 24-23, 41-41; 51-59).

 

GERMANI BS: Moore 6, Hunt 12, Mastellari n.e., Vitali L. 11, Landry 8, Ortner 2, Veronesi n.e., Traini, Vitali M. 22, Sacchetti 5. All. Diana.

SEGAFREDO BO: Gentile A. 19, Jurkatamm n.e., Umeh 5, Pajola 1, Baldi Rossi 6, Ndoja n.e., Lafayette 11, Aradori 13, Gentile S. n.e., Berti n.e., Lawson, Slaughter 15. All. Ramagli

 

Successo di prestigio per la Segafredo, abile nell’espugnare il fortino bresciano dove solo Sassari era riuscita a vincere la truppa di coach Diana. Una gara di sostanza e attenzione quella dei bianconeri che questa volta hanno saputo gestire con attenzione un finale nuovamente concitato, senza incorrere in quegli scivoloni che troppe volte in stagione hanno lasciato l’amaro in bocca.

Il ritmo gara è da subito forsennato, non c’è spazio per inutili chiacchiere tra due compagini che, ormai, si conoscono a menadito. Hunt e Slaughter non se le mandano a dire sotto le plance, dalla distanza si accende invece la sfida tra Aradori e Landry. Guidati dal solito A. Gentile, i bianconeri dettano le regole di un match duro e senza tregua, prima che le bombe dell’ex M. Vitali consentano a Brescia di ritrovare il comando delle operazioni. Di Moore e Landry le giocate con cui i padroni di casa tentano l’allungo ma il n. 0 ospite risponde colpo su colpo. Sale in cattedra l’altro ex di giornata, L. Vitali, piazzando la tripla del massimo vantaggio sul 22-18, ma sul finire di frazione è Aradori a riportare a stretto contatto i suoi (24-23). La difesa ospite serra i propri ranghi. Le palle recuperate e la lotta a rimbalzo permettono all’attacco di trovare soluzioni in ritmo, di cui Umeh è maestro. La sua bomba vale il sorpasso, ma sul fronte opposto Sacchetti risponde con la stessa moneta. Il bombardamento continua su ambo i fronti, lasciando invariate le distanze. Bologna tenta l’allungo trainata da un efficacissimo Lafayette, ma è ancora il tiro pesante della Germani a respingere gli assalti bianconeri. Le energie spese sono tante e la confusione regna sovrana su entrambe le metà campo. La parità a quota 41 non fa dormire sonni tranquilli a nessuno. C’è spazio solo per un improvviso surriscaldamento degli animi che produce un doppio tecnico fischiato ad Hunt e Lafayette sulla via degli spogliatoi.

 

Al rientro in campo è solo Virtus. Guidati da un ispiratissimo Slaughter, autore di ben sei punti di fila a cui si aggiunge una dominanza evidente nel pitturato, gli ospiti trovano prima il sorpasso (49-50), poi cambiano marcia in ambo le fasi, portando il distacco a 10 lunghezze grazie alla bomba di Lafayette. Il jumper di Sacchetti non basta alla Germani, le cui conclusioni continuano ad infrangersi su ferro e muro bianconero. Al 30’ Ramagli band avanti sul 51-59. La volata finale si apre con le bombe dei fratelli Vitali che riaccendono la speranza bresciana. Gli ospiti non demordono, lottando su ogni pallone e predicando calma come da sagace suggerimento del condottiero Ramagli. La palla pesa ed il gap di soli 5 punti (57-62) sembra congelato. Nel momento più delicato A. Gentile si inventa una tripla di importanza capitale, seguita immediatamente da quella di Lafayette. L’uno-due del pugile bianconero sembra poter essere il colpo del KO, ma come il miglior “Rocky Balboa”, Brescia prima incassa poi risponde con la stessa moneta per mano del solito M. Vitali. A poco più d 1’ dal termine Brescia è nuovamente a -4, distacco poi dimezzato dal layup di Moore a soli 6” dall’ultima sirena. Sulla Segafredo aleggiano i fantasmi del recente passato, ma questa volta il cattivo presagio non ha la meglio. La Germani spende fallo su Aradori che beneficia così di due liberi fondamentali. La mano del nazionale non trema e con estrema precisione spinge entrambe le conclusioni in fondo alla retina. Finisce qui. La sirena finale sancisce il successo ospite per 66-70.

 

Una vittoria di importanza capitale. Serviva una scossa positiva all’intero ambiente ed è arrivata al termine di una prestazione solida ed in continuo crescendo. Contro tutte le difficoltà del momento, gli infortuni che stanno continuando a spezzare il lavoro quotidiano ed i pronostici che di certo non erano favorevoli, la Ramagli band ha saputo trovare le energie giuste per dimostrare il proprio valore. Vero, una rondine non fa primavera, ma se tale attitudine e durezza mentale, soprattutto, rimarranno costanti, gli obiettivi fissati e dichiarati potranno forse essere raggiunti senza se e senza ma. Ai posteri l’ardua sentenza.

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