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Santucci: «Ci meritiamo di fare un bell’Europeo, per noi e per il movimento»

Intervista a Mariella Santucci, bolognesissima playmaker della Nazionale femminile, a un passo dal sogno dell’Europeo casalingo

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Mariella Santucci crediti Italbasket
Mariella Santucci (©Italbasket)

Bologna si prepara a diventare una delle capitali europee del basket femminile. Women’s Eurobasket 2025, ormai davvero alle porte, porterà con sé 3 giorni di festa cestistica a Bologna, tra le mura di un Paladozza agghindato a festa per un evento così prestigioso. Bologna, Basket City, ma per qualcuno qualcosa di più: semplicemente casa. Dopo l’intervista a Olbis André, vi proponiamo la nostra chiacchierata con Mariella Santucci, che nonostante il suo lungo andare e venire, anche oltreoceano, porta sempre con sé le sue torri e i suoi colori. Entrata in corso d’opera coi colori azzurri in seguito al tremendo infortunio della compagna (e soprattutto amica) Matilde Villa, Mariella è in lizza per ritagliarsi un posto tra le convocate all’Europeo. Un evento che avrebbe un sapore ancora più dolce per lei, chiamata a fare i veri “onori di casa”. Ecco la nostra intervista a Mariella Santucci.

Le parole di Mariella Santucci: Europeo alle porte

Ciao Mariella, la preparazione per Women’s Eurobasket sta per finire. Il ciclo di amichevoli è stato positivo?

«Io sono arrivata in corsa, per cui ho salutato la parte del raduno che si è svolta in Belgio. Ho disputato le amichevoli a Palma, a Brno e con il Montenegro ieri a Bologna. All’inizio della preparazione abbiamo avuto bisogno di tempo per rientrare nel sistema di gioco. É vero, siamo partite male, ma in realtà stiamo giocando sempre meglio, trovando i nostri equilibri. Abbiamo fatto una bella evoluzione. Zandalasini è arrivata da poco (impegnata in WNBA, ndr), ma sapeva benissimo i meccanismi del gioco e il suo rientro è stato più che positivo».

Vieni dalla bella soddisfazione del tuo career high (16 punti) con la Nazionale in amichevole contro la Cechia.

«É stato un bel momento, non me l’aspettavo. Credo sia frutto del fatto che mi trovo molto bene con questo sistema di gioco. Stiamo facendo le cose fatte bene e ogni allenamento è come se fosse l’ultimo prima dell’evento. Con il Montenegro siamo partite con intensità media, poi abbiamo preso il ritmo e le abbiamo staccate: ci siamo impegnate al massimo anche perché sapevamo che sarebbe stata l’ultima partita prima dell’europeo».

Come hai detto, il tuo è stato un arrivo in corsa dopo l’infortunio di Matilde Villa: chi se non meglio di te per sostituirla, dato che non molto tempo fa hai superato anche tu un infortunio così brutto.

«Il destino è strano. Mi dispiace un sacco, sia perché è parte integrante della nazionale, sia perché è una mia super amica. Un infortunio come il suo l’ho vissuto e so cosa vuol dire passare un momento così, non lo augurerei a nessuno. Se mi convocheranno vorrò la sua maglia, voglio averla con me. Matilde ha fatto tanto per la nazionale, con il suo talento e la sua immagine è un esempio per il basket femminile. É giovane, io mi sono ripresa bene, lei si riprenderà benissimo, so gli step a cui andrà incontro. Per me sarà un’opportunità per riscattare il suo nome, siamo anche compagne a Venezia da 3 anni».

Se arriverà la convocazione giocherai l’Europeo a Bologna, casa tua.

«Per me significherebbe davvero tanto. Bologna è la mia città, io e Olbis (Andrè, ndr) ancora non ci capacitiamo, a volte ci guardiamo come se non ci fossimo ancora rese conto di essere qui. É troppo bello. Bologna è Basket City. Personalmente per sarebbe ancora più speciale, perché la partita d’esordio sarebbe proprio il 18 giugno, giorno del compleanno mio, di mio padre e di mio nonno, che mi ha lasciato due mesi fa e che mi ha sempre detto che non aspettava altro che venisse giugno per potermi vedere giocare qui a Bologna».

Che rapporto “cestistico” hai con Bologna?

«Per me tutto è partito da qua, ho iniziato in una squadra maschile e qui ho iniziato la mia formazione. Il mio percorso evolutivo, però, è stato fuori da Bologna, prima ancora che nascesse una realtà come la Virtus femminile. Devo tanto alle squadre dove ho giocato dopo Bologna, sia cestisticamente che personalmente. Lasciare la propria casa è sempre una sfida. Sono rimasta comunque molto legata alla città. Qui ho vinto scudetti giovanili, e le mie ex compagne sono ancora le mie più care amiche. Quelli alla Magika sono stati anni super».

Paladozza: che ricordi ti porta alla mente?

«In realtà non ho mai giocato al Paladozza! A pensarci ho i brividi, lì andavo a vedere i derby, è un palazzetto bellissimo in centro a Bologna ed è a pochi minuti da casa mia. Sono molto carica, spero davvero che tanta gente venga a vederci e a fare il tiro. E poi vorrebbe dire che verrebbero i miei familiari, mia nonna, i miei amici…».

A 19 anni per te è arrivata l’occasione oltreoceano delle Toledo Rockets.

«Lì il basket è tutt’altra cosa, allora capii che volevo rendere la pallacanestro il mio lavoro. Ho anche capito cosa significa veramente il basket femminile, è considerato uno sport con suo ruolo. Certo, è stato molto impegnativo a livello fisico ma soprattutto dal punto di vista mentale, dato che sono stata proiettata in un’altra cultura. A livello umano mi ha dato tanto, mi sono creata una sorta di mondo tutto mio, fuori da tutto. Finiti i 4 anni, non essendoci un campionato intermedio con la WNBA, sono tornata in Italia».

Hai poi continuato la tua carriera tra Ragusa e Venezia, dove sono arrivati due terribili infortuni…

«Tornata dall’America mi sono trasferita a Ragusa, una squadra che mi ha dato modo di crescere scommettendo su di me, rendendosi poi la mia seconda casa. É stato il mio trampolino di lancio verso Venezia, dove è iniziata una fase diversa della mia carriera. Ho subito diversi infortuni, ma ho avuto anche la possibilità di giocare in tornei prestigiosi come l’Eurocup o l’Eurolega. Il primo infortunio mi ha tenuta ferma 4 mesi, il secondo 9… L’anno appena trascorso è stato il primo completo, sono stata bene e per me è stato quello definitivo di consacrazione. Sono rimasta ferma a lungo, ma sono felice di aver dato una mano anche io nell’anno in cui rientrai dopo il lungo infortunio, mettendo il mio mattoncino nella finale scudetto».

Cosa vuol dire tornare in campo dopo un infortunio del genere?

«É stato liberatorio. Volevo dare assolutamente il mio contributo anche in campo, con la mia presenza, e volevo riscattarmi. Sopportare quel periodo mentalmente è stato molto complicato, perché sei sempre nel dubbio se tornerai forte come prima. Quest’anno sono stata bene e sono riuscita finalmente a lasciarmelo alle spalle» continua Santucci.

Tu che sei di Bologna avrai certamente seguito la vicenda della chiusura della Virtus femminile…

«Sì, è stato molto triste vedere come sono finite le cose. Era una squadra in crescita e si era resa un punto di riferimento importante per il basket femminile, sia per il club che per le giocatrici».

Cosa manca, secondo te, a Bologna per consacrarsi in modo stabile come città di basket anche femminile dopo la parentesi bianconera?

«A Bologna ci sono tante squadre maschili di alto livello, non solo di basket, ma anche di altri sport. Penso che la soluzione migliore sarebbe ripartire dalle basi, creare un movimento sostenibile che un domani possa sopportare una squadra senior. Uscire dal nulla è complicato per chiunque, se invece parti da 0, dalle scuole, puoi far conoscere il basket femminile un passo alla volta e creare un movimento. Mi auguro che l’Europeo possa essere un punto di partenza importante».

Torniamo all’Europeo: dove può arrivare l’Italia?

«Sarà una bella sfida, speriamo di riuscire a esprimerci al meglio. Ce lo meritiamo, sia noi ragazze che il movimento, che ha molte aspettative su di noi. Se giocheremo il nostro basket possiamo sicuramente fare bene, sarebbe bello che ci fosse tanto pubblico a darci una mano. Le squadre del girone le temiamo tutte e 3, sono molto fisiche e nei gironi di qualificazione si sono comportate molto bene. La Serbia è la Serbia, ma anche le altre due sono culle di pallacanestro ad altissimi livelli».

Santucci insieme alla compagna Kacerik crediti Italbasket

Santucci insieme alla compagna Kacerik (©Italbasket)

Velocissimo off-topic: da bolognese ha sicuramente vissuto l’esperienza dei playground.

«Sì, ho giocato qualche hanno fa! Ogni anno sono lì, i Gardens sono casa mia da quando ero veramente piccola. Con le altre Azzurre verremo a salutare prima dell’inizio dell’Europeo e torneranno anche alcune ragazze nel corso delle partite. Trovo molto bello il gesto di fermare il torneo femminile nelle serate in cui giocheremo per darci spazio, sono diversi anni che fanno tanto in termini di visibilità per il basket femminile».

Ultima domanda: Virtus o Fortitudo?

«Non so risponderti! Mio papà ha giocato per entrambe, io faccio il tifo per rivederle insieme in serie A1. Ricordo i derby, erano davvero da brividi» termina Santucci.

E allora grazie, Mariella, siamo sicuri che ci renderete orgogliosi. E Basket City sarà davvero Basket City, anche al femminile, per 3 meravigliose sere.

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