Virtus Bologna
L’affascinante storia della Virtus Pallacanestro. Nona puntata.
Giarella, un uomo Virtus. Achille Baratti, un dirigente illuminato. La Madonna del Ponte.
In quella Virtus che arrivò nella massima serie c’era anche il mitico Giarella. Il suo vero nome era Natale Tancredi, ma nessuno lo chiamava così. Aveva gareggiato per la Virtus, sezione Atletica, agli inizi del ‘900. Nel 1927 è iscritto nell’albo d’onore avendo compiuto i vent’anni nel sodalizio. Con l’avanzare dell’età diventò il massaggiatore di tutti gli atleti Virtus. Fu così che, con la nascita della palla al cesto, i cestisti delle V nere si ritrovarono affiancati da questo personaggio. Era un anticipatore della figura del preparatore atletico, ma anche amico cordiale e divertente che seguì le V nere fino al periodo della Sala Borsa.
Giarella ricordato in tanti modi
Venne a mancare nel 1958, quando ormai la pallacanestro bolognese si era spostata da un paio d’anni al Palasport di Piazza Azzarita assumendo una dimensione più moderna. Per commemorarlo si disputò negli anni seguenti una corsa campestre la Coppa Giarella, riservata agli studenti mai tesserati, con grande partecipazione. Pochissime le testimonianze che riportano il suo vero nome “in aggiunta” al soprannome. Una foto che lo ritrae atleta e una lastra che riporta il suo nome nella chiesa della Madonna del Ponte, dove c’è il Sacrario del Cestista, ricco di storia della pallacanestro e in particolare della Virtus.
Achille Baratti, Virtus e non solo
Fu voluto da Achille Baratti, vice presidente della Federazione Pallacanestro Italiana, dirigente della Virtus, autore nel 1971, insieme a Renato Lemmi Gigli del libro celebrativo dei 100 anni della Virtus, Il Mito della V nera, ma anche fondatore della Cestistica Bologna (meglio nota come Fontana). Nacque come Sacrario del Cestista Emiliano, per poi assumere col tempo carattere nazionale e la Madonna del Ponte oggi è Patrona della pallacanestro italiana. L’inaugurazione del Sacrario del Cestista si svolse il 29 luglio 1956 e la cerimonia fu incentrata su una staffetta di 60 tedofori che trasportarono la lampada votiva, con partenza dal Santuario di San Luca alle 5,30, fino alla chiesa della Madonna del Ponte.
Gli ultimi tre tedofori
Gli ultimi tre tedofori, che compirono l’ultimo chilometro furono tre giocatori delle squadre bolognesi nella massima serie. Carlo Negroni, campionissimo e capitano della Virtus. Rino di Cera del Gira, ma che qualche anno prima, nella stagione 1951/52 aveva disputato, in prestito alle V nere, il Torneo del Centenario a Bruxelles. Paolo Conti del Motomorini, che poi a partire dalla stagione 1959/60, sarebbe diventato per tre annate un punto di forza della Virtus e si è affermato poi come importante artista. Ho raccolto anche la testimonianza di uno degli altri tedofori. Franco Gironi che iniziò nella juniores del Gira, ma poi giocò nelle giovanili Virtus e anche in prima squadra in amichevoli disse: “Portai la lampada per un chilometro e fu un’esperienza bellissima. Quando ci fu la celebrazione del quarantennale andai con mia moglie, c’era Serafini, ma nessuno della mia epoca, rimasi un po’ deluso”.
Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook
