Virtus Bologna
L’affascinante storia della Virtus Pallacanestro. Sedicesima puntata.
La famiglia Negroni. Il padre Mario, I figli Carlo e Cesare. Il secondo scudetto della Virtus arriva subito dopo il primo.
C’è l’urgenza di un nuovo campo. Il primo giorno di dicembre del 1946 la Virtus, campione d’Italia in carica, fa il suo esordio nel campionato 1946/47. È la sua prima partita giocata nella Sala Borsa di via Ugo Bassi. Dalla cronaca del tempo: “Nel tardo pomeriggio, alle 18, i cestisti della Virtus, campioni d’Italia, disputeranno la prima partita del massimo campionato di pallacanestro ospitando il Foligno. La partita avrà luogo nel salone della Borsa Commercio di via Ugo Bassi. La Virtus preannuncia la seguente formazione: Vannini, Bersani, Ferriani, Girotti, Rapini, Cherubini, Negroni Cesare, Negroni Carlo”. Diventerà un luogo leggendario, il campo di casa, dove le V nere disputeranno dieci campionati, vincendone cinque (i primi tre e gli ultimi due). Quando non riuscirono a vincere, vi stabilirono record impressionanti, come le trentacinque partite casalinghe consecutive vinte tra il 1949/50 e il 1952/53. All’esordio Carlo Negroni, figlio di Mario, presidente in quel periodo della sezione pallacanestro che era stato Segretario Generale della S.E.F. Virtus e tornerà ad esserlo, insomma quel Mario Negroni a cui i ragazzi dell’atletica andarono a chiedere il campo nel 1929.
L’idea della Sala Borsa
A suggerire al padre la Sala Borsa come campo per la Pallacanestro fu proprio Carlo, che vincerà tutti gli scudetti conquistati in via Ugo Bassi, come lui stesso ci raccontò pochi mesi fa: “Quando dopo la guerra ci fu la necessità di trovare un campo che sostituisse la non più disponibile Santa Lucia, fui io durante un ballo in Sala Borsa ad avere l’idea che avremmo potuto giocare lì. Mio padre che era anche Presidente della Provincia si attivò e quello divenne il campo di tanti successi”. Carlo Negroni, detto Carlito, classe 1925, uno dei più vincenti nella storia Virtus, è stato anche tra i primi ad avere quell’istinto vincente che lo portò a segnare canestri decisivi, in particolare lontano da Bologna, nelle gare più difficili.
Carlo Negroni, un vincente
Già al suo primo anno segnò il canestro vincente sul campo del Muro Torto a Roma. Nel 1953 le Vu nere parteciparono al torneo di Mulhouse e prevalsero 49-47 in finale sulla squadra di casa. Il canestro decisivo fu segnato proprio da Carlito. In Francia il 9 gennaio 1948, con la nazionale a Parigi fu decisivo dalla lunetta allo scadere. Canestri decisivi soprattutto in trasferta, perché in casa c’era l’emozione, le ragazze venivano a vederlo, quel soprannome Carlito se lo era dato anche per rendersi più interessante. Soprattutto c’era il pensiero di arrivare per primo all’unico lavandino degli spogliatoi finita la partita, per rendersi più presentabile all’uscita dove le ammiratrici aspettavano i giocatori. Se ne è andato a 99 anni nel luglio 1924 e riposa al cimitero della Certosa.
Cesare Negroni
In campo nella Virtus c’è anche il fratello di Carlo, Cesare, di cinque anni più anziano, non aveva la classe di Carlo, ma contribuì comunque alla conquista di due scudetti e rimase sempre un innamorato della V nera. Abitava e lavorava a Rimini (alla Sacramora), amava uscire in mare sul suo motoscafo rosso, parlava a tutti della sua Virtus, come quella volta che annunciò l’arrivo di Jim McMillian a fine anni Settanta, non il McMillen di qualche anno prima, uno più forte, Sembrava impossibile, ma aveva ragione lui. La domenica pomeriggio correva a Bologna o in trasferta per assistere alla partita. Ogni partita casalinga lo vedeva partire da Rimini direzione Piazza Azzarita e così fece il 26 novembre 1980. La Virtus sconfisse Cantù 93-84, il “suo” Jim fu il migliore realizzatore della partita con 24 punti, ma fu l’ultima volta per Cesare Negroni: subito dopo la gara un infarto lo portò via a soli sessant’anni.
Il campionato 1946/47 della Virtus
In quel secondo campionato dopo la guerra, con i fratelli Negroni c’erano il capitano Vannini, Cherubini, Bersani, Ferriani, Rapini e Girotti, non più gli anziani Dondi, Calza e Faccioli che con lo scudetto di Viareggio avevano chiuso la loro estate agonistica. Il girone G, con Pallacanestro Fiorentina, Stamura Ancona (la società dove è cresciuto il play di oggi Pajola), Foligno e Libertas Pesaro, è vinto senza macchie: otto vittorie, sedici punti, contro i nove della seconda. Nel girone di semifinale le cose sono un po’ più complicate: due vittorie agevoli contro il Genoa, ma il vero avversario è il Como. In riva al lago i bianconeri perdono 34 a 32 e diventa decisiva l’ultima sfida a Bologna, il 5 giugno. Il 27 a 22 finale qualifica la Virtus alla fase successiva; a parità di successi, il maggiore divario ottenuto dai bolognesi in casa li porta al girone finale.
Il girone finale
Si comincia malissimo, con una sconfitta interna contro la Ginnastica Triestina, 27 a 30. La domenica seguente le V nere si riscattano vincendo a Roma contro la locale Ginnastica: il 33 a 31 è merito soprattutto di Rapini che mette a segno 13 punti, ma il canestro decisivo al campo del Muro Torto, come abbiamo visto è merito di Carlo Negroni a dieci secondi dallo scadere. Un altro successo esterno, a Venezia contro la Reyer, 36 a 23, chiude il girone d’andata. Il ritorno si apre con terza trasferta consecutiva, a Trieste dove finisce con un rocambolesco 29 a 29. Il 27 luglio a Bologna la Ginnastica Roma non si presenta e le V nere vincono 2 a 0 per rinuncia. A una giornata dal termine bolognesi e triestini sono a pari punti in testa con 7 punti, segue la Reyer con 6.
Rocambolesca ultima giornata
L’ultima giornata è in programma il 3 agosto, ma la Reyer non si presenta a Bologna, così le V nere ottengono un’altra vittoria per rinuncia. Un forfait che taglia fuori i veneziani, ma Trieste è ancora in corsa: una vittoria a Roma porterebbe Virtus e Ginnastica Triestina a doversi contendere la vittoria in una gara supplementare, ma succede l’imprevedibile: i padroni di casa, fanalino di coda senza nessuna vittoria e con un punto di penalizzazione per non essersi presentati in Sala Borsa, battono gli avversari 28 a 26, consegnando così lo scudetto alla Virtus.
Nei primissimi giorni di gennaio al Torneo Internazionale di Nizza tre vittorie consecutive qualificano la Virtus per la finale. Si tratta del più importante torneo d’Europa a livello di club ed è quindi di grande risonanza il secondo posto che Vannini e C. riescono ad ottenere. In finale poco da fare contro la classe superiore della squadra campione di Francia, la Sainte Marie la Guillotière di Lione. La superiorità del basket francese si riconferma il mese dopo in Sala Borsa, il 16 febbraio 1947. Bologna ospita per la prima volta un incontro della Nazionale azzurra nella quale trovano posto quattro virtussini. Marinelli, Vannini e gli esordienti Bersani e Ferriani.
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