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Virtus Bologna

L’affascinante storia della Virtus Pallacanestro. Trentatreesima puntata.

Torna Terry Driscoll, arriva Charly Caglieris ed è subito scudetto. In Coppa Korac impresa della Virtus contro il Partizan Belgrado. Fiero Gandolfi.

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Virtus Pallacanestro Trentatreesima puntata. Manca poco al termine della gara scudetto: Dan guarda preoccupato il cronometro ma i ragazzi stanno già facendo festa.
Manca poco al termine della gara scudetto: Dan guarda preoccupato il cronometro ma i ragazzi stanno già facendo festa.

A fine stagione Tom McMillen lascia ovviamente la Virtus, lo attende una lunga carriera tra i professionisti, poi un’altrettanto importante vita politica, fu senatore. A Bologna, in vista della stagione 1975/76 arriva un viso già noto per avere giocato nella Virtus qualche anno prima, Terry Driscoll, maturato e ancora più forte. Cambio anche in cabina di regia, parte Albonico e arriva dai cugini Charly Caglieris, play di grande talento.

La moneta contro Siena condanna la Virtus

Dopo la vittoria all’esordio con la Snaidero Udine, arrivano cinque sconfitte consecutive di cui una a tavolino in casa contro la Mens Sana. La vittoria bianconera è vanificata dal lancio di una moneta che colpisce il giocatore senese Ceccherini. Nelle successive 16 partite la Virtus vince 14 volte, uscendo sconfitta solo in sequenza in casa contro i campioni in carica di Cantù per soli tre punti e nettamente a Varese, le due squadre che al termine della fase regolare precedono i bianconeri, saldi al terzo posto.

La poule scudetto premia la Virtus

La poule scudetto inizia con una vittoria in diretta Rai a Roma contro l’IBP. Finisce 87-85 con un decisivo Sacco nel finale. La Virtus batte poi i cugini nel derby casalingo e vince la doppia trasferta successiva, di tre punti a Milano contro la Mobilquattro. Successo più netto nella temibile tana della Reyer Venezia, che due giornate prima aveva fermato i campioni in carica. Si arriva allo scontro diretto con Varese a punteggio pieno per entrambe le squadre. Parte forte Varese, ma la Virtus rimonta fino al meno quattro dell’intervallo.

Che secondo tempo della Virtus contro Varese

L’inizio del secondo tempo è splendido: sorpasso con Antonelli dall’angolo e tutto il palazzo scatta in piedi, poi è un crescendo virtussino fino al +11, alla fine 77-70 e Varese perde dopo 15 vittorie consecutive in campionato. Poi per le V nere vittoria ad Udine, mentre Varese vince fuori contro Cantù, e all’ultima d’andata la Virtus liquida, senza troppo brillare, gli stessi campioni in carica a questo punto tagliati fuori dalla corsa al titolo. Le V nere concludono così senza sconfitte il girone d’andata. La classifica vede la Sinudyne a 14, la Mobilgirgi a 12, ormai lo scudetto è un affare fra bolognesi e varesini. Le difficoltà palesate dalla Virtus nell’ultima gara prendono corpo in settimana, quando le V nere perdono in casa di 13 dalla Jugoplastika dopo aver vinto di 9 a Spalato mancando l’accesso alla finale di Coppa Korac.

Che impresa contro il Partizan

Alle semifinali la Virtus era giunta dopo un turno preliminare e vincendo un girone a quattro grazie al successo per differenza canestri nel doppio confronto contro il Partizan Belgrado. La solita formula assegnava due punti a chi prevaleva nel doppio confronto. Dopo il meno 17 a Belgrado, più 23 a Bologna nonostante l’assenza di Caglieris. In questa coppa il 6 gennaio in Academik Varna – Virtus 71-80 Massimo Antonelli con 36 punti stabilì il record Virtus per questa coppa. Alla ripresa del campionato Roma cade in Piazza Azzarita contro una Virtus ancora un po’ imballata, poi arriva il derby in trasferta; Antonelli parte in sordina, poi in un timeout le urla del compagno Martini lo svegliano e segnerà alla fine 26 punti.

Vittoria al supplementare nel derby

L’Alco che aveva preso vantaggio viene avvicinato e poi raggiunto, ma la gara si gioca sul filo dell’equilibrio: sul più uno Virtus, Benevelli allo scadere fa uno su due dalla lunetta e si va al supplementare. Vincono i bianconeri di tre punti, con tutto il quintetto in doppia cifra. Nel turno infrasettimanale con la Mobilquattro scende in campo nuovamente una Sinudyne in gran forma che infligge trenta punti agli avversari  e per la prima volta risuona al palazzo il coro Noi vogliamo la Virtus tricolor sulle note di Yellow submarine dei Beatles. Intanto Varese, reduce dalla doppia sfida vittoriosa contro Cantù in semifinale di Coppa Campioni, per battere Venezia in casa ha bisogno di un supplementare. La domenica successiva la Virtus batte la Reyer.

L’impresa di Varese

Una settimana dopo, il 4 aprile, si va in casa di Varese che in settimana si è laureata campione d’Europa e segue i bianconeri di due punti in classifica. Nella seconda parte del secondo tempo la Virtus allunga. Nel finale dalla lunetta Caglieris suggella a più riprese la vittoria; per non dimostrare paura l’allenatore Peterson non lo fa mai rinunciare ai liberi, di fronte al fallo sistematico dei varesini che tentano un disperato recupero. Bertolotti, 26 punti, Driscoll 22, Antonelli 18, sono i principali realizzatori dei petroniani. Quattro punti di vantaggio a due giornate dalla fine, è quasi fatta. La Mobilgirgi campione d’Europa, chiuderà il campionato con solo 4 sconfitte in 36 gare, solo 2 nelle ultime 25, ma quelle due sono contro la Sinudyne e risultano decisive. Non c’è la matematica certezza del titolo, che manca a Bologna da 20 anni, ma il mercoledì sera è in programma Virtus-Snaidero Udine.

Virtus tricolore dopo 20 anni

L’entrata dei giocatori in un’apoteosi di entusiasmo è l’inizio di una grande festa. La Virtus gioca con la stessa maglia nera di Varese, al posto della solita canotta bianca di casa. Pronti via e 10-0 Virtus firmato da un contropiede di Caglieris. Poi è una cavalcata vincente, fino al 94-68 con tutti i 10 bianconeri a segno. È il 7 aprile 1976. La sconfitta a Cucciago nell’ultima giornata, con una singolare simmetria rispetto alla stagione precedente, nulla toglie alla grande impresa dei bolognesi. Il quintetto è Caglieris, Antonelli, Bertolotti, Serafini e Driscoll. Gli altri cinque sono Valenti, Bonamico, Martini, Sacco e Tommasini. Curioso destino della Snaidero che porta fortuna a Peterson. Nel suo primo anno vince quella rocambolesca partita dopo due supplementari e la finale di Coppa Italia, nel terzo vince la prima gara di campionato e poi chiude il cerchio con quella che consegna alle Vu nere il titolo.

Fiero Gandolfi e la sua famiglia virtussina

Anche se a dirigere c’è sempre Porelli, il presidente è dal 1971 Fiero Gandolfi, zio di Alberto Tomba. Gandolfi, ricordate, è quello dei 52 punti in una gara giovanile. Sebbene fosse nei probabili olimpici per Roma 1960, preferì dedicarsi all’attività imprenditoriale. Ebbe comunque la soddisfazione di essere il presidente del settimo scudetto. Una famiglia, quella Gandolfi, di indiscutibili radici nella società bianconera: Da tutti conosciuto come Fiero Gandolfi, il presidente in realtà aveva come primo nome Franco. Era figlio di Fermo, che aveva come fratelli Franco, Fiero e Forte, a testimonianza della marcata matrice virtussina della famiglia. Il significato delle quattro F presenti nello stemma, che sicuramente i nonni di Franco Fiero conoscevano benissimo. E se oggi scorgete due ragazze al Palazzo a tifare Virtus con il nome Fiero tatuato sul collo, sono due cugine, le affezionate nipoti di Fiero Gandolfi, scomparso nel 2015.

 

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