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Prima Tortona e poi la finale?

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foto di Bianca Costantini per 1000 Cuori Rossoblu/Basket City

 

 

Se si guardano i rispettivi roster, la semifinale tra Virtus Segafredo e Tortona dovrebbe finire 3-0, ci sarebbe ben poco da dire. Poi, però, i giocatori non sono figurine e i numeri nel basket non dicono tuto, soprattutto non rilevano lo stato fisico e mentale dei giocatori e, di conseguenza, delle squadre nel loro insieme. Tortona, in effetti, è tra le formazioni che più hanno fatto soffrire le Vu Nere quest’anno, per come sa essere aggressiva, per come sa tirare da lontano, per come è capace di non arrendersi pressoché mai anche di fronte alle insidie che potrebbero penalizzare la sua relativa inesperienza. Il modo col quale ha buttato fuori Venezia lo dimostra: battuta in casa in gara1 poteva anche sciogliersi, di fronte aveva una mezza corazzata di navigati finalisti. Viceversa, magari sfruttando incertezze inattese dei lagunari, ha saputo riprendersi e chiudere la serie con due vittorie esterne, che sembra essere diventata la moda di questa stagione. Virtus avvertita, dunque? Pare di sì, anche sentendo quanto dichiarato oggi da coach Scariolo. La Virtus Segafredo non deve assolutamente commettere l’errore di sottovalutare l’avversario – ma questo va da sé – ma innanzitutto deve cercare di dettare i propri tempi alle gare, impedendo loro di mettersi in ritmo. Dice, Scariolo: dobbiamo essere bravi in difesa, a rimbalzo, dentro l’area, ovvero in tutte quelle cose dove la tecnica è nulla se non ci si mette con la testa giusta. Non credo, sinceramente, che i suoi giocatori possano sentirsi veramente sazi del risultato ottenuto in Europa, anche se rimarrebbe un alibi non indifferente in caso di brutte soprese; la finale è ormai dietro l’angolo, e la sfida con Milano riaprirebbe capitoli di storia che poi sono il leitmotiv della pallacanestro italiana. Milano ha idealmente lanciato il guanto di sfida con le dichiarazioni di Messina ormai quasi sempre improntate al lamento per la sistematica sfortuna che ha colpito la sua Olimpia. Chiunque può intravvedervi lo spianamento del percorso di una rivincita attesa da un anno e diciamo che sarebbe una nuova occasione da non perdere, per il basket italiano, per cercare di ritrovare quell’appeal, presso i tifosi, che l’intero sistema sta dilapidando giorno dopo giorno. Ma questo è un altro discorso.

Rimane, peraltro, il primo dei problemi, in ordine di tempo: battere Tortona con Belinelli e Sampson acciaccati (immaginiamo che quest’ultimo sarà l’escluso di domani), Teodosic e Shengelia non ancora in condizioni ottimali, la pressione di non voler perdere di fronte ai propri tifosi che in qualche caso può incidere più dell’incoraggiamento che se ne riceve. Macura, Daum, Cain, Sanders, Wright, Filloy, Mascolo sono nomi che i tifosi hanno imparato a non prendere sotto gamba ma dei quali suona ancora strano poter avere paura. I pronostici, sinceramente, restano tutti a favore delle Vu Nere, se non lo si vuole negare più che altro per scaramanzia. L’augurio principale è che siano belle partite: di fronte il basket di Scariolo e quello di Ramondino, il più interessante fra gli allenatori in definitiva rampa di lancio. Uno su cui il sistema non ha fin qui dimostrato di credere abbastanza, nonostante tutto il bene fatto a suo tempo a Veroli e Casale Monferrato. Ora si è guadagnato decisamente l’attenzione anche dei più riottosi: il confronto fra lui e Scariolo (peraltro svolto ad armi non proprio pari) alla fin fine sarebbe più che sufficiente per considerare imperdibile questa semifinale, per gli amanti del basket.

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