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7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 2 Mar

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34 – Altri due scudetti, poi la guerra travolge tutto

Per ritrovare la strada dello scudetto, dopo il trionfo di Parigi, Weisz ricostruisce. Il quinto posto del 1938 è considerata una mezza delusione, anche se Andreolo e Biavati hanno brillato ai Mondiali, dove l’Italia si è presa ancora una volta il titolo. Serve un rinnovamento, ma prima di tutto la certezza di non perdere Andreolo, a cui il Milan fa una corte spietata, arrivando a offrire la cifra iperbolica di 480mila lire. Sembra fatta, ma in estate un lodo della Federcalcio riazzera la trattativa. L’uruguaiano resta rossoblù, e si ritrova anzi multato (5mila lire) per aver “provocato” il pasticciaccio. E sempre in Uruguay va a pescare l’attaccante che serve come il pane. Si chiama Hector Puricelli Sena, arriva dal River Plate di Montevideo, e quel cognome che si legge “segna” è il più beneaugurante dei biglietti da visita.

Il fatto è che Puricelli fa sul serio, e segna davvero. La sua testa che svetta in mezzo all’area è un invito per i cross pennellati di Biavati e Reguzzoni. Dietro, Weisz si attrezza con il tecnicissimo Ricci e il massiccio Pagotto, coprendo il “buco” provocato dall’addio al calcio di Gasperi e dalla lunga indisponibilità di Fiorini.

La partenza è entusiasmante, tutto sembra filare per il meglio, ma all’improvviso il mondo del calcio si fa piccolo di fronte alla tragicità del mondo fuori. In Italia vengono promulgate le nefande leggi razziali, gli ebrei cominciano ad essere cacciati dalle scuole, dai luoghi di lavoro. Weisz sente la tragedia che incombe, ne risente anche la squadra che subisce un paio di tracolli inattesi. Il 27 ottobre uno dei più grandi tecnici che il Bologna abbia mai avuto sulla sua panchina comunica alla squadra il suo addio. Nessun giornale ne parla, se non liquidando la faccenda in poche righe. Il più grande tecnico del momento scompare nel nulla, fugge in Francia, riemergerà in Olanda, finirà i suoi giorni ad Auschwitz. Dimenticato.

Dall’Ara prova ad affidare la squadra a Gastone Baldi, ma non si può fare, perché il patentino non c’è. Allora il presidente richiama un vecchio amico, Hermann Felsner, anima dei primi grandi trionfi. L’austriaco trova una squadra già costruita ed equilibrata, e ha buon gioco a portarla verso l’obiettivo. Il Bologna inizia una marcia inarrestabile, agguanta il Liguria che era andato in fuga, infila diciannove risultati utili, gira la boa da campione d’inverno, resiste nella seconda parte di campionato al ritorno di Ambrosiana-Inter e Torino. Il 30 aprile del 1939, battendo la Roma a domicilio, conquista il suo quinto scudetto con due turni d’anticipo. Puricelli, l’uomo nuovo, è capocannoniere del torneo insieme a Boffi del Milan. Nella Coppa dell’Europa Centrale i rossoblu arrivano alle semifinali, dove li elimina il Ferencvaros. E intanto perdono definitivamente Fedullo, che annusa i venti di guerra e torna dall’altra parte dell’oceano.

La stagione 1938-39 regala solo amarezze. Una semplicemente sportiva, e quindi rimediabile. Il Bologna arriva a giocarsi lo scudetto all’ultima giornata, con l’Ambrosiana Inter. Sfida diretta, a Milano, il 2 giugno 1940. Quarantamila persone nel nuovo impianto di San Siro. Nerazzurri a 42 punti, rossoblu a 41. Serve una vittoria. Invece, al 9’ del primo tempo arriva la doccia fredda di Ferraris II, e il risultato resterà inchiodato fino alla fine. L’Ambrosiana Inter è campione d’Italia.

L’altra notizia, questa volta drammatica, è che intanto l’Italia è entrata in guerra. Con azioni parallele, in Somalia, Grecia ed Egitto, e quindi senza interruzioni di campionato. La convinzione di Mussolini è poter essere parte di una guerra-lampo accanto alla Germania nazista, per andare a battere cassa a vittoria avvenuta. La storia gli darà tragicamente torto.

Il clima diventa irreale: si continua ad apparire “normali” mentre la guerra imperversa, e stringe le sue maglie. Così va avanti anche il campionato, e il Bologna torna a fare la voce grossa, In difesa Ricci e Pagotto sono una sicurezza, Andreolo continua a sfoderare giocate di classe e là davanti c’è un reparto stellare, nel quale si è inserito a meraviglia anche Giovanni Ferrari, sette scudetti alle spalle con Juventus e Ambrosiana Inter. I rossoblu sono campioni d’inverno e allungano a primavera, ai primi di marzo hanno cinque punti di vantaggio sui nerazzurri, e quando li incontrano per quella che tutti vedono come la “sfida scudetto” li asfaltano, con un eloquente 5-0. Alla fine i punti di vantaggio sono quattro, Puricelli è ancora capocannoniere con 22 reti (e Reguzzoni ne ha messe dentro altre 17). Gli scudetti ora sono sei. La squadra di Felsner dà una netta sensazione di invincibilità, che carica i tifosi. E’ tornato “lo squadrone che tremare il mondo fa”. Ma i venti di guerra soffiano sempre più forte, e in qualche modo lo spazzeranno via.

(34 – continua)

 

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