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Bologna

Alé Bulåggna – Avair dla Bohème

La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. “Avair dla Bohème” significa non avere grosse risorse economiche.

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Riecco Alé Bulåggna, il nostro tentativo di mantenere vivo il dialetto bolognese raccontandone un modo di dire o una locuzione particolare, per poi collegarla in qualche modo al mondo del calcio, e quindi al Bulåggna FC. A questo link potete trovare tutte le precedenti puntate di questa pluriennale rubrica.

Avair dla Bohème

Quest’oggi, presentiamo un modo di dire simpatico e particolarmente forbito, tanto per ricordare che il petroniano di una volta, pur avendo legami e cultura di ambito agricolo o mediamente povero, avevano comunque anche conoscenze di spessore. “Avair dla Bohème”, in italiano “avere della Bohème”, vuol dire essere in bolletta, non avere soldi.

Chiaramente, l’aforisma ricorda l’opera di Giacomo Puccini, in cui i protagonisti sono un gruppo di artisti bohémien della Parigi del 1830, immancabilmente con poche risorse economiche come tutti i bravi artisti, soprattutto di quell’epoca.

Non sarà difficile portare questo modo di dire anche in ambito calcistico, visto che a Bologna si è pensato (e forse lo si pensa ancora) che Joey Saputo abbia “dla Bohème” quando si parla del BFC, nonostante si sia perso il conto dei di milioni spesi (abbondantemente oltre al centinaio). Sicuramente però, negli ultimi anni hanno avuto “dla Bohème” molte delle squadre che sono venute ad acquistare i giocatori del Bologna, che spesso si è trovato a dover vendere, per vari motivi, atleti di buon livello a prezzi non così esorbitanti come ormai ci ha abituati a vedere il calciomercato.

Ma non per forza dobbiamo leggere in maniera “letterale” un modo di dire, e fermarci quindi al significato economico di questa locuzione. A volte, infatti, quando siamo sui gradoni del Dall’Ara e vediamo che un giocatore non viene punito da nessun cartellino dopo un’entrata davvero troppo dura, potremmo dire che l’arbitro “l’ha avò dla Bohème” non mostrando il giallo (o il rosso) al reo dell’intervento. E così possiamo ampliare ancora l’uso di questo modo di dire.

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