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Alé Bulåggna – Naśèr al tänp

La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. La frase di oggi significa intuire qualcosa.

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Alé Bulåggna

Nuova puntata della rubrica Alé Bulåggna, il nostro tentativo di mantenere vivo il dialetto bolognese raccontandone un modo di dire o una locuzione particolare, per poi collegarla in qualche modo al mondo del calcio, e quindi al Bulåggna FC. A questo link potete trovare tutte le precedenti puntate di questa pluriennale rubrica.

Naśèr al tänp

Questa volta il modo di dire è abbastanza semplice e conosciuto, “naśèr al tänp” significa annusare il tempo, e quindi è uno di quei modi simili a tastare il terreno o capire che aria tira, un modo, insomma, per dire che qualcuno ha intuito o sta intuendo qualcosa.

Nel mondo calcistico ci sono soprattutto due situazioni in cui possiamo utilizzare questo termine; sicuramente è fondamentale che il Direttore Sportivo sia bravo a “naśèr al tänp” in fase di calciomercato, riuscendo a capire dove sia meglio spingere e dove frenare, dove impuntarsi e dove cedere, per fare il miglior interesse della società.

Ma spesso è importante che anche l’allenatore sia bravo a “naśèr al tänp” cercando di evitare guai peggiori quando un giocatore è già ammonito, o facendo scelte in tempo reale durante una partita per non lasciare che il suo collega abbia la meglio a livello tattico.

Ma il modo di dire “naśèr al tänp” è talmente ampio che può stare bene in tantissime altre situazioni. Ad esempio, i tifosi devono essere bravi a “naśèr al tänp” e cercare di sostenere la squadra nel momento in cui quel sostegno può essere determinante, e non criticarla quando invece questo potrebbe innescare una spirale negativa.

Citiamo poi un ultimo esempio: anche un giornalista deve cercare di essere bravo a “naśèr al tänp” e capire come e quando dare alcune notizie, e trovare la giusta lente per leggere e descrivere la realtà. La cosa sbagliata, che su queste pagine cerchiamo di non fare, invece, è quella di “naśèr al tänp” per salire su un carro invece di un altro, per avere più visibilità senza tenere conto di deontologia e rispetto del lavoro altrui.

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