Bologna FC
Amarcord – Quei “matti” del Bologna FC
Amarcord – Lista non esaustiva di “matti” che hanno fatto parte della storia del Bologna
Anni fa ho letto un libro dal titolo “Repertorio dei matti della città di Bologna” e da lì è nata l’idea di una lista (ovviamente non esaustiva) dei “Matti del Bologna FC”, riprendendo in parte anche il titolo della mostra dell’Archiginnasio “Quattro matti dietro una palla” tenutasi nel centenario del Bologna.
Fondamentalmente il libro è una lista di personaggi, edita da Marcos Y Marcos e curata da Paolo Nori, che si potevano o si possono incrociare a Bologna. Le peculiarità di questi personaggi sono eterogenee ed ognuno viene ricordato comunque in modo positivo, per l’eccentricità e per la cifra pittoresca che aggiungeva alla comunità.
Repertorio dei matti di Bologna
L’idea di una lista sul Bologna
Prendendo spunto da questa idea, abbiamo stilato una lista di personaggi legati al Bologna FC. Una lista di “matti del Bologna” appunto, dove l’aggettivo è utilizzato in termini bonari per sottolinearne le scelte ed i comportamenti stravaganti o comunque non convenzionali. Ricordiamo che nulla di quanto leggerete vuole essere denigratorio: noi amiamo incondizionatamente tutti coloro i quali hanno contribuito alla storia del Bologna.
Non è questo certamente un elenco esaustivo e non ci sono velleità moralistiche o aneddotiche particolari, è solo un modo per passare in rassegna alcuni nomi collegati al nostro amato Bologna ricordando eventi e situazioni spesso divertenti (ed in alcuni casi farsesche) successe in un passato più o meno recente.
L’ingresso del centro tecnico di Casteldebole (© Valentino Orsini per 1000 Cuori Rossoblù)
Entriamo quindi virtualmente a Casteldebole per ricordare alcuni di questi “matti del Bologna”, con un sorta di Amarcord di personaggi o comportamenti pittoreschi che hanno avuto come sfondo i colori rossoblù.
Quei matti del Bologna FC: Emilio e gli altri
Emilio Arnstein arrivato a Bologna, nel 1908, si informò per sapere se in città vi fossero altri appassionati di football e si sentì rispondere se cercava “quei matti che correvano dietro a una palla”. Quei matti, l’anno successivo, avrebbero fondato il Bologna Football Club e di lì a poco avrebbero fatto “tremare” il mondo calcistico.
Eriberto, tra coast to coast e viali in contromano
Eriberto è un brasiliano e di lui ci si ricorda per tre motivi, il primo è un magnifico “coast to coast” a Venezia, con cui segnò un bellissimo gol.
Il secondo è un processo perché guidava ubriaco contromano sui viali, qualcuno dice per via della saudade. Il terzo, che si scoprì lontano da Bologna, è che non si chiamava Eriberto ma Luciano, che non aveva 23 anni ma 29 e che lo stavano ricattando perché era arrivato in Italia con un passaporto falso.
La miglior mezzala: Eraldo*
Eraldo diceva di non dover correre perché prima o poi la palla sarebbe passata dalle sue parti. Si definiva (forse a ragione) la miglior mezzala del dopoguerra, commentando che sarebbe stato un fenomeno se non avesse amato così tanto le donne.
A 25 anni chiede di non essere più convocato in Nazionale perché con lo schema dell’allenatore, non rendeva quanto poteva. Nella sua troppo breve carriera da commentatore TV disse molte cose meritevoli di nota; tra cui che i portieri turchi erano fortissimi in quanto “ottomani”.
Eraldo Pecci
Gil, il Figlio delle Stelle
Gil aveva una passione per il divertimento ed un look che gli valsero il soprannome di “Figlio delle Stelle” (grazie alla canzone di Alan Sorrenti). La leggenda narra che girasse con un’anatra al guinzaglio sotto i portici di Bologna, ma purtroppo il mito è ingigantito visto che l’evento avvenne perché aveva perso una scommessa con amici. Ed in ogni caso la passeggiata avvenne a Cesena ed il pennuto era un’oca. La sua immagine campeggia oggi in Curva nella bandiera sventolata dal figlio (e dai suoi amici), nato a Bologna e tifosissimo rossoblù.
Kennet, Bologna come stato d’animo
Kennet è svedese, tutta la famiglia ha sempre fatto atletica leggere e lui passa dal salto in alto al calcio. Arriva a Bologna e si trova così bene da rifiutare il trasferimento alla Juventus dopo mezz’ora di riflessione con la moglie. Si diceva: “Che cosa voglio fare della mia vita?” e ritenendo Bologna uno stato d’animo, e considerando che qui a Bologna il suo animo era sereno, la scelta era chiara.
Il suo procuratore lo prese per matto… e forse non solo lui. Lo svedese però disse anche che il Bologna non era solo una squadra, ma uno stato d’animo. Dategli torto se ce la fate.
Kennet Andersson
Tra gol e Buondì: Beppe*
Giuseppe detto “Beppe” era bassino ma era un fenomeno. Tornato grande con la maglia del Bologna dopo seri problemi fisici, ha aperto anche un ristorante “Al Campione”.
Prima di finire in una brutta storia di scommesse illegali da cui poi è stato completamente scagionato, inventò la scommessa goliardica più famosa del calcio italiano. Mangiare un Buondì entro 30 secondi, camminando. Anche Totti ne era a conoscenza e ironizzava sul fatto che il ‘Beppe nazionale’ facesse pubblicità per i Boundì Motta.
Alfredo e il suo “Venite via!”
Alfredo era il Presidente del Bologna ed in quell’anno ne vide di tutti i colori con arbitraggi davvero al limite dell’incredibile. Durante la 39° giornata dopo 2 rigori negati e due espulsioni mediamente ingiustificate (di cui una collegata col rigore negato) scese in campo a partita in corso per chiedere ai giocatori di abbandonare il terreno di gioco. I giocatori non uscirono nonostante lui li avvicinasse e li spingesse verso lo spogliatoio. Alla fine le forze dell’ordine lo ricondussero prima alla calma, e poi fuori dal campo.
Alfredo Cazzola
Savio solo di nome…
Savio è un giovane promettente con doppio passaporto. A Bologna arriva in prestito e fa il suo esordio in Serie A e poco più.
Due anni dopo però viene arrestato a Pattaya (Thailandia), per aver inscenato il proprio sequestro e chiesto alla sua famiglia 25.000€ di riscatto, pare per pagare delle prostitute. Era già scappato dalla propria società, e finto la propria sparizione, altre tre volte.
Dyego e lo spettacolo dell’intervallo
Dyego è brasiliano, appena arrivato segna in Coppa Italia, poi smette di vedere il campo (13 presenze in tutta la stagione tra campionato e coppa), ma si esalta tra il primo ed il secondo tempo.
Nell’intervallo uno stadio in delirio gli tributava lo stesso coro di Maradona a Napoli e si divertiva guardandolo palleggiare. Tornò subito in Brasile, dove sparì nelle serie minori del calcio carioca.
Renzo & Roberto “nemiciamici”
Renzo, detto Renzaccio, aveva un carattere spigoloso ed oltre per questo suo aspetto, viene ricordato perché metteva il cappotto anche a Palermo a fine Maggio, con 35 gradi all’ombra, perché quel cappotto portava fortuna.
Da allenatore del Bologna non voleva che venisse preso Roberto e il loro rapporto non fu proprio idilliaco. Alla fine, Roberto registrò il proprio record di gol in Serie A proprio allenato da Renzo.
Roberto recentemente ha dichiarato che Renzo non lo faceva giocare perché invidioso di lui. Noi però li avemmo voluti vedere assieme ancora qualche anno…
Ulivieri e Baggio
Mario, da tifoso a “Gatto Magico”
Mario non era di Bologna, ma tifava Bologna tanto che da militare, a Milano, andava ogni volta ad accogliere la squadra in stazione. Di ruolo faceva il portiere, e coronò il suo sogno di giocare con la maglia del Bologna facendo indignare tutta Pisa (e non solo), perché per farlo trasferire la società rossoblù gli trovò un lavoro.
Mario divenne uno dei più grandi portieri della storia del Bologna, fece innamorare anche i sudamericani che lo soprannominarono “Il gatto magico”, perché i suoi riflessi e il suo talento, erano secondi solo alla passione per i colori rossoblù con cui vinse tre Scudetti e due Coppe dell’Europa Centrale.
Santiago e il tatuaggio
Santiago è argentino, arriva a Bologna in gennaio per potersi adattare ed essere pronto l’anno successivo. Dopo circa quattro mesi sotto le Due Torri, Santiago è talmente innamorato della città e della sua gente che si tatua sul polpaccio la Torre di Maratona e parte dei distinti dello Stadio Renato Dall’Ara.
Santi diventerà poi fondamentale nell’anno successivo, lottando, segnando, onorando sempre la maglia e continuando ad amare Bologna e il Bologna. Totalmente ricambiato.
Tatuaggio Santiago Castro
Ricordiamo ancora una volta che la parola “matti” viene utilizzata nel modo più bonario possibile: noi amiamo incondizionatamente tutti coloro i quali, in un modo o nell’altro, hanno contribuito con la loro passione, imperno e professionalità alla storia del Bologna.
N.B. Le storie ed i personaggi citati con * sono tratti
dal libro “Repertorio dei matti della città di Bologna”,
edito da Marcos Y Marcos, a cura di Paolo Nori.
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