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Bologna-Brann (0-0): statisticamente eroici

Le cifre raccontano un Bologna padrone del gioco anche in dieci: dietro lo 0-0, ecco la vera storia del match di Europa League.

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Nikola Moro in Bologna-Brann (0-0)
Nikola Moro in Bologna-Brann (0-0) (© Damiano Fiorentini X 1000cuorirossoblù)

Al Dall’Ara un vento che taglia come una lama e una temperatura che sembra più norvegese che emiliana. Il Bologna ha pareggiato 0-0 contro il Brann, in una partita che più di ogni altra in questa Europa League ha messo alla prova la resistenza, la lucidità e la struttura mentale della squadra di Italiano. Un punto che non cambia il marchio di fabbrica rossoblù, ma che fa differenza in termini di classifica.

Perché il dato più evidente — quello che dà forma a tutta la narrazione della serata — arriva già al 23’ del primo tempo, quando Lykogiannis riceve un cartellino rosso per un intervento scomposto su Kornvig. Da quel momento, il Bologna deve riscrivere la propria partita, e lo fa con un linguaggio nuovo: meno verticalità, più chiusura e disciplina.
Eppure, paradossalmente, è proprio da lì che nasce la sua miglior versione.

Bologna-Brann: statistiche di un 11

Santiago Castro (© Damiano Fiorentini)

Santiago Castro (© Damiano Fiorentini)

Le statistiche della gara dicono che, nonostante l’inferiorità numerica, il Bologna ha chiuso con un 55% di possesso palla e 444 passaggi riusciti: una squadra che non ha mai smesso di costruire e cercare soluzioni. Il Brann, più fisico e diretto, si è fermato a 388 passaggi e un 45% di possesso.
Nel gioco offensivo, la differenza di atteggiamento è evidente: 16 tiri totali del Bologna contro i 9 del Brann, con il dato expected goals di 1.01 a 0.41 a favore dei rossoblù. Ma la precisione è una materia da ripassare in vista degli impegni futuri: appena 3 tiri in porta e 6 fuori, con 7 respinti, spesso per la densità difensiva dei norvegesi.

Gli 11 calci d’angolo conquistati raccontano la costante presenza nella trequarti avversaria, così come i 36 tocchi in area di rigore. È il messaggio di una squadra che ha cercato il gol fino all’ultimo — con Odgaard che al 90’+2 ha visto il suo tiro murato a pochi passi dalla linea.

Sofferenza organizzata?

Jhon Lucumì (© Damiano Fiorentini)

Jhon Lucumì (© Damiano Fiorentini)

Il Bologna ha dovuto compensare l’uomo in meno con l’intelligenza collettiva. I 9 contrasti vinti su 18 tentati non bastano a descrivere la tenacia con cui la linea difensiva — di cui Lucumì e Holm i fari — ha retto l’urto del Brann, soprattutto sulle palle inattive (14 calci di punizione e numerosi cross dalla destra).

La fase difensiva ha vissuto momenti di sofferenza, come testimoniano i 50 recuperi e le 43 chiusure difensive: un dato enorme, quasi il doppio rispetto ai 25 del Bologna pre-espulsione, che segna il passaggio a una modalità di sopravvivenza. Anche Skorupski, pur poco impegnato, ha risposto presente, mantenendo il suo clean sheet con due interventi di sicurezza.

Il coraggio della gestione

Vincenzo Italiano durante Bologna-Brann (@Damiano Fiorentini)

Vincenzo Italiano durante Bologna-Brann (@Damiano Fiorentini)

Nel gelo del Dall’Ara, ciò che resta impresso non è l’assenza del gol, ma la presenza dell’unione e del coraggio. Presenza fatta di palle lunghe giocate con il 60% di precisione, di dribbling riusciti nel 56% dei casi, di una squadra che, anche stremata, non ha mai rinunciato alla propria idea di calcio.

Italiano ha chiesto ai suoi di continuare a giocare con la stessa fame. E i dati lo confermano: 79% di precisione nei passaggi in zona d’attacco, con Ferguson e Castro (poi sostituiti da Pobega e Dallinga) a cucire linee di gioco mentre gli esterni — Cambiaghi prima, Orsolini poi — cercavano ampiezza e poi profondità.

Bologna-Brann lascia un messaggio implicito

Alla fine, il risultato non cambia: 0-0. Ma in questo punteggio statico c’è un movimento psicologico enorme. Il Bologna è riuscito in qualcosa di estremamente difficile: non solo resistere ma reagire e restare ugualmente pericolosi (se non di più). Questa – lo possiamo dire a gran voce – è la caratteristica delle grandi squadre.
È mancato il gol, ma non la struttura, non la convinzione, non l’anima. In una notte in cui la temperatura scendeva, ma il carattere — quello sì — scaldava ancora.

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