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Fiorentina-Bologna: il peso invisibile dei dati

Una partita di sacrificio per il Bologna, che al Franchi dimostra molto di più di quanto dice il risultato.

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Lukasz Skorupski nel riscaldamento pre FCSB-Bologna (© Bologna FC 1909 via Facebook)

A volte, le partite parlano più delle classifiche.
A Firenze, il Bologna ha mostrato una volta di più la sua maturità: un collettivo capace di soffrire e resistere. Il 2-2 finale contro la Fiorentina non è un risultato, ma il ritratto della crescita di una squadra che oggi si comporta da grande, anche quando difende con le unghie il proprio vantaggio.

Bologna e la sostanza del coraggio

Fin dai primi minuti il Bologna ha scelto la via del gol.
Con il 50% di possesso palla, i rossoblù non hanno cercato il controllo sterile del pallone, ma la profondità, l’attacco degli spazi e la precisione nelle transizioni.
Pochi tocchi, tanta verticalità: solo 6 tiri totali ma due reti di qualità e costruzione. Un xG complessivo di 0.55 che si traduce in efficienza.

Il vantaggio firmato Castro al 25’ e il raddoppio di Cambiaghi al 52’ sono l’emblema di questa filosofia: azioni essenziali, rapide, nate da letture intelligenti e da un’ottima occupazione degli spazi offensivi.
Solo 4 tiri in area di rigore, ma due di questi sono stati letali, e forse anche tre.

Organizzazione e sacrificio

La Fiorentina ha dominato nei numeri: 19 tiri contro 6, 3.72 xG contro 0.55, 35 palloni recuperati a 29, eppure il Bologna ha saputo interpretare la partita con una visione diversa:il baricentro basso non è stato sinonimo di passività, ma di lucidità tattica.

I rossoblù hanno vinto il 75% dei contrasti difensivi e il 49% dei duelli complessivi, resistendo all’assalto di una squadra in cerca disperata di una prima vittoria stagionale.
Lucumí e Heggem hanno retto la linea centrale, Freuler e Ferguson hanno schermato la zona nevralgica del campo, e quando la pressione viola è diventata insostenibile, è stato Skorupski a tenere viva la partita.

Il portiere polacco, autore di 4 parate e 0.53 gol evitati, è stato il vero muro del Franchi. Due interventi nel primo tempo su Dodò e Guðmundsson hanno evitato il pareggio anticipato, consolidando la fiducia dei compagni.

Fiorentina-Bologna: un’espulsione che cambia l’inerzia

Il rosso a Holm all’83’ ha dichiarato la svolta emotiva del match. Fino a quel momento il Bologna aveva mostrato un controllo difensivo maturo, ma in dieci uomini e sotto assedio, le linee si sono abbassate troppo.
La Fiorentina ha sfruttato l’occasione con due rigori nel finale, un colpo duro ma non distruttivo. Anche in inferiorità, i rossoblù hanno continuato a difendersi: 10 contrasti vinti contro 12, 8 intercetti e una notevole capacità di chiudere gli spazi (30 chiusure difensive complessive).

Efficienza e crescita

Il dato dei 330 passaggi totali, con 76% di precisione complessiva (256 completati), spiega come il Bologna non forzi le giocate, ma le prepari con logica e efficacia.
Nella metà campo offensiva, il 59% dei passaggi riusciti testimonia la volontà di rimanere puliti anche nelle zone calde, dove le grandi squadre fanno la differenza.

Le statistiche sui dribbling (40%) e sulle palle lunghe (32%) ci parlano di come il Bologna sia capace di alternare costruzione e immediatezza, di cambiare registro a seconda delle fasi del match.

Fiorentina-Bologna: un punto che pesa

Alla fine, il 2-2 del Franchi non è solo un’occasione persa, ma un segnale di solidità. La strada è quella giusta, la mentalità pure, e il posizionamento in classifica può solo crescere.
Il Bologna ha giocato da squadra consapevole, con la freddezza di chi sa che la stagione è lunga e il traguardo europeo non è più un sogno, ma un obiettivo ormai consolidato.
Restare quinti con 14 punti, dopo aver toccato quota 950 vittorie in Serie A, conferma la crescita tecnica, mentale e tattica.

In un campionato in cui la Fiorentina lotta contro i propri fantasmi, il Bologna continua a scrivere pagine di maturità. Non ha vinto al Franchi, ma la sensazione mostrata resta nelle menti di chi ha guardato la partita: il Bologna sa di essere una squadra da grande palco.

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