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Il Bologna stona i suoi numeri finali, ma la sinfonia rossoblù resta perfetta

Una serata stonata nei numeri e nel gioco, ma Bologna-Genoa termina tra gli applausi rossoblù per la prestazione di un’intera stagione.

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Freuler sotto la curva dopo Bologna-Roma
Freuler sotto la curva dopo Bologna-Roma (fonte: Bologna FC 1909)

Il calcio è un romanzo senza fine, e ogni stagione è un capitolo che si chiude con la promessa di un’altra pagina da scrivere. Il Bologna saluta il campionato con una sconfitta per 1-3 contro il Genoa al Dall’Ara, in una serata che non somiglia affatto al resto della narrazione rossoblù. Una sconfitta che racconta più della fatica che dell’orgoglio. Ma proprio per questo, rivela anche quanto si sia corso, lottato, vinto, sognato fino a oggi.

Bologna-Genoa: prestazione opaca, ma comprensibile?

A differenza di tante altre serate, il Bologna non ha brillato. E non solo nel punteggio. I numeri raccontano una storia che si è ripetuta più volte in campionato: tanto possesso (60%) ma poca sostanza. I rossoblù hanno tirato 16 volte contro i 5 tentativi del Genoa, ma solo 5 di questi sono arrivati nello specchio. L’expected goals (xG) di appena 0.75 contro l’1.17 degli ospiti testimonia che, pur tirando di più, la squadra di Italiano ha costruito occasioni meno pericolose. Meno concrete. Meno Bologna.

Eppure, l’impalcatura offensiva c’era. I 13 calci d’angolo a 1, i 32 tocchi in area contro gli 11 del Genoa, i 61 passaggi in zona offensiva, sono dati che certificano un tentativo, seppur confuso, di riprendere in mano la partita. Ma quando si gioca senza la necessità di vincere, e quando si arriva al traguardo dopo aver già conquistato un trofeo e un posto in Europa, anche l’urgenza svanisce.

Primo tempo off e il colpo d’orgoglio di Orsolini

I primi 45 minuti sono stati un blackout, tecnico e mentale. Tre gol subiti in meno di mezz’ora – due del sorprendente diciottenne Venturino, uno di Vitinha – hanno messo a nudo le difficoltà difensive di una squadra che, nell’ultima di campionato, non giocava con al fame. Un errore che porta al gol, 43 clearances del Genoa a respingere gli attacchi, e zero grandi occasioni create, confermano la sterilità offensiva di un primo tempo giocato più col pensiero alla stagione passata che al presente in campo.

Nella ripresa, però, il Bologna ha provato a riprendere le redini della partita. L’ingresso di Pobega e De Silvestri ha dato un minimo di scossa. E poi c’è stato Riccardo Orsolini, sempre lui, che con una zampata al volo ha siglato il suo 15° gol stagionale in Serie A, superando ogni record personale. Un gol che ha riacceso per qualche istante la speranza, e che fotografa alla perfezione la sua stagione: determinante, elegante, decisivo.

Bologna-Genoa: l’attesa tra un applauso e l’altro

Analizzando in numeri la prestazione, il dato che forse meglio riassume lo spirito della gara è quello dei passaggi precisi: 331 per il Bologna, ma con un’efficacia solo del 72% in zona d’attacco, percentuale decisamente minore rispetto alle prestazioni viste finora. La lucidità è mancata proprio dove quest’anno è stata spesso la firma di questa squadra. I 16 tackle a 14, i 9 intercetti a 12, e i 34 recuperi a 36 dicono che l’equilibrio difensivo si è sgretolato troppo facilmente. Freuler, uno dei fari del centrocampo, ha commesso errori insoliti. Ndoye ha continuato a correre, ma più per inerzia che per ispirazione.

Eppure, lo stadio ha applaudito comunque. Non per l’1-3, non per le zero grandi parate effettuate, ma per tutto ciò che è venuto prima: la Coppa Italia, le rimonte, i sogni, le notti che hanno riempito il cuore di una città intera. La nota stonata di oggi è l’eccezione che conferma la regola di un gruppo che ha fatto del gioco e della mentalità il suo credo.

Il Bologna esce sconfitto dal campo, ma con la certezza di essere entrato nel cuore dei suoi tifosi. L’abbraccio del Dall’Ara, lo striscione che richiama lo scudetto del passato e la coppa appena conquistata, sono la sintesi di una stagione in cui, finalmente, i sogni hanno trovato casa.

Questa non è la fine. È solo un’altra pausa tra un applauso e il prossimo.

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