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Bologna-Inter, due strade diverse verso la stessa notte di Supercoppa Italiana

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Supercoppa italiana (© Bologna FC 1909)
Supercoppa italiana (© Bologna FC 1909)

La semifinale di Supercoppa Italiana tra Bologna e Inter arriva in un momento in cui entrambe hanno ragioni concrete per sentirsi “dentro” la stagione, ma con energie e narrative molto diverse. Si gioca in Arabia Saudita, nel format a quattro squadre che ha trasformato il trofeo in una mini-final four: non è un dettaglio, perché in gara secca, su campo neutro e con gestione delle rotazioni inevitabile, le gerarchie spesso si sfumano.

L’Inter si presenta da capolista di Serie A, appena reduce da una vittoria pesante a Marassi contro il Genoa che l’ha riportata davanti a tutte: due gol nel primo tempo, poi sofferenza e controllo emotivo nella ripresa. È un successo che racconta bene la versione recente dei nerazzurri: squadra capace di indirizzare presto le partite ma anche di “reggere” quando l’inerzia si sporca. In più, la classifica dice 33 punti dopo 15 giornate e un attacco già molto produttivo: numeri da contender, più che da semplice aspirante.

Il Bologna, invece, arriva con addosso l’etichetta di squadra matura e credibile, costruita nel tempo e “certificata” da un trofeo recente: la Coppa Italia vinta nella scorsa stagione, un successo che ha cambiato lo status del club e lo ha portato fin qui. In campionato è in piena corsa europea, con 25 punti in 15 gare e una differenza reti positiva, a conferma di un equilibrio di base che non è solo entusiasmo. Il rovescio della medaglia, in queste settimane, è la gestione del fisico: alcune assenze e acciacchi hanno costretto Italiano a ridisegnare gerarchie e minutaggi, e la sensazione è che il “tour de force” si stia facendo sentire.

C’è anche un altro segnale importante per i rossoblù: l’Europa. In Europa League il Bologna ha raccolto punti e fiducia, con una classifica che lo tiene dentro la zona utile e risultati che alimentano convinzione e abitudine al livello internazionale. Questa continuità continentale non garantisce nulla contro l’Inter, ma aiuta a contestualizzare un dettaglio spesso sottovalutato: il Bologna non è più una squadra “che sogna”, è una squadra che deve imparare a gestire appuntamenti ravvicinati senza perdere identità.

Come arrivano alla partita le 2 squadre

L’Inter di Cristian Chivu è, di fatto, una squadra in transizione “conservativa”: la base resta quella dei principi e dei profili costruiti negli anni precedenti, ma con alcune scelte di ritmo e atteggiamento che stanno dando un’impronta riconoscibile. Non è un caso se l’assetto di partenza resta spesso il 3-5-2, con possibili variazioni più aggressive quando serve aumentare presenza tra le linee. La vittoria di Genova, oltre al valore di classifica, porta in dote un Lautaro trascinatore e un’Inter che sembra aver trovato una discreta stabilità mentale nelle partite “da sporcarsi le mani”.

Il Bologna arriva, invece, da uno stop interno con la Juventus che ha lasciato la sensazione di una gara equilibrata decisa da episodi e da un dettaglio difensivo su palla inattiva. Non è una caduta che ridimensiona il percorso, ma è un promemoria: contro le squadre che sanno gestire i momenti, se concedi una singola finestra, rischi di pagare. E in Supercoppa quel tipo di “errore isolato” pesa ancora di più, perché non c’è ritorno.

L’analisi tattica: dove (e come) si potrà decidere il match

La chiave più interessante è lo scontro tra due identità opposte nella gestione degli spazi. Il Bologna di Italiano tende a voler essere attivo: pressione orientata, ricerca di recupero alto, costruzione pulita ma non sterile, con l’idea di portare uomini oltre la palla e arrivare in rifinitura con tempi codificati. È una squadra che prova a mettere l’avversario davanti a scelte scomode: o rischi in uscita, o alzi il pallone e perdi controllo del secondo pallone.

L’Inter, al contrario, è una macchina che vive benissimo la partita “a fisarmonica”: accetta fasi di attesa, poi accelera con transizioni e catene laterali, sfruttando ampiezza e tempi d’inserimento. Nel 3-5-2 la superiorità numerica in costruzione e la possibilità di creare triangoli sulle fasce restano un’arma strutturale; la sensazione è che l’Inter stia cercando un po’ più spesso la verticalità diretta quando vede la linea avversaria alta.

Tre duelli tattici possono orientare la semifinale. Il primo è l’uscita del Bologna contro la pressione dell’Inter: se i rossoblù riescono a trovare il terzo uomo alle spalle dei centrocampisti nerazzurri, possono attaccare una difesa che, come tutte le difese a tre, soffre quando viene costretta a scegliere tra uscire forte e proteggere il corridoio centrale.

Il secondo è la gestione delle corsie. Contro una squadra che lavora molto con quinti e mezze ali, il Bologna deve decidere se raddoppiare in ampiezza (rischiando di lasciare spazio dentro) o se proteggere il centro e concedere qualche cross “guidato”. Qui entrano in gioco anche le energie: su campo neutro e con calendario pieno, reggere 90 minuti di scivolamenti laterali perfetti è durissimo.

Il terzo è il ritmo della partita. Se il Bologna alza troppo il baricentro senza equilibrio preventivo, l’Inter può colpire alle spalle con pochi tocchi; se invece la gara resta bloccata, fatta di duelli e pause, il Bologna può portarla su una soglia in cui episodi, piazzati e dettagli diventano decisivi. È anche il motivo per cui, quando si discute in modo “statistico” del match, ha senso che qualcuno cerchi i pronostici under over sulla partita come chiave di lettura del possibile copione. Nel mentre, le due squadre sono pronte ad affrontare una partita che può dire moltissimo sul presente e il futuro della stagione.

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