Bologna FC
Rossoblù a caccia della storia: chi può firmare la notte dell’Olimpico
Gol, tattica e sorprese: ecco chi, tra i rossoblù, può avvicinare il Bologna alla vittoria nella finale di Coppa Italia contro il Milan.

A volte una città ha il potere di cambiare il destino di una squadra. Roma, nel cuore di maggio, può essere teatro di sogni che si fanno storia. Domani sera il Bologna, dopo decenni di attesa, giocherà all’Olimpico la sua finale di Coppa Italia contro il Milan. E tra i fili tesi di una sfida che profuma di gloria, resta da sciogliere una domanda: chi scriverà il nome del Bologna sulla partita?
Ci sono partite che non si vincono solo con la qualità, ma con la lettura degli spazi, la pazienza tattica, e quel giusto mix di istinto e ragione che trasforma un’azione in un gol. E allora proviamo a immaginarla, questa finale. Perché se il Bologna segnerà, potrebbe essere merito di uno di questi volti.
Orsolini, colui danza ai bordi del caos
Riccardo Orsolini ha dimostrato di avere dentro di sé una filosofia di gioco. Quando riceve palla largo a destra sa di avere davanti uno una pagina bianca. Lo sa anche Italiano: la chiave per scardinare il Milan sta nel creare superiorità sugli esterni, sfruttando l’uno contro uno. E in quel duello – probabilmente con Theo Hernandez, o con un centrale costretto ad uscire in copertura – Orsolini può accendere la miccia.
Tatticamente, il Bologna costruisce spesso a tre, con un terzino che si alza per liberare Orsolini più centrale, tra le linee. Lì, in quel mezzo spazio, Riccardo è letale. Il Milan tende a concedere qualcosa proprio alle spalle dei mediani, e se il Bologna riuscirà a far arrivare palla tra i piedi del suo numero 7 in quella zona, il resto sarà geometria e… coraggio.
Castro, il tanto atteso ritorno
Quando Santiago Castro è sbarcato a Bologna, molti lo hanno guardato come un investimento per il futuro. Ma nel calcio, il futuro arriva in anticipo. Castro ha dimostrato di essere un interprete moderno, che gioca tra le linee, scivola sull’asse orizzontale per portare via l’uomo e crea spazi per chi viene da dietro. Può diventare una spina nel fianco per la linea difensiva rossonera. Se il Milan dovesse adottare un pressing alto, Castro ha le letture giuste per staccarsi dal marcatore e offrire una linea di passaggio. Ma il suo vero potenziale si svela quando il Bologna attacca in transizione: ha il primo controllo, e l’istinto per calciare appena vede uno spiraglio.
In una partita in cui Italiano potrebbe chiedere pazienza nella costruzione e aggressività nei ribaltamenti, Castro è il terminale perfetto per trasformare un’azione in un gol. È un’opzione non scontata, ma proprio per questo può sorprendere.
Fabbian, in finale di Coppa Italia è tempo dell’inserimento
Giovanni Fabbian non è il giocatore che appare in ogni inquadratura. Ma quando lo fa, è per colpire. Le sue qualità non si leggono nei tocchi o nelle verticalizzazioni: si leggono nel tempo. Nell’attesa del momento giusto, per infilarsi in area quando l’attenzione cala.
In una finale come questa, in cui le marcature saranno strette sugli attaccanti e la partita rischia di spezzarsi solo su movimenti ignorati, Fabbian può diventare un’arma. Il Milan, che con Reijnders o Musah tende ad alzare il baricentro dei suoi mediani, può scoprire spazi dietro le spalle. Spazi che Fabbian ha dimostrato di saper occupare con lucidità.
È il classico “uomo dell’ombra”, ma in partite tese può emergere tutta la sua forza. Uno che non ha paura di buttarsi dentro, che sente l’odore del gol come pochi centrocampisti della sua età.
Sam Beukema, dalle parole ai fatti in Bologna-Milan
Ogni finale è anche una battaglia di dettagli. E nelle partite bloccate, spesso sono i calci piazzati a decidere. In quel contesto, Sam Beukema diventa un riferimento. Il centrale olandese ha il fisico, ma soprattutto la fame per sfruttare angoli e punizioni laterali. Se il Bologna dovesse conquistare qualche corner nei primi minuti, Beukema può diventare un protagonista inatteso. Perché un colpo di testa ben assestato a volte è tutto ciò che serve.
Ndoye, l’uomo che serve per una grande finale
Chiudiamo con un nome che non finisce spesso nel tabellino dei marcatori, ma che può creare le condizioni perché altri ci finiscano: Dan Ndoye. L’esterno svizzero è un’anomalia tattica: corre, dribbla, perde e recupera, sbaglia e poi riparte. È imprevedibile, e proprio per questo difficile da leggere per le difese.
Ndoye ha un ruolo fondamentale nella formazione di Italiano: crea ampiezza, ma sa anche attaccare. In una finale in cui il Milan dovrà preoccuparsi soprattutto di Orsolini, può essere proprio Ndoye a beneficiarne. Specialmente se trova spazio dietro Theo Hernandez, che spesso si sgancia in avanti lasciando il fianco scoperto.
Il Bologna ha più di un’arma per far male. Ma oltre ai numeri, alla tattica e agli accoppiamenti, c’è un altro fattore che conterà più di tutto: la fame. Fame di riscrivere la storia, di alzare un trofeo che manca da più di mezzo secolo, di entrare in una Roma tinta di rossoblù come non accadeva da generazioni.
Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

Sonia
14 Maggio 2025 at 6:11
vinci x me la coppa Italia 🇮🇹, mio bologna 💕,con immenso amore 🧡 ,Sonia, 1.000 cuori rosso e blu