Bologna FC
Bologna-Milan (3-1): un controllo senza veleno
Il Bologna perde 3-1 col Milan: tanto possesso, poca incisività. Una prova ordinata, mai fuori dalle righe. E, forse, questa è la vera difficoltà.

C’è un sottile confine tra il controllo e la vittoria. A San Siro, il Bologna lo ha attraversato senza rendersene conto, passando da una gestione ordinata e consapevole del gioco a dare spazio alla concretezza del Milan. Per la decima volta consecutiva, i rossoblù escono da Milano senza vittorie, eppure non è la sconfitta per 3-1 a raccontare tutto ciò che è successo in campo. Il dato crudo dice che il Milan ha segnato tre reti. Ma un’analisi più attenta dice qualcosa di più complesso e, forse, più utile per comprendere al meglio la partita.
Bologna, il controllo del possesso non basta
La squadra di Italiano ha tenuto palla più a lungo (53% di possesso), ha completato più passaggi (475 contro 434), con un’ottima precisione in zona offensiva (69%) e in generale ha mostrato un’organizzazione di gioco chiara e ben strutturata. Fino al 70’, il Bologna aveva controllato il ritmo, impedendo al Milan di accelerare. Ma il controllo non è stato accompagnato da pericolosità.
L’expected goals (xG) rossoblù si è fermato a 0.63, un dato che fotografa una prestazione offensiva inefficace: solo un gol segnato e nessuna grande occasione creata, contro le 4 del Milan. Riccardo Orsolini ha segnato sfruttando una delle pochissime disorganizzazioni difensive avversarie, ma oltre a quell’episodio, la manovra del Bologna si è arenata tra le linee del Milan, senza trovare varchi, senza generare superiorità.
Milan-Bologna: numeri piatti nella zona offensiva rossoblù
Il Bologna ha tirato quanto il Milan (10 tiri a testa), ma è l’aspetto qualitativo ad essere inferiore. I rossoblù hanno mandato al tiro 5 volte da fuori area. Ma cosa dice questo dato? È dimostrazione della difficoltà a entrare dentro la struttura difensiva avversaria – solo 5 tiri in area contro i 9 del Milan. Hanno creato meno pressione in zona calda, con 16 tocchi in area di rigore rispetto ai 23 dei rossoneri, e nessun passaggio in profondità.
Questa povertà creativa si riflette anche nei numeri individuali: Dallinga è rimasto abbastanza decentrato dalla manovra, Pobega e Domínguez hanno alternato buone geometrie a imprecisioni. Dopo il pareggio del Milan, la squadra non ha più saputo rientrare veramente in gara.
Fase difensiva solida, ma fragile nei momenti chiave
La prestazione difensiva, per lunghi tratti, è stata lucida e ben coordinata. Solo un errore individuale ha portato direttamente al gol, ma il Milan ha comunque trovato il modo di costruire 4 grandi occasioni. La linea a quattro, guidata da Beukema e poi Lucumí, ha interpretato bene le varie situazioni, ma è bastato che i rossoneri aumentassero la pressione sulla trequarti per far emergere delle crepe.
I duelli sono stati equilibrati (52% vinti dal Milan, 48% Bologna), i contrasti ben gestiti, e i recuperi palla distribuiti quasi alla pari (39 per il Bologna, 40 per il Milan). Eppure, la differenza si è manifestata nei momenti critici: il Bologna ha retto finché il Milan ha giocato al suo ritmo, ma ha ceduto appena i padroni di casa hanno alzato l’intensità e aumentato la qualità delle scelte individuali.
Il Bologna è una squadra che ha identità. Che sa cosa vuole. Ma nella dimensione delle grandi partite, non è sufficiente saper gestire: bisogna colpire. E questo è ciò che ha realmente pesato ai rossoblù.
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Gian Paoko Costa
11 Maggio 2025 at 4:01
Ma per favore! Sono stati i cambi sbagliati …