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Bologna-Napoli (1-1): tra sogni, numeri e traverse

Partita intensa al Dall’Ara: con un Napoli in difficoltà, finisce 1-1 a Bologna, ma i rossoblù convincono ancora. Ecco i numeri del match.

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I giocatori rossoblù con i tifosi
I giocatori rossoblù con i tifosi (© Damiano Fiorentini)

C’è chi guarda il risultato, e poi c’è chi guarda la partita. E se ci si ferma all’ 1-1 finale tra Bologna e Napoli al Dall’Ara, si rischia di perdere di vista la sostanza. Perché i novanta minuti raccontano una storia a sé: quella di una squadra, il Bologna, che non si accontenta più di partecipare. È realtà. E quella realtà ha frenato una delle big del nostro campionato, dimostrando di poter stare non solo al tavolo dei grandi, ma anche di poterle far tremare.

Bologna-Napoli: una partita fatta col pallone (e col coltello) tra i denti

Il dato che colpisce è quello del possesso palla: 61% contro il 39% del Napoli, una netta supremazia territoriale che raramente si vede contro una squadra di Conte. Non è sterile gestione, ma padronanza del ritmo. Il Bologna non si limita a fare il suo gioco: impone il suo gioco. Su questo dato, tuttavia, si potrebbe leggere una strategia del tecnico azzurro: far giocare il Bologna, e puntare sulle ripartenze, com’è stato di fatto il gol di Anguissa.

448 passaggi contro 305, con 94 completati in zona offensiva, segnalano un’organizzazione ormai strutturata, dove ogni movimento ha uno scopo e ogni fraseggio è parte di una costruzione logica. Ma è nella capacità di convertire questa supremazia in occasioni che c’è la vera svolta.

Bologna-Napoli: chi capitalizza di più?

Il Bologna ha tirato 12 volte, il doppio del Napoli, ed è entrato in area avversaria con continuità e convinzione: 31 tocchi in area, contro i 13 degli azzurri. La squadra di Italiano non è più quella che spera in un errore dell’avversario: è quella che lo cerca, lo forza, lo costruisce. Che si prende il campo e se lo tiene stretto. Da far notare però che questo stile di gioco si è visto principalmente nel secondo tempo, quando il Bologna si è mostrato veramente pericoloso.

L’Expected Goals (xG) è lì a dimostrarlo: 0.80 per il Bologna contro 1.17 del Napoli. Si, ma con una differenza fondamentale. I partenopei hanno capitalizzato quasi tutto in un’unica occasione. Il Bologna, invece, ha costruito ripetutamente, con due grandi occasioni create, e un’intensità offensiva che ha prodotto 8 corner, 6 tiri da dentro l’area e una continua presenza nella metà campo avversaria.

La squadra che lotta, la squadra che pensa

Ma non è solo una questione di bel gioco. Questo Bologna sa anche soffrire, leggere la partita, cambiare pelle. Non a caso vince il 52% dei contrasti, recupera 47 palloni, e difende con intelligenza contro una squadra che vive di ripartenze letali. Il dato più rivelatore? Solo un fuorigioco subito in tutta la partita: significa che la linea difensiva è alta, attenta, coordinata. Un meccanismo che funziona.

E poi c’è un dato che non finisce nei tabellini, ma che si legge tra le righe: la lucidità. Nonostante la pressione, i cambi, l’adrenalina, il Bologna ha commesso meno falli (11) rispetto ai 18 del Napoli, ha preso solo un cartellino giallo, ed è rimasto costantemente dentro al match con la testa prima che con le gambe.

Bologna e la bellezza della continuità

Questo Bologna non è frutto di una notte. È il risultato di mesi di lavoro, di scelte coraggiose, di una coerenza tattica che ha trasformato giocatori solidi in protagonisti. Miranda, Ndoye, Aebischer, Holm: nomi che oggi sono colonne.

Contro il Napoli, non si è vista una squadra che ha strappato un pari. Si è vista una squadra che, se il calcio avesse un po’ più di giustizia poetica, avrebbe vinto. Che ha saputo mettere timore ad una big senza mai perdere sé stessa. Una squadra che, numeri alla mano, ha controllato l’andamento del gioco, e che — forse per la prima volta in modo netto — ha detto alla Serie A: “Siamo pericolosi”.

E se i punti servono per scalare la classifica, sono queste partite a costruire la credibilità di un progetto. E il Bologna, oggi, è più credibile che mai.

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