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Restyling Dall’Ara: aprire ai privati per sbloccare la situazione

Nuova ipotesi al vaglio per comune e Bologna che, visto l’innalzamento dei costi, potrebbero aprire la strada ad investitori privati

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La Torre del Dall'Ara crediti Bologna Fc 1909
La Torre del Dall'Ara (©Bologna Fc 1909)

Una situazione che va avanti ormai da troppo tempo. Talmente tanto che, nel tempo, il Bologna è cresciuto a dismisura, con la qualificazione in Champions League prima, la vittoria della Coppa Italia poi, ed una doppia convocazione Nazionale ora. Tre anni di continui tira e molla, tra permessi, cambio di piani e, soprattutto, importanti modifiche ai costi. Una situazione che ha bloccato tutto il progetto Dall’Ara, ma che, ora, potrebbe sbloccarsi grazie ad un aiuto esterno, che garantirebbe finalmente il nuovo stadio che Bologna merita.

Cos’è cambiato e cosa manca

Claudio Fenucci, Calciomercato Bologna (© Damiano Fiorentini)

Claudio Fenucci, in settimana pronto ad incontrare il sindaco Lepore (© Damiano Fiorentini)

Tre anni che hanno visto grandi cambiamenti per ciò che riguarda il Bologna. Dagli abbonati, alle partite europee fino all’innalzamento dei costi, il progetto stadio ha sempre dovuto subire delle modifiche, con l’unico obiettivo fisso che è sempre stato uno: ospitare l’Europeo 2032. Ora, però, il tempo stringe, perché entro fine mese è prevista la scadenza per la definizione degli impianti che ospiteranno la competizione e, ad oggi, Bologna non ha ancora un piano preciso. Occorre, quindi, accelerare i tempi, motivo per cui in settimana dovrebbe esserci un vertice tra Lepore e Fenucci con l’obbiettivo di chiarire le prospettive e definire il piano, che si spera essere conclusivo, per il restyling del Dall’Ara e la costruzione di uno stadio temporaneo in cui il Bologna possa giocare nel frattempo.

Come detto, però, il numero degli abbonati è salito negli ultimi tre anni, e con esso anche il numero di partite di cartello che il Bologna gioca. Necessario, quindi, che l’impianto sostitutivo rispetti le normative UEFA e che abbia una capienza necessari ad accogliere almeno gli abbonati. Motivazioni per cui il prezzo totale dell’operazione è lievitato, arrivando ad una differenza tra i 50 e gli 80 milioni di euro rispetto a tre anni fa. Soldi che, in questo momento, non vorrebbero aggiungere né il Comune, né tantomeno il Bologna (che hanno rispettivamente stanziato 140 e 40 milioni) e che, soprattutto, non potranno essere richiesti a fondo perduto al Ministero dello Sport.

Nuovo Dall’Ara: una situazione Stadio che divide

Stadio_Dall_ara_lavori_mondiali_1990 (Museo del Risorgimento - Museo della Certosa)

Stadio Dall’Ara durante i lavori per il Mondiale 1990 (© Museo del Risorgimento – Museo della Certosa)

Fondi che, però, potrebbero essere trovati grazie ad un investimento di imprenditori privati. Quest’ultima, al momento, sembrerebbe la soluzione più veloce e meno dispendiosa, poiché sarebbe l’azienda privata a diventare sponsor del progetto e provvedere al pagamento della differenza. Un’escamotage che in Italia è ormai già ampiamente sdoganata, e che oggi caratterizza gli stadi italiani più all’avanguardia. Basti pensare, ad esempio, alla New Balance Arena di Bergamo, al BlueEnergy Stadium di Udine, o all’Allianz Stadium di Torino, tre gioiellini tra il marasma generale degli stadi italiani.

E allora, cosa ci sarebbe di divisivo? Beh, come per i tre stadi citati sopra, ovviamente lo sponsor deve trarre beneficio dall’investimento fatto. Motivo per cui, necessariamente, verrebbe cancellato il nome “Renato Dall’Ara” dai documenti ufficiali, con il nuovo impianto che prenderebbe il nome dell’azienda o fondo d’investimenti disposto a coprire la differenza.

Fonte: Giuseppe Tassi – Il Resto del Carlino

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