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Calciomercato Bologna “Vintage” – Diego Fernando Pérez

Il mediano uruguaiano ha lasciato un segno profondo nella storia recente del club rossoblù, conquistando i tifosi con la sua dedizione e il suo cuore.

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Diego Perez (© Bologna FC 1909)
Diego Fernando Pérez (@ Bologna FC 1909)

Nel quinto episodio della rubrica “Calicomercato Bologna Vintage” proseguiamo la scia dell’ultimo episodio su Gaby Mudingayi, raccontando l’arrivo a Bologna di un altro giocatore poco appariscente ma altrettanto importante, come Diego Fernando Pérez: un simbolo di lotta, equilibrio e spirito di sacrificio.

Il “Ruso”, dal Mondiale al Dall’Ara

Nell’estate del 2010, dopo un 17esimo posto scarso nella stagione precedente in Serie A, il Bologna cercava un punto fermo per rafforzare il proprio centrocampo. Arrivò sotto le Due Torri un guerriero dallo sguardo serio: Diego Fernando Pérez. Reduce da uno straordinario Mondiale in Sudafrica, dove contribuì a portare l’Uruguay fino alla semifinale, il “Ruso” sbarcò in Emilia con un bagaglio di esperienza e carisma, pronto a portare più in alto i felsinei.

Diego Perez

Diego Perez (© Bologna FC)

La trattativa fu rapida: il Bologna lo volle fortemente, consapevole di aver bisogno non solo di un mediano, ma di un leader silenzioso. Arrivò il 31 agosto, l’ultimo giorno di calciomercato, per 2 milioni di euro dal Monaco. Con il suo stipendio da 1.1 milioni di euro all’anno divenne il giocatore più pagato in rosa, insieme al capitano Marco Di Vaio. Non fu un acquisto da copertina, ma era esattamente ciò che serviva.

Pérez e Bologna: una simbiosi di sudore e cuore

La colonia di giocatori uruguaiani presente nella rosa del Bologna permise a Pérez di ambientarsi velocemente. Trovò Miguel Ángel Britos, Henry Giménez, il diciannovenne Gastón Ramírez e, dalla sessione invernale, Bruno Montelongo. Detto fatto. Nella prima stagione in rossoblù ha collezionato 28 presenze e realizzato 5 assist.

Nelle cinque stagioni al Bologna totalizzerà 113 presenze, sempre al massimo dell’intensità e della concentrazione. In un periodo complicato per la società, tra salvezze sofferte e cambi societari (nella stagione 2010/11 si susseguirono quattro presidenti diversi: Sergio Porcedda, Massimo Zanetti, Marco Pavignani e, infine, Albano Guaraldi), il mediano uruguaiano rappresentava una certezza.

Diego Fernando Pérez (@Uefa.com)

Diego Fernando Pérez (@Uefa.com)

 La sua disciplina tattica e la capacità di leggere il gioco lo resero insostituibile per tutti gli allenatori che lo guidarono, incarnando perfettamente lo spirito del Dall’Ara fatto di fatica, umiltà e senso di appartenenza. Ogni partita era una battaglia da affrontare, e lui non si è mai tirato indietro.

L’anima silenziosa di un epoca

Non lasciò in eredità trofei o gol iconici, ma qualcosa di forse ancora più prezioso: l’esempio. Non fu un capitano con la fascia, ma lo fu nei fatti: sempre in trincea, sempre con il volto segnato dallo sforzo. Ha rappresentato, senza clamore, un’idea di calcio fatta di dedizione e valori semplici. In quei 47 cartellini collezionati nei campi italiani si legge tutta la sua passione e il senso di appartenenza verso una tifoseria che lo ha abbracciato sin dal primo giorno con un affetto autentico.

Sostanzialmente, oggi non si trova più a Bologna, ma è come se il “Ruso” non se ne fosse mai andato.

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