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Canta che ti passa: Mio fratello è figlio unico

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Gazzetta dello Sport


L’aria natalizia ha il suo fascino perché riunisce le famiglie. Chi pensa che i soliti pranzi, cene o pranzi che diventano cene siano una rottura di maroni, probabilmente, sono gli stessi che ne soffriranno la mancanza quando non si avrà più l’opportunità di celebrarli.
Tra i tratti caratteristici dello stereotipo famigliare c’è lo zio cretino che, appunto, si trasforma in cretino al quadrato; la nonna che ti passa il cinquantello sottobanco perché “così, se hai fame, vai a prenderti il gelato”, e tu rimani sbigottito mentre pensi “il gelato? A dicembre? 50 euro?”; la madre che prepara da mangiare mentre passa l’aspirapolvere e sculetta ascoltando il disco di Mario Biondi; la cugina che non vince mai alla lotteria e, come un +4 a UNO, sferra la risposta “sfortunata nel gioco, fortunata in amore”, ma tu sai che è sfigata anche lì. Insomma, un ciarpame di persone a cui vuoi bene, anche se ti rubano i regali o ti prendono per il culo perché la stella, sull’albero, l’ha messa lui: il fratello.
Quest’anno, a causa della decisione della Lega (e dei diritti televisivi…?), Giancarlo e Marina si sentiranno un po’ più soli perché i due figli – Filippo e Simone – saranno entrambi a Bologna per preparare la sfida tra rossoblù e biancocelesti, quasi come fossero figli unici.

Mio fratello è figlio unico
sfruttato, represso, calpestato, odiato.

Potrebbero dire così, gli allenatori delle due squadre. Filippo a Simone perché, due anni fa, dopo aver conquistato 12 punti in 7 partite sul finire del campionato, ha ricevuto il benservito da Lotito (che gli preferì Bielsa), per poi riconfermare il piacentino; Simone a Filippo perché la situazione del Bologna non è sicuramente delle migliori e, si sa, il primo a pagarne le conseguenze è sempre l’allenatore.
Nella canzone Mio fratello è figlio unico, Rino Gaetano specifica come – in mezzo alla massa (anche familiare)  – ci sia sempre la famosa voce “fuori dal coro” che, sotto le Due Torri, si rispecchia proprio in Superpippo. L’allenatore piacentino (il nostro) sta vivendo una situazione di alienazione, nella quale pare uno dei pochi regali sotto l’albero a credere nella speranza di salvezza. Ci aveva provato a riportare tutti sui binari, con quel famoso post su Instagram, ma l’aria natalizia non era ancora entrata in circolo nelle vene dei tifosi. Ed è qui che si rispecchia la solitudine dell’Inzagone: una vox clamantis in deserto che predica al nulla, che ha sempre meno appeal come i calzini quando non sai cos’altro regalare.
Al contrario dello stereotipo di cui sopra, Simone non ha nulla contro Filippo: “Non staccano mai: calcio, calcio, calcio – dice Giancarlo – Ogni giorno fanno lunghe telefonate per scambiarsi idee e consigli”.
Ormai è una cosa risaputa che i due fratelli gioiscano uno per le vittorie dell’altro e, quindi, molto probabilmente anche Mone (come lo chiama il padre) sta soffrendo per la difficile realtà di Pippo.
Il fatto è che il biancoceleste è riuscito a guadagnarsi il posto nei capitolini, conquistando subito la fiducia della sua gente; il rossoblù dovrà fare come Babbo Natale, girando le varie case di Bologna e dintorni per consegnare bel gioco e, soprattutto, bei punti.

Qui, allora, il famoso figlio unico rimane solo il maggiore, che potrebbe vedere confermato lo stereotipo del fratello perculante. Un urlo liberatorio come ti amo, Pippo potrebbe non bastare.

(Mio fratello è figlio unico – Rino Gaetano)

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