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Canta che ti passa: Quello che capita

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Se nella voce di ricerca su Google si digita “Legge di Murphy” e si accede alla relativa pagina Wikipedia, si leggeranno queste prime righe: “La legge di Murphy è un insieme di paradossi pseudo-scientifici a carattere ironico e caricaturale. Si possono idealmente riassumere nel primo assioma, […], che ha dato il titolo a tutto il pensiero ‘murphologico’: se qualcosa può andar male, andrà male”.
Tanti credevano, domenica, in un repentino vantaggio rossoblù (come successo a Sassuolo e contro l’Atalanta), altri non pensavano che il Chievo riuscisse a passare in vantaggio a un certo punto del match, altri ancora – invece – sapevano che sarebbe successo. È la legge dei grandi numeri, quella che ti spiega che un qualcosa di straordinario debba accadere, prima o poi. È, nel caso del Bologna e di Ventura, la legge di Murphy.

Chi lo sa se il mio posto è qui,
o è solo una fatalità.
Una questione di numeri,
di probabilità…

Siamo tutti credenti di Battisti (Lucio, quello che “No, non sarà un’avventura”), ma effettivamente bisogna superare alcuni ostacoli per far sì che non sia fuoco che col vento può morire.
Al triplice fischio, infatti, i tifosi rossoblù avranno storto il naso. Beh, chi non si aspettava una vittoria contro il più che modesto Chievo, squadra tanto anonima quanto senz’anima a quota -1 in classifica? Nessuno. Nessuno, tranne Murphy.
Murphy è quel bastardo che ti rovina i piani; che ti fa pensare “ecco, vuoi vedere che proprio a noi capita di non vincere?”. A qualcuno doveva pur succedere: è una questione di numeri che, a causa di eventi matematici, ha fatto capitare proprio il Bologna sotto la gogna mediatica (cittadina) e Inzaghi sul banco degli imputati: “Pippo, ma sei scemo? Hai visto che Orsolini entra e segna?” o “Dai, guarda Palacio! Rodrigo non si tocca, ma la carta d’identità non mente e non regge più 90 minuti”. Insomma, esternazioni  che possono portare addirittura a pensare se sia una fatalità che l’ex fuoriclasse del Milan sia su una panchina di Serie A o se sia davvero il suo posto.

Forse è che si fa quello che si può,
forse è che si fa quello che capita.
Con più o meno dignità…

Quella, la dignità, siamo sicuri che Pippo l’abbia. Il suo avversario di quattro giorni fa, invece, l’ha probabilmente persa da un po’: da circa un anno, si può dire. In Italia si sono stupiti tutti quando il presidente Campedelli, per cercare di risollevare le sorti del povero Chievo, ha assunto Ventura, l’uomo più criticato del Bel Paese; in Italia, allo stesso modo, sono rimasti letteralmente shockati quando lo stesso allenatore ha presentato le sue dimissioni. Senza perdere tempo, capitan Pellissier ha scelto il modo più diretto per espandere il suo pensiero “Non ho mai visto una cosa del genere, non fate come Ventura”. Immaginavamo che non tirasse una buona aria, ma un addio così nemmeno Mel Gibson l’avrebbe pianificato.
E anche a casa dell’ex C.T., il caro Murphy, è andato a bussare. Non tanto per la legge pronunciata prima, quanto per quella che fa “Niente va così male che non possa andare peggio”. Morale: se odiato da tutti gli italiani, quindi perché non farsi anche deridere dagli stessi?
Sicuramente, Ventura, a 70 anni suonati, non ha voluto perdere uno degli ultimi (se non l’ultimo) treni della sua carriera da allenatore; sicuramente, Ventura, ha fatto quel che ha potuto; sicuramente, Ventura, ha fatto quello che è capitato. Per la dignità, ripassare più tardi.

Forse è come pescare un numero
e sperare poi in quello che capita.
Senza troppa logica…

Quando Murphy pesca un numero, devi solo sperare di non essere nei paraggi.

(Quello che capita – 883)

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