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Canta che ti passa: …Tu corri!

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Chissà se tra un po’ di anni (tra non molti, probabilmente) Palacio si siederà su una panchina lungo la strada, in attesa del pullman, e nel mentre racconterà la sua storia a una sconosciuta Una scena che ripeterebbe quella del gran pezzo di film come Forrest Gump, quando il protagonista – narrando il modo in cui è riuscito a levarsi quegli strani aggeggi dalle gambe – ha iniziato a “correre come il vento che soffia”.
Poi, vabbè, crediamo che El Trenza non farà il giro del mondo o fonderà una catena di ristoranti specializzata nella preparazione di gamberi, ma si fermerà al “solo” racconto delle sue scorribande: Rodrigo, infatti, arrivato da “bollito” e dal solito acquisto del “sì, ma…”, ha iniziato a tirare la carretta da subito e – infortuni e scelte tecniche a parte – è veramente uno dei pochissimi che si salva, in questi sei mesi. I più attenti, oltre alle ingiurie rivolte a dirigenti e giocatori vari, avranno notato che Palacio ha iniziato a correre, e non si è mai fermato.

La canzone dei Gemelli DiVersi ci fa ragionare fin dal titolo: …Tu corri. Cioè, chiunque tu sia e qualunque cosa tu non sappia cosa fare: corri.

Sei un ragazzino che vuole emergere nel mondo del calcio? Corri. Come se fossi un bambino nelle pampas argentine, con la “trenza” al vento e tre polmoni.
Ehi, questa mattina giù al parco, sai si parlava di quando
ci si allenava nel fango e il mondo lo si scopriva giocando.
Ricordi il tipo che parlava poco,
lui già vedeva il suo scopo,
dentro lo sguardo bruciava quel fuoco.

Hai giocato ad alti livelli col Boca Junior, vincendo – in cinque anni – ben sei trofei, poi vieni in Italia e non riesci a contendere nessun titolo con Genoa e Inter? Corri.
La fantomatica signora (quella della panchina) storcerà il naso: possibile che un giocatore con tali qualità abbia scelto squadre con cui non avrebbe vinto niente? Lui, magari, sorriderà e rivivrà la carriera in un attimo, perché dovunque è andato è sempre stato amato. E l’applauso di San Siro, domenica sera, da parte dei tifosi la cui squadra sta perdendo – in Italia – non sarebbe stato riservato a un ex qualunque.

Hai 36 anni, dopo la prima partita di campionato stai fuori per sette giornate e torni in una partita fondamentale come quella contro la Roma? Corri.
Potremmo definirlo con molti aggettivi: eroico, intraprendente, instancabile, magnifico… Il fatto è che quel giocatore col 24 sulle spalle, tanto per cadere nel banale, non gioca per quello che ha scritto sulle spalle, ma per lo stemma che c’è davanti. Per questo motivo Palacio è il gregario di cui non puoi fare a meno.

A Bologna, sia Inzaghi che Donadoni hanno detto sempre la stessa cazzata: qualcosa come “Palacio ha la sua età, non bisogna sovraccaricarlo”. Risultato? 28 partite l’anno scorso, 15 quest’anno. Beh, sì, alcune partite ha dovuto riposare, ma solo perché infortunato. L’argentino rispecchia quell’utilitaria che compri quando hai 18 anni: non è il massimo, ma sai che va bene per quel periodo.
Occhio, però: se sei un buon meccanico, anche l’utilitaria può gareggiare con le macchine più veloci.

Niente paura: tu corri, tu corri.

(…Tu corri – Gemelli DiVersi)

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