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Bologna

CIAO EZIO

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Oggi 4 gennaio 2017, alle ore 18, ci ha lasciati per sempre l’amico Ezio Pascutti.

Ezio, che da tempo era ricoverato in un casa di cura bolognese ci ha lasciati a 79 anni. Bologna tutta piange uno dei suoi campioni più amati.

Lo scrivente, la Proprietà e la Redazione di 1000cuorirossoblu.it sono vicini alla famiglia in questo terribile momento ed esprimono la loro piena partecipazione al grave lutto che li ha colpiti.

Permettetemi di salutare l’amico Ezio con una breve storia della sua fantastica vita sportiva.

Nato a Mortegliano (Udine) il 1° giugno del 1937; calcisticamente cresciuto nel Pozzuolo, fu ceduto per 300.000 lire alla Saici di Torviscosa, squadra di quarta serie, prima di passare al Bologna nella stagione 1954-55 per giocare con la maglia rossoblù, la numero 11 dell’ala sinistra, fino al 1968-69, cioè perla bellezza di quattordici anni. Figlio di un falegname e di una bidella, cominciò come tutti i ragazzi, con le partitelle giocate nel campetto del paese, tirando più calci alle pietre che al pallone; nell’anno 1952 cominciò a giocare a Pozzuolo, squadra di prima categoria che si guadagnò la “Promozione” grazie ai gol del giovanissimo Ezio. Nell’estate del 1953 provò per l’Udinese che offrì una buona cifra per l’attaccante, ma il fratello maggiore Enea sconsigliò quella scelta optando per la Saici di Torviscosa, formazione di IV Serie. In quella squadra Ezio conobbe Leskovic, acquistato anch’egli dal Bologna e prematuramente scomparso poco dopo, senza vestire mai i colori felsinei. Furono definiti una coppia d’oro; quell’anno Pascutti giocò sedici gare e realizzò tre gol. A limitarne il rendimento fu una cisti ad un ginocchio, primo di una serie di problemi alle articolazioni che avrebbero accompagnato tutta la carriera del campione. A portarlo a Bologna fu Gipo Viani nell’estate del 1954; tre milioni e mezzo alla squadra di provenienza e mezzo milione al giocatore. La famiglia avrebbe preferito che Ezio avesse proseguito gli studi tecnici, ma Ezio capì che era giunto il momento tanto sognato e decise di seguire Viani. Il primo anno giocò nella formazione Juniores segnando molte reti, meritandosi la maglia della Nazionale di categoria, convocato da uno che se ne intendeva: Peppino Meazza. Chiamato a far parte della rosa azzurra che doveva partecipare al Torneo Internazionale della FIFA deve rinunciarvi a seguito ad un’ennesimo incidente al ginocchio che lo blocca a letto. Alla fine di quell’anno partecipò ad una tournée con la prima squadra in Danimarca e in quella occasione segnò la sua prima rete in rossoblù , seppur in amichevole. Esordì in serie A il primo gennaio del 1956, allo stadio Menti di Vicenza contro il Vicenza; con il Bologna in vantaggio per due a zero (reti di Pozzan e Valentinuzzi) ecco scoccare il 33’ minuto: Pivatelli, dopo una brillante fuga,tirava forte a mezza altezza; il pallone batteva contro lo spigolo interno del palo, urtava sul portiere e finiva dalla parte opposta, dove l’esordiente Ezio, in tuffo, non aveva difficoltà a mettere in rete di testa. Era il gol del tre a zero. Il primo d’una lunghissima, strepitosa serie per Ezio.Con la maglia rossoblù vi disputa l’intera parabola agonistica: quattordici campionati di serie A, con 296 partite e 130 gol, quarto realizzatore di ogni tempo nella storia del Bologna, dopo Schiavio, Reguzzoni e Della Valle, ma primo relativamente ai campionati a girone unico. Il massimo delle marcature, in una stagione, Ezio le raggiunse nel campionato 1958-59, quando  bucò i portieri avversari per ben 17 volte!Si dimostrò per anni un’ala sinistra, dotata di fisico possente, grandi riflessi,gran fiuto del goal, micidiale colpo di testa e grande opportunista dell’area di rigore. Ha detenuto per quasi quarant’anni un record che solo Gabriel Batistuta, con l’ausilio di vari rigori, è riuscito a battere: ha segnato consecutivamente nelle prime dieci giornate (12 gol) della stagione 1962-63. La stagione nella quale Bernardini coniò la famosa frase “Così si gioca solo in Paradiso”Vincitore dello scudetto 1963-64, e della Mitropa Cup 1961, autore di eccellenti prove in Nazionale (memorabile la doppietta con cui l’Italia espugnò il Prater di Vienna, nel 1962, nella partita inaugurale della gestione Fabbri), per complessivi otto gol in 17 partite. Ripetuti infortuni alle ginocchia lo costringono a lasciare il calcio alla soglia dei trent’anni. Quando Ezio, nel 1969, attaccò le scarpe al chiodo, nel Bologna finì un epoca: quella dei cross che parevano sempre troppo lunghi e che lui riusciva a trasformare in gol impossibili.

 

Lamberto Bertozzi

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