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Fabbian a La Gazzetta dello Sport: «A Bologna, con la squadra, con Motta mi trovo benissimo. Giochiamo a calcio e vediamo che cosa arriverà. All’Europa e all’Azzurro non penso»

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Fonte immagine: Damiano Fiorentini / 1000cuorirssoblu.it


Per molti è stata una grande sorpresa, per chi invece lo seguiva da tempo Giovanni Fabbian è stata una bella conferma con la maglia del Bologna. Sì, perché il centrocampista veneto sta crescendo come meglio non si poteva sperare sotto le due Torri e in questa crescita c’è tanto dell’ambiente Bologna e del tecnico rossoblù, che lo ha gestito alla grande, sfruttandone prima la gioventù e ora la crescente maturità. Il suo talento e e la sua personalità sono balzati agli occhi anche di Walter Veltroni, che in questa stagione con la Gazzetta dello Sport sta intervistando la “nouvelle vague” del calcio italiano. 

Buon sangue non mente

Il calcio scorre nelle vene di Giovanni, da due generazioni. Nonno Gabriele, infatti, da giovane era un libero molto bravo., tanto che anche Nereo Rocco lo avrebbe voluto nel suo Padova 57/58, finito 3° in classifica: «Era molto bravo a giocare – dice Fabbian – Rocco lo voleva in squadra, ma lui era l’unico maschio di una famiglia contadina che aveva già avuto 8 figlie femmine. Mio bisnonno aveva bisogno di lui nei campi e disse di no. Poi anche mio padre, idraulico, ha giocato a livello amatoriale». Nonno Gabriele segue le partite da casa per il momento, ma presto quando le temperature lo permetteranno andrà a vedere le partite di Giovanni dal vivo: «Penso sia orgoglioso e felice. Un Fabbian in Serie A, alla fine, ci è arrivato. Credo che veda sé stesso nella mia maglietta. L’unico consiglio che mi ha dato è divertirmi e restare tranquillo. E io lo faccio, i grilli per la testa non ci sono e se si manifestano, li scaccio».

Fabbian e la passione per il calcio

«Per il calcio era e sarà sempre un’ossessione». Giovanni Fabbian ha sempre sognato di fare il calciatore fin da bambino, l’idolo risponde al nome di un talento veneto fenomenale come Alessandro Del Piero. Tuttavia la carriera lo ha portato già a 15 anni a vestire i colori dell’Inter: «Ho dovuto salutare la famiglia ed è stata dura. Ero un bambino o poco più, qualche lacrima è scesa. È stata un’esperienza bellissima che mi ha fatto crescere. Con molti di quei ragazzi ho mantenuto un rapporto che porterò con me per sempre. É stato difficile, soprattutto la prima notte, ma volevo provare cosa significasse bastare sé stessi, avere autonomia. Anche quando ho avuto nostalgia non sono mai voluto tornare indietro».

Oltre il calcio

Per Giovanni il calcio è stato sempre una splendida ossessione, diventato lavoro. Tuttavia non ha mai perso di vista anche altri obiettivi della vita, soprattutto lo studio e il progetto di costruirsi un futuro che vada oltre la carriera in campo: «Ho fatto il Liceo Scientifico, prima a casa poi alla scuola dell’Inter. Ho preso la maturità e ora sono inscritto all’Università in Economia e Commercio: mi interessano le materie e ho già dato tre esami». Parlando proprio dei suoi studi, Fabbian dà una spiegazione che pare rispecchiare esattamente una delle sue qualità anche sul campo: l’intelligenza e la maturità: «Calciare e pensare non sono termini in contraddizione. Nel calcio ci vuole talento, che è una forma di intelligenza intuitiva, ma anche capacità di ragionamento, visione del gioco, scelta dei tempi e disciplina tattica». Giovanni ha obiettivi ben chiari e la forza di volontà di centrarli tutti, una forma mentis che forse deriva anche dall’educazione: «La mia è una famiglia concreta: lavoro e affetto – dice Fabbian, che di fatto quel modo di pensare lo ha assimilato totalmente – Non ho tempo di annoiarmi (risponde quando Veltroni gli chiede della noia di cui hanno parlato alcuni altri giovani calciatori). Ognuno usa il tempo libero come vuole. Io ho un progetto futuro. Quando posso studio, quando il lavoro me lo consente. Mi piace farlo. Devo costruirmi una seconda strada dopo la carriera da calciatore».

Bologna, una situazione ideale

Alla domanda su Bologna squadra e città, Giovanni risponde nella medesima maniera: «Mi trovo benissimo». Sulla squadra e la città, la risposta è perentoria: «Mi trovo benissimo qua, non è una risposta diplomatica. Siamo un bel gruppo, ci divertiamo e abbiamo voglia di vincere e di giocare a calcio. I tifosi sono felici con quel modo non eccessivo e non arrogante che è proprio di questa città. Tutto è sobrio e allegro. Ci supportano e lo stadio pieno ci aiuta a dare il meglio».

Il rapporto con Motta

La risposta sul rapporto con mister Thiago Motta ricalca quella che Giovanni dà sul gruppo squadra e sulla città: «Con lui mi trovo benissimo. È un maestro di calcio che chiede molto a ciascuno di noi, ma sa garantire un clima bello e sereno, dentro e fuori dal campo. Sa essere duro quando necessario e ci aiuta a migliorare». Giovanni è un giocatore completo, come si richiede ad un centrocampista e ama quello che fa in campo: «Cerco di fare quello che è più utile alla squadra. Ovviamente mi piace segnare, ma il mio ruolo è così bello, consente di legare il gioco nostro, interrompere quello altrui, disegnare lanci e costruire fraseggi. Tutto il calcio in un ruolo».

Gli obiettivi e il futuro di Fabbian

Il prossimo futuro potrebbe riservare grandi sorprese a Giovanni. La prima potrebbe essere l’ingresso in Europa col Bologna: «Non so se l’Europa è possibile. L’obiettivo è vincere ogni volta che scendiamo in campo. Non sempre riusciamo, ma dobbiamo provarci». E poi potrebbe esserci la Nazionale, visto che Veltroni lo incalza dicendogli che lui, forse, è il prototipo del calciatore moderno che piace a Spalletti, anche fuori dal campo: «Non ci penso. Mi sembra troppo. Ovviamente ne sarei felice ed onorato. L’azzurro è il sogno che popola l’immaginario di ogni ragazzino. È anche il mio sogno, ma posso arrivarci sono giocando bene. Solo così avvererò il desiderio».

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