Bologna FCEuropa League
Un Bologna di nome Vincenzo Italiano
Quella notte in cui a Bucarest vinse il Bologna di tutti…
C’è un filo che unisce Firenze, Bologna e ora anche Bucarest: il calcio di Vincenzo Italiano. Anche quando non c’è, si vede. Il Bologna che porta a casa la vittoria contro l’FCSB non è solo una squadra che conquista i primi tre punti in Europa League, ma un gruppo che ha imparato a riconoscersi dentro un’idea, dentro una mentalità. La stessa che il suo allenatore trasmette quotidianamente, anche a distanza.
FCSB-Bologna firma invisibile di Italiano
Daniel Niccolini, vice di Vincenzo Italiano (© Bologna FC 1909)
La serata europea avrebbe potuto complicarsi, tra il clima dello stadio, la pioggia di ammonizioni e l’assenza del tecnico principale in panchina. E invece, per oltre mezz’ora, i rossoblù hanno mostrato la versione più riconoscibile e convincente di sé: ritmo, verticalità, pressing. Il vantaggio di Odgaard e il raddoppio immediato di Dallinga sono il frutto di un approccio lucido e coraggioso, quello di cui lo stesso Daniel Niccolini ha parlato nel post-partita: «Abbiamo giocato i primi 35 minuti ad alto livello», forse consapevole che un pizzico di sofferenza fosse messa in conto.
L’idea, appunto, non si è spenta nemmeno quando la squadra ha dovuto difendere il risultato. È rimasta viva, perché è ormai parte della mentalità. Il Bologna non si è chiuso, ha continuato a cercare il terzo gol — quello mancato di poco da Orsolini e Odgaard — con la stessa fame con cui Italiano lo avrebbe preteso dalla panchina.
E non è un caso che la vittoria sia stata dedicata proprio a lui, come hanno raccontato i protagonisti: «Ci tenevamo a dedicargli questa gara», dice Niccolini; «È sempre con noi, anche a distanza», aggiunge Orsolini, svelando la videochiamata pre-partita del tecnico. Si evince chiaramente quel legame emotivo e tecnico che va oltre la presenza fisica: il segno tangibile di una squadra che ha interiorizzato il suo allenatore.
Odgaard e Dallinga, simboli di crescita

Jens Odgaard (© Bologna FC 1909)
Il primo gol porta la firma di Jens Odgaard, sempre più fondamentale offensivo in questo Bologna. Non solo per il gol, ma per la sua capacità di galleggiare tra le linee, citando il vice Niccolini. Il danese ha messo insieme intelligenza tattica, sacrificio e qualità: «Sono contento per il gol, ma soprattutto per la squadra e per i tifosi», ha detto, ricordando che i tremila bolognesi giunti fino a Bucarest sono parte essenziale di questo viaggio europeo.
Accanto a lui, Thijs Dallinga ha trovato la rete che cercava, il primo sigillo europeo con la maglia rossoblù. Il suo gol è stato quasi una liberazione, premiando settimane di lavoro. E se in campo ci sono stati momenti di “egoismo” la reazione di gruppo dice un’altra verità: il Bologna è una squadra viva, umana, capace di perdonarsi e di imparare. Lo stesso Niccolini ha sorriso: «In certe situazioni dobbiamo essere più altruisti… ma per oggi gliela perdoniamo».
La voce dell’esperienza: Skorupski e Lykogiannis
Lukasz Skorupski (© Bologna FC 1909)
Se i giovani spingono e segnano, sono i senatori a sancire la vittoria. Lukasz Skorupski ha ricordato a tutti perché da anni è uno dei pilastri del Bologna. A Bucarest ha salvato il risultato due volte nel primo tempo, e a fine partita ha parlato con la calma di chi sa cosa serve per costruire:
«Una vittoria strameritata, la dedichiamo al mister». Parole da leader, che si legano perfettamente al discorso di Lykogiannis: «Sappiamo che siamo forti anche quando andiamo in difficoltà. Quando succede, dobbiamo restare uniti e andare avanti».
FCSB-Bologna: la vittoria del collettivo
Al di là dei singoli, il successo di Bucarest restituisce un’immagine: questo Bologna non è una somma di talenti, ma un sistema di relazioni. Ogni giocatore sembra sapere cosa deve fare e, soprattutto, perché. Da Freuler a Lucumì, da Skorupski – decisivo con due interventi nel primo tempo – fino alle rotazioni in corso d’opera che non hanno snaturato l’equilibrio.
Orsolini l’ha riassunto con lucidità: «Tre punti d’oro, anzi di platino. Potevamo chiuderla prima, ma abbiamo tenuto la testa fino alla fine». Il cammino è appena iniziato, ma la direzione è quella giusta.
La vittoria di Bucarest diventa allora una conferma: questo Bologna ha imparato a vincere anche senza il suo allenatore in panchina, perché il suo allenatore ormai lo porta dentro.
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