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Focus On – Bologna, punto e a capo

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credits: Bologna FC


La storia è finita: le strade di Sinisa Mihajlovic e il Bologna si sono separate. Dopo tre anni di gioie, dolori, successi e insuccessi, l’allenatore serbo è stato esonerato dalla guida tecnica della società rossoblù. Una storia travagliata, segnata a lungo dalla malattia del serbo che ha stretto un rapporto già molto forte e diretto, che ha unito ancora di più una tifoseria e una squadra. Nelle ultime ore sui giornali sono rimbalzate diverse voci, alcune impietose: “Mihajlovic è stato cacciato perché malato”. Nulla di più falso. Sinisa è stato esonerato perché la guida tecnica non funzionava più, perché si era rotto qualcosa non negli ultimi giorni, non nelle ultime settimane ma forse già alla fine della scorsa stagione. E proprio il rapporto così stretto tra la proprietà e Miha  ha concesso forse un’altra chance a quest’ultimo, ma quando le cose non vanno bene bisogna trovare il coraggio di cambiare, a prescindere da cosa sia giusto o sbagliato. La decisione di Saputo è stata sofferta proprio per questo motivo, e sempre per questo motivo la tifoseria è quasi spezzata in due: da una parte c’è chi trova giusta la decisione presa, dall’altra c’è chi avrebbe dato una nuova opportunità a Mihajlovic. 

Seguendo il primo filone di pensiero, la decisione presa da Saputo potrebbe essere stata giusta soprattutto per gli ultimi risultati del Bologna, che ha perso due partite complicate ma ha pareggiato tre gare che in ottica salvezza avrebbero dovuto portare altri risultati. Dall’altra parte, Mihajlovic si è trovato di fronte una squadra molto rivoluzionata dal punto di vista tecnico, con cessioni importanti come quelle di Hickey, Theate e Svanberg, e con alcuni calciatori appena arrivati che devono avere tempo di adattarsi ad una nuova filosofia di gioco. Probabilmente, inoltre, sono state sbagliate le tempistiche: o si cambiava prima dell’inizio della stagione, o Sinisa avrebbe potuto avere ancora un po’ di tempo per cercare la quadra giusta. Forse, però, la strada di mezzo potrebbe coincidere con una mezza verità: quando un ciclo finisce è dannoso per entrambe le parti cercare di portare avanti una filosofia di gioco. Mihajlovic nel suo triennio a Bologna ha raggiunto importanti traguardi in situazioni complicate, ora però la società ha imposto uno step in più e – dopo la rivoluzione societaria con l’arrivo di Sartori – forse era davvero giunto il momento anche di una rivoluzione tecnica. Ringraziando Mihajlovic più del dovuto, perché ha svolto il suo mestiere giocando una partita molto più importante, e per questo motivo merita applausi maggiori, perché ha dimostrato di avere tenacia, forza e passione per una piazza che gli ha dato tanto. 

Ora però il Bologna deve ripartire, pensando ad un futuro ancora in divenire. Chiudere la porta del passato non è mai facile, in questo caso è ancora più complicato. Ma si deve andare avanti, per il bene del Bologna.

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