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Fussball, bitte – Storie di Bundesliga – Ottava giornata
Bentornati a Fussball, bitte, il nostro viaggio raccontato da Federico Belfiore della Bundesliga di oggi e di ieri.
Risultati e classifiche
WERDER BREMA – UNION BERLINO 1-0
72′ Grüll
EINTRACHT FRANCOFORTE – ST. PAULI 2-0
35′, 55′ Burkardt
AUGUSTA – RB LIPSIA 0-6
10′ Diomande, 18′ Rômulo, 22′ Nusa, 38′ Baumgartner, 56′ Ouédraogo, 65′ Lukeba
BORUSSIA MÖNCHENGLADBACH – BAYERN MONACO 0-3
64′ Kimmich, 69′ Guerreiro, 81′ Karl
HOFFENHEIM – HEIDENHEIM 3-1
18′ Asllani, 45+2′ Lemperle, 63′ Kramaric (HO), 75′ Schimmer (HE)
AMBURGO – WOLFSBURG 0-1
15′ Daghim
BORUSSIA DORTMUND – COLONIA 1-0
90+6′ Beier
BAYER LEVERKUSEN – FRIBURGO 2-0
22′ Poku, 52′ Tapsoba
STOCCARDA – MAGONZA 2-1
41′ Amiri rig. (M), 45+4′ Führich, 80′ Undav (S)
CLASSIFICA
Bayern Monaco 24
RB Lipsia 19
Stoccarda 18
Borussia Dortmund, Bayer Leverkusen 17
Eintracht Francoforte, Hoffenheim 13
Colonia, Werder Brema 11
Union Berlino 10
Friburgo 9
Wolfsburg, Amburgo 8
Augusta, St. Pauli 7
Magonza, Heidenheim 4
Borussia Mönchengladbach 3
Il Gladbach resiste solo un tempo (in dieci dal 19′ per l’espulsione di Castrop) ma nella seconda metà il Bayern dilaga e i padroni di casa si vedono annullare il tentativo di Stöger di accorciare le distanze: la notizia curiosa è che Kane non ha segnato, quella positiva è un’altra ottima prova del 17enne Lennart Karl che dopo aver timbrato in Champions League si ripete in Bundesliga. Il Lipsia sbanca Augusta con un punteggio tennistico e lo Stoccarda si avvicina superando il Magonza nel finale di gara. Leverkusen all’inglese sul Friburgo e Dortmund che la porta a casa solo nel recupero nel derby con il Colonia. Cadono il St. Pauli a Francoforte e l’Heidenheim ad Hoffenheim mentre il Werder regola l’Union. Nulla cambia in coda: nella parte destra della classifica perdono tutte ed nell’intera tornata non si ravvisa alcun pareggio.
Le Storie di Fussball, bitte
La principessa
C’era una volta una principessa, di nome Sofia Carlotta.
Era bellissima e colta, oltre al greco antico ed al latino parlava quattro lingue fluentemente e proteggeva artisti e scienziati, tra cui nientemeno che Gottfried Leibniz. Un giorno vide un’area poco fuori dal centro di Berlino e lì fece costruire un castello che chiamò Lützenburg. Pochi anni dopo il marito ascese al trono come Federico I di Prussia ed il castello venne ampliato per ospitare, oltre alla famiglia reale, le numerose attività di corte. La sfortunata principessa, però, andò in visita alla madre, ad Hannover, e vi morì (probabilmente di difterite) il primo Febbraio 1705, a soli 36 anni.
Da quella infausta data il re ribattezzò l’area ed il castello con il nome di Charlottenburg.
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Facciamo un salto avanti di due secoli.
La rivoluzione industriale è già avvenuta, siamo nell’era contemporanea, le arti barocche e neoclassiche hanno lasciato il posto ad altre discutibili forme di cultura, la più strana delle quali è una curiosa sfera di cuoio il cui unico scopo è d’esser presa a calci.
La cosa non è vista di buon occhio, da quelle parti, ma non basterà a scoraggiare un gruppo di studenti che decidono di formare una squadretta. Ma arriva la guerra a scombinare i loro piani, finita la quale, nel 1919, optano per una fusione con l’Union Halensee per dar vita all’Union SCC Berlino. Raggiunta la finale del campionato cittadino vengono sconfitti dallo SV Norden-Nordwest con il doppio punteggio di 0-1 e 2-4. Nel 1926 il sodalizio si spezza e il piccolo elf riassume il nome originario di SC Charlottenburg ma le difficoltà economiche la condannano ad un’estenuante altalena tra la prima e la seconda divisione cittadina.
Avete capito bene: cittadina. Sì, perché qui non si parla di Tori o Puledri ma di una compagine che non pensa nemmeno di uscire dai confini di Berlino, il che significa trastullarsi tra il nono e l’undicesimo livello del calcio nazionale in un contesto in cui lo stesso termine “nazionale” assume contorni da far sorridere.
L’importante resta divertirsi ma terminata la seconda guerra mondiale il quartierino ha la fortuna di trovarsi all’ovest e, per risparmiare, opera una nuova fusione con una società ben più strutturata, il TeBe ma dura solo pochi anni perché il TeBe, riassestatosi economicamente decide di proseguire il cammino in proprio.
Si torna alla vecchia denominazione di Sport-Club e ci si diverte tra i campionati rionali. Tanto.
È il 1978 quando dopo tanto correre arriva una piccola soddisfazione: la promozione in Bezirksoberliga, prima divisione del torneo berlinese. Non si fa in tempo a festeggiare che arriva la seconda di fila e stavolta è giubilo: il team vedrà per la prima volta com’è il mondo fuori dalla città.
Il trainer però va via: ha proposte più allettanti e da quelle parti si deve fare economia. Poco male, tanto non durerà, e comunque anche il nuovo ospite della panchina bianconera sembra saperci fare perché vince. Vince. Vince il terzo campionato di fila e si trova in Verbandsliga. Va via anche lui, però: i salti di categoria hanno imposto un regime di austerity per dotare la squadra delle strutture necessarie ad affrontare impegni sempre più competitivi. La scelta è saggia: anche in caso di retrocessione le strutture resteranno e si potrà guardare ad un futuro più sereno. Ma quella probabile retrocessione si rivolta in un’incredibile ulteriore promozione perché a fine anno è Amateure Oberliga.
Ora basta, si chiude qui: nel quartiere c’è qualchuno che sogna in grande e viene visto con sospetto dall’austera popolazione locale ma il mondo è dei pazzi, si sa, perché quello successivo non sarà un campionato ma un vero e proprio trionfo di risultati e bel gioco. Solo i vecchi cugini del TeBe riusciranno a strappare una patta nel quartierino berlinese, dove cadranno tutti gli altri avversari con punteggi spesso imbrazzanti. 4-0 a Hertha Zehlendorf e Marienburg, 5-1 a Makkabi e Reinickendörfer, 5-0 a Spandauer BC e Westend 01 e addirittura 7-2 allo Spandauer SV. Solo l’Herta Zehlendorf riuscirà nell’impresa di fare bottino pieno con un risicato 2-1 tra le mura amiche.
26 vittorie, 3 pareggi e quella sola sconfitta: 55 punti, 92 reti segnate e 14 subite. Numeri da capogiro. I playoff per la promozione saranno giocati a ritmi più blandi ma sarà sufficiente: 6 punti garantiranno l’accesso alla Zweite Bundesliga. I pronipoti di quegli studentelli testardi giocheranno in un campionato nazionale, tra lo stupore di tutta la Teutonia pallonara.
Ma questa volta, dopo cinque promozioni in altrettante stagioni, è davvero troppo: la seconda divisione 83/84 vede al via squadroni del calibro di Schalke, Karlsruher, Duisburg, Saarbrücken, Hannover e i concittadini dell’Hertha che fino a pochi anni prima venivano ammirati a modello inarrivabile.
Nonostante un torneo più che dignitoso, con un ragazzino di belle speranze a guardia della propria rete, tale Andreas Köpke, la favola dello SC Charlottenburg è breve. Brevissima.
Come quella della principessa che ha dato il nome al suo quartiere.
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