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GdS – Mihajlović: “Bologna non è mai stata un piano B. Sarà l’anno della scalata, ci divertiremo”

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Lunga intervista concessa da mister Siniša Mihajlović al direttore de la Gazzetta dello Sport, Andrea Di Caro. Queste le sue parole:

Mihajlović ha già in testa il nome per la prossima stagione: “scalata”. E il perché è presto detto: “L’obiettivo è scalare posizioni, finire nella parte sinistra della classifica, esprimere un buon calcio, far divertire i tifosi e rilanciare le nostre ambizioni”.

Inevitabile ritornare sui problemi legati al Covid e al necessario ripensamento di piani, sportivi ed economici: “Lo scorso anno non è stato fatto mercato, la crisi economica ha impedito quel processo di crescita che il presidente Saputo, la società ed io avevamo messo in agenda. La stagione è stata comunque importante perché ci ha permesso di far crescere i nostri giovani e di lanciarne altri. Se dovessi dare un titolo al Sinisa III direi “La transizione”.

E gli altri capitoli della saga? “Il Sinisa I sarebbe senza dubbio “L’impresa”. Sinisa II sarebbe “Il coraggio”. Ce n’è voluto tanto per superare la malattia e nello stesso tempo, grazie all’aiuto di club, staff e giocatori, guidare il Bologna ad un campionato tranquillo. Il bilancio di questi tre anni non può che essere molto positivo: per i risultati ottenuti e per il gioco espresso anche se l’anno scorso sono mancati i picchi avuti nelle scorse stagioni. Ma soprattutto per il lancio in questo ciclo di 22 giocatori giovanissimi e la loro valorizzazione tecnica ed economica. Un allenatore è chiamato anche a questo: perché sono io che lavoro per il club, non il club che lavora per me”.

Sui rumors delle ultime settimane Sinisa è perentorio: “Alt, chiariamo subito. Io non ho preso alcun tempo e non ho trattato con altri club. Come ha spiegato anche l’ad Fenucci, a fine campionato la società mi ha proposto di vederci l’1 giugno per parlare della prossima stagione, lasciando a tutti una settimana libera per scaricare tensioni e tossine accumulate durante la stagione”. E precisa: “Per me ci saremmo potuti vedere anche prima: la mia permanenza o meno a Bologna non dipendeva da altri club”.

E se avessero chiamato Juventus e Inter? “Avrei ascoltato e pure accettato. Come è normale che sia e se qualche allenatore al posto mio dice il contrario vi prende in giro. Ma non ho mai preso tempo per aspettare proposte. Il Bologna, per tutto quello che rappresenta per me, non sarà mai nella mia testa come un piano B. Come non lo è stata nessuna nessuna società in cui ho lavorato. Se non sto più bene in un posto, non sento le giuste motivazioni o non percepisco ambizioni simili alle mie, me ne vado e sto a casa. Senza bisogno di avere un altro club”.

Sul periodo di malattia di Mihajlović, collante naturale tra il tecnico serbo e Bologna: “Io sono grato al Bologna, alla città, alle strutture sanitarie, ai cittadini e ai tifosi per l’affetto che mi hanno sempre dimostrato. Ma che io ho ricambiato: il primo anno offrendo tutta la mia professionalità e salvando il club con un piede in B, il secondo facendo molto di più a livello umano. La società non mi ha mai messo in discussione quando mi sono ammalato ed è stato fantastico: ma quanti altri al posto mio avrebbero guidato la squadra da un letto di ospedale tra un ciclo di chemio e un altro? Sono andato in panchina più morto che vivo. Avevo difese immunitarie bassissime, con mascherina e distanziato da tutti, mi presentavo allo stadio e poi tornavo in ospedale a curarmi. Ho fatto cose folli per il Bologna, ma non mi piace doverlo ricordare. Quello tra me e il Bologna è stato e spero continui ad essere un rapporto d’amore. E chi si ama non rinfaccia il proprio amore, non lo sta a misurare. Ho avuto tanto, ma ho dato tutto”. 

Sinisa tiene a sottolineare anche il perché della frase sul fatto che stia bene a Bologna come in ogni altra città in Italia: “Bologna è bella, accogliente e passionale. Ci vivo bene. Ma perché a Roma e Milano si vive male? Firenze è brutta? Torino non è elegante? Genova non ha fascino? Catania la conoscono in pochi, ma per me è un gioiello. […] Se poi per copione ovunque uno stia deve dire che è la città più bella del mondo o che la squadra che allena è quella per cui tifava da bambino, allora mi spiace ma io non sono un buon attore”.

Sulle ambizioni del Bologna: “Ho parlato con Saputo, Fenucci, Sabatini, Bigon e Di Vaio: remiamo tutti dalla stessa parte. C’è la volontà di confermare tutti i nostri migliori giocatori e di coprire quelle caselle rimaste un po’ scoperte negli ultimi anni: il centrale di difesa e il centravanti. Non girano soldi, vendere ora ha poco senso, meglio comprare, valorizzare e crescere. Se poi dovesse arrivare una super offerta per un nostro giocatore la valuteremo, ma l’idea è tenere tutti”. E sui veterani che hanno salutato: “Ringrazio chi è stato con noi e ha fatto tanto per questa maglia. I cicli finiscono, il ricordo resta”. 

Infine, il messaggio ai tifosi rossoblù: “Non pretendo l’unanimità, che mi fa un po’ paura…possono applaudirmi o fischiarmi, è giusto così. Ma sappiano che non scaldo una panchina: se sono ancora qui è una garanzia anche per loro. Vuol dire che le ambizioni del club ci sono. E sono convinto che ci divertiremo”.

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