Bologna FC
Sartori: «I soldi? Io resto dove sto bene. A Bologna mi sento apprezzato»
Giovanni Sartori ha rilasciato un intervista esaustiva a la Repubblica, toccando temi caldi e situazioni complesse. Ecco le sue parole.
Dopo un’estate intensa e un mercato fatto con l’obiettivo di consolidare le ambizioni del Bologna, Giovanni Sartori fa il punto sul presente e sul futuro rossoblù. Il responsabile dell’area tecnica ha parlato a Repubblica di aspettative, metodo di lavoro e prospettive di crescita, soffermandosi anche sui singoli giocatori e sul rapporto con Vincenzo Italiano. Una conversazione sincera e lucida, nel pieno stile del “Cobra”, che racconta un Bologna in evoluzione ma sempre più consapevole della propria identità.
Le dichiarazioni di Giovanni Sartori
Sartori riguardo le aspettative sulla nuova stagione:
«Non mi aspetto mai nulla. Speravo che non aver cambiato allenatore quest’anno evitasse i traumi della scorsa estate, quando siamo arrivati un po’ lunghi: ci mettemmo due mesi a capirlo e nel frattempo il cammino in Champions League venne compromesso. Ora siamo partiti meglio, i vecchi stanno trovando pian piano la condizione fisica e mentale, mentre i nuovi come sempre fanno più fatica».
Sul processo di ambientamento dei nuovi acquisti:
«Qualcuno fa prima, qualcuno no. La maggioranza statisticamente ci mette di più, ma leggo che anche nelle altre squadre gli stranieri ammettono difficoltà nel calarsi in un calcio più tattico, più fisico (a eccezione della Premier) e più sotto pressione».
Sull’ambiente e il suo legame con il club:
«Se i soldi fossero stati un criterio, sarei stato trent’anni al Chievo, dei miei 21 da direttore sportivo. Dove mi trovo bene, io rimango, se benvoluto. Qui mi trovo benissimo, si lavora in piena armonia con tutti i miei collaboratori, mi sento apprezzato da Saputo e Fenucci e dai bolognesi che dimostrano grande affetto e stima. Tutto questo per me fa la differenza».
A questo punto della sua carriera, non le sarebbe piaciuto lavorare in un club con budget più alti?
«Non è un ragionamento che ho fatto. Mi piaceva l’idea di continuare il lavoro».
Riguardo il confronto con il “modello Atalanta”:
«Come ha detto spesso anche Fenucci, il metodo Atalanta non è replicabile perché qui manca un rifornimento dal basso, manca il vivaio. Il settore giovanile deve crescere, ci stiamo provando, stiamo mandando giocatori in giro sperando che tornino maturi. Mi auguro di vedere risultati nel giro di un paio d’anni e intendo dire titolari da Serie A, non ragazzi da due o tre presenze di sfuggita».
Sul numero di osservatori del Bologna:
«Una quindicina, abbiamo assunto l’ultimo una settimana fa in una certa zona del mondo…».
Sul lavoro di scouting:
«Circa duemila partite. Nel 23-24 per la precisione 1941, nei primi sei mesi del 24-25 1055. Aspetto il report aggiornato. Io ne vedo novanta dal vivo, una ogni tre giorni, e in video non tengo nemmeno il conto. Io e Di Vaio li valutiamo sempre sul campo, non esiste che si prenda un giocatore avendolo visto solo in video».
Sull’approccio personale al calcio:
«Guardo solo partite dove so che ci potrebbe essere qualcuno da acquistare».
Sul tempo libero:
«Ho visto il concerto di Cremonini allo stadio! Mangiare mi piace, ma sto attento. Il calcio ha la priorità».
Sul margine d’errore nel mercato:
«Non faccio percentuali. L’obiettivo è sbagliare il meno possibile».
Lo scouting di Sartori su Karlsson:
«Avevamo una sessantina di relazioni su di lui, lo volevano in tanti, aveva segnato 24 gol. Dobbiamo proprio parlarne?».
Su Dallinga:
«Andrà giudicato alla fine di questa stagione. L’anno scorso il problema fisico lo ha condizionato. Questo è il suo vero anno. Gli do un piccolo consiglio: impari a usare molto di più il corpo, come fa Pio Esposito o anche Castro. Dallinga ha piedi buoni, cerca più l’abilità e la destrezza: vista la stazza potrebbe essere molto più pericoloso e determinante se la usasse».
Sul nuovo arrivato Rowe:
«Secondo me ha un grande potenziale fisico e tecnico, ora sta a lui calarsi nella realtà italiana e bolognese. Le qualità le ha, ma è la testa a fare la differenza e lui dovrà lavorare parecchio».
Chi può essere l’erede di Beukema?
«Potrebbe essere Heggem, perché l’affidabilità è il primo dei dieci comandamenti del calcio e lui, come Sam, è un regolare».
Sul futuro di Lucumí:
«Stiamo parlando con lui del rinnovo contrattuale e saremmo felicissimi se restasse. Lui non so, chiedeteglielo. Ci rivedremo più avanti e ci dirà cosa ha deciso. Dopo aver dovuto rinunciare alla Premier questa estate, si è rimesso sul pezzo con grande professionalità».
Sartori in vista del mercato di gennaio:
«Spero che il mercato estivo ci dia ragione. Adesso torna Immobile che era partito bene ed è stato sfortunato, mentre Bernardeschi pian piano sta entrando nei meccanismi. Sono grandi giocatori che pensiamo possano avere ancora qualcosa da dare al calcio italiano».
Sartori sul suo ruolo nello spogliatoio del Bologna:
«Intervengo molto raramente, solo quando decido che serva. La gestione dello spogliatoio è dell’allenatore, nel bene e nel male».
Sul rapporto con i giocatori:
«Mi adeguo anche alle novità del calcio, sopporto la tecnologia. L’unica cosa che non reggo è la violenza, anche solo verbale, allo stadio».
Sul rapporto con la piazza:
«Io trovo solo gente che mi ringrazia per questi ultimi due anni straordinari ed eccezionali. Bologna è una piazza molto educata e competente».
Sul dialogo con l’allenatore durante il mercato:
«Gli allenatori li sento solo ed esclusivamente quando c’è da chiudere una trattativa o si presenta una possibilità. Io non chiamo mai, ma rispondo sempre h24, giorno e notte».
Sul rapporto con Italiano:
«Litigo poco, mi è successo ma non con Vincenzo. Con lui si discute spesso, ma è molto disponibile al dialogo e molto corretto».
Giovanni Sartori sulle relazioni con Gasperini e Motta:
«Uh, potrei scrivere un libro, ma che senso avrebbe?».
Si aspetta Gasperini in vetta con la Roma?
«No, la Roma ha un passo da Champions fin dall’anno scorso con Ranieri. E Gasperini, che è un buon allenatore, è stato bravo a dare continuità mettendoci del suo».
Sulla scelta di Juric all’Atalanta:
«È un seguace di Gasperini ed è stata una scelta logica, quasi obbligata direi».
Le sorprese che Giovanni Sartori non si aspettava:
«Calafiori. E anche Zirkzee. E mi sorprende ancora di più vederlo in difficoltà a Manchester, ma nello United è dura per tanti. Guardate Hojlund…».
Sui momenti più emozionanti della carriera:
«Ho vissuto tante soddisfazioni, anche a Chievo, ma la Coppa Italia è stata il mio primo trofeo e spero non l’ultimo».
Sul soprannome “Cobra”:
«Non mi piace, ma mi hanno dato questo soprannome e me lo tengo».
Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

Doc
9 Ottobre 2025 at 20:36
grande Cobra, ottima carriera. Penso però che il meglio lo abbia già dato. Al Chievo e alla Dea, luo vendeva giocatori buoni ad alto prezzo e li sostituiva con giocatori migliori più economici. Il Bologna invece é due anni che peggiora continuamente. Dallinga, Vitik, Heggem, Rowe non valgono neanche lontanamente i vari Zirkzee, Beukema, Calafiori e Ndoye. Ma l’errore peggiore é stato preferire Cambiaghi a Saelemakers, quello non glielo perdoneró mai. Credo ora di appendere il taccuino al chiodo.