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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Una sconfitta che parla. Nella pesante battuta d’arresto casalinga contro l’Udinese di Guidolin emergono tutti gli elementi tipici dell’annata di vacche magre. Ci sono gli evidenti errori di valutazione societari in fase di allestimento della rosa miscelati ai limiti tecnici degli effettivi disponibili. Equivoci tattici mixati ad un senso di scoramento ed impotenza generale. C’è un pizzico di sfortuna condito da un arbitraggio insufficiente. C’è tanta generosità che, purtroppo, oggi non basta. La preoccupazione deriva dal fatto che nel momento del proprio massimo dispendio fisico, tecnico e psicologico, il Bologna non concretizza. Mancano i goal ed il senno sulla mediana. Mancano i cross e le verticalizzazioni. Ci si affida all’intuizione del singolo nella totale mancanza di una manovra corale. Tirare fuori dallo specchio della porta, nel calcio, non conta e non può essere considerata tesi difensiva. Anche perchè sull’altro fronte c’è soltanto una compagine ordinata, coesa, cinica e organizzata. Non il Barcellona o il Real Madrid. La prima stecca di Ballardini sulla panchina rossoblu scava il definitivo solco tra illusione e realtà. Illusione di poterla ancora in qualche modo “sgaravellare”. Raziocinio che conferma il Bologna tra le tre peggiori compagini della massima serie. Quindi a serissimo rischio retrocessione, mai così concreto. Una sconfitta mannaia per la labile psiche degli uomini emiliani che escono dal campo impotenti tra una pioggia di fischi. Non è una questione di impegno, è un problema fisiologico, di dna, per questo grave. Il centrocampo è un disastro, palesemente da categoria inferiore. Si parte dalle fasce dove il miglior crossatore è Cherubin che fa il centrale. Manca un regista, un uomo d’ordine tattico. Perez al centesimo gettone rossoblu incappa in una serata confusionale, Pazienza è l’anticalcio. Ricordo le sue parole in sala stampa ad Andalo: “Quest’anno sarà diverso, ho capito cosa non funziona”. Sicuro, determinato, enigmatico e sbruffone. Non hai capito un tubo Michele, il fallo da rigore procurato in avvio di match è soltanto la ciliegina sulla torta di una stagione e mezzo assurda. Diamanti è frustrato, chiamato a raccogliere palloni giocabili nella propria metà campo perde inevitabilmente lucidità. Kone, da valore aggiunto, finisce sballottato tatticamente alla ricerca di una funzionale collocazione. Bianchi non è Gilardino, altra grande utopia estiva. E non lo sono nemmeno Acquafresca, Moscardelli e Cristaldo. Parlano i numeri del loro curriculum realizzativo per uno dei reparti offensivi più sterili dell’epoca calcistica petroniana. Su Cristaldo ho chiesto direttamente al Mister il perchè del suo accantonamento. Risposta: “Avrà sicuramente la sua opportunità, l’ho trovato fuori condizione al mio arrivo a Bologna, reduce dal viaggio in Sud America. Sta lavorando bene e nell’ultima settimana l’ho visto più brillante”. La febbre del sabato sera emiliano apre le porte ad un trittico di partite difficili dal quale il Bologna potrebbe ritrovarsi con il sedere radente suolo. Torino e Milan in trasferta, Roma al Dall’Ara. Un Pordoi (o Mortirolo o Giau, cit Bomber), in gergo ciclistico. 

Mattia Grandi                 

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