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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Battere l’Inter al Meazza è sempre una bella goduria. Guardare l’intervista del dopo partita di Stramaccioni in versione agnellino pasquale è il completamento di una serata, sportivamente, perfetta. Ok dismetto i panni del tifoso e rientro in quelli del giornalista. Vince la squadra che gioca al calcio, perde l’improvvisazione e lo smarrimento di una compagine nerazzurra macroscopicamente in caduta libera. Il Bologna sta bene da diverse settimane, diciamo da inizio anno e si vede. Nove punti nelle ultime tre partite, un filotto che profuma di tranquillità e di salvezza anticipata a meno dieci dalla fine dei giochi stagionali. Se la generosità ed il carattere battagliero non erano mai mancati ai rossoblu, ora arriva l’ordine tattico, il cinismo e la concretezza dei risultati. Alla fine della fiera sono poi quelli che contano ed incidono su qualsiasi metro di giudizio. Il primo tempo è un dominio degli uomini di Pioli che impartisce una bella lezione di ABC calcistico al giovane dirimpettaio meneghino. Il Bologna tiene palla, imposta con precisione la manovra e sorprende con rapide verticalizzazioni la retroguardia interista. Dopo appena tre minuti dal fischio iniziale Sorensen e Gabbiadini gettano alle ortiche due palle goal colossali. E’ la sua serata, nel senso che la sensazione del colpaccio aleggia nitidamente nell’aria. Gila sfiora la rete da cineteca, sulla mediana sono solo maglie da trasferta ed anche i movimenti sulle fasce sono propositivi. La novità di serata Lazaros è una piacevole riscoperta per ottimo impatto tecnico e mentale sul match. Perez mostruoso, gigantesco, il perno del centrocampo “sporco” bolognese. Quando dai piedi uruguagi parte un assist con il contagiri per la spaccata vincente di Gilardino materializzo il pensiero che il prossimo anno questo signore giocherà allo Stade Louis II del Principato. Pippa, grossa pippa. Vantaggio meritato, no meritatissimo. Caressa accenna alla teoria del fuorigioco, Benedetta Parodi deve aver cucinato pesante in serata, poveretto. Gilardino undicesimo centro, non male per un calciatore collocato da qualche collega giornalista (e qualche procuratore) sul viale del tramonto. Vorrei tramontare anche io, posso?! In difesa c’è Naldo al posto dell’infortunato Sorensen ed il brasiliano non stecca la grossa chance. Si immola da campione su un tiro a giro (a botta sicura) di un pimpante Cassano che in questa timida Inter non gioca solo perché ha mandato a quel paese uno degli allenatori più sopravvalutati della storia del calcio. Il rispetto, però,  non deve mai mancare. Le squadre si allungano paurosamente, Curci in uscita ha la stessa sicurezza di Agliardi ma quando è chiamato in causa (raramente per la verità) ci mette le manone. Il Bologna è in debito di ossigeno, Gilardino è claudicante, Perez va salvaguardato. Nel gioco delle parti cresce la foga dei locali spronati da un nome nuovo, un giovane di belle speranze, Javier Zanetti, quarantenne ad agosto. L’ingresso di Guarente dimostra come esistono giocatori di serie A, serie B e Lega Pro. Lui non appartiene a nessuna di queste categorie, è nullo, il più fresco in campo non conquista e non difende un solo pallone, poco utile alla causa. L’altro che giocava più o meno così è sparito da ogni gerarchia pioliana, pazienza, non sarà solo questione di mia antipatia. Chapeau per tutti gli altri, Antonsson, Morleo, Garcis, il Bologna operaio che completa l’opera da tre punti. Taider e Diamanti dopo una partenza sontuosa si eclissano dal manto erboso, Gabbiadini da sette per generosità, recuperi e corsa, meno convincente sotto porta. Stasera comunque può bastare così. Quattro affermazioni esterne, Roma, Napoli, Pescara e Inter, me lo avessero detto ad inizio torneo ci avrei fatto la firma. Bravo Pioli, per il secondo anno consecutivo hai navigato in acque agitate conducendo la barca incolume in un porto sicuro. Non è da tutti e rappresenta a Bologna un bel valore aggiunto. Ora sotto contro i campioni d’Italia 2013, non succede da tanto tempo, sarebbe bellissimo accadesse in un freddo sabato sera di metà marzo.

Mattia Grandi

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